Inchiesta Capaccio: Cassazione accoglie il ricorso di Elvira Alfieri ma resta ai domiciliari
| di Redazione
Nuovo capitolo nell’indagine sugli appalti pubblici del Comune di Capaccio Paestum. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai legali di Elvira Alfieri, sospettata di essere coinvolta in un presunto sistema di turbativa d’asta e corruzione aggravata. Tuttavia, la decisione non determina la liberazione della donna, che continuerà a rimanere agli arresti domiciliari in attesa di un nuovo pronunciamento del Tribunale del Riesame di Salerno.
La contestazione riguarda un’ordinanza precedente con la quale i giudici avevano respinto la richiesta di revoca della misura cautelare. Elvira Alfieri è indagata insieme al fratello Franco Alfieri – ex sindaco di Capaccio Paestum ed ex presidente della Provincia di Salerno – per fatti che la Procura ritiene parte di un presunto sistema corruttivo a vantaggio, tra l’altro, della società Alfieri Impianti S.r.l.
Gli avvocati della donna, Domenicantonio D’Alessandro e Agostino De Caro, hanno sostenuto l’infondatezza delle motivazioni del Riesame, evidenziando come alla loro assistita fosse stata estesa in modo arbitrario la presunta pericolosità attribuita ad altri indagati, nonostante le sue dimissioni dalla guida della società coinvolta. Hanno inoltre sottolineato che il ruolo di Elvira Alfieri sarebbe limitato a un singolo episodio e non dimostrerebbe un coinvolgimento sistemico.
La Suprema Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale salernitano, definendola lacunosa. In particolare, i giudici hanno evidenziato l’assenza di elementi concreti che colleghino la donna a condotte capaci di alterare le prove. Le condotte opache, come lo scambio di “pizzini” tra il fratello Franco Alfieri e un dipendente comunale o la bonifica elettronica degli uffici istituzionali, sarebbero esclusivamente riconducibili ad altri soggetti.
Nel provvedimento si osserva anche come non sia stata adeguatamente valutata la cessazione degli incarichi da parte della Alfieri e del fratello, elemento che potrebbe incidere sulla necessità della misura cautelare. La Cassazione, dunque, ha rimandato il caso al Riesame affinché venga effettuata una nuova valutazione più approfondita.
Cellulare di Andrea Campanile: la Cassazione conferma il sequestro
In parallelo, arriva un’altra decisione della Suprema Corte riguardante un diverso filone dell’inchiesta, quello relativo agli appalti in Provincia di Salerno. I giudici hanno respinto il ricorso presentato da Andrea Campanile, braccio destro di Franco Alfieri, contro il sequestro del suo telefono cellulare, disposto dalla Procura lo scorso ottobre.
Campanile è attualmente indagato per presunte irregolarità in tre distinti appalti pubblici. Secondo l’accusa, avrebbe contribuito a manipolare le procedure di gara, ipotesi che ha portato all’esecuzione di più perquisizioni e sequestri. L’istanza di dissequestro era stata motivata dalla difesa – rappresentata dall’avvocato Cecchino Cacciatore – con l’argomento che alcune delle gare in questione si erano già concluse da tempo e che il suo assistito non avrebbe avuto ruoli attivi in tutte le procedure.
La Cassazione, tuttavia, ha confermato la validità del provvedimento di sequestro, ritenendo fondate le motivazioni della Procura, che evidenziano un possibile ruolo attivo dell’indagato in condotte idonee a compromettere la regolarità delle gare.
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