Ma il nostro mare è realmente così pulito? Settima Parte
| di Ermanno ForteLa sesta e ultima parte del percorso descrittivo ed esplicativo, relativo allo stato di salute del nostro mare, intrapreso dal giornaledelcilento.it, si riferiva alla presenza di chiazze giallognole e di "dubbia schiuma" nello specchio d’acqua dinanzi alla spiaggia Marina delle Barche. In seguito a tale situazione, l’Arpac – l’agenzia regionale per la protezione ambientale – aveva effettuato dei prelievi per analizzare lo stato chimico e batterico delle acque e, dunque, per verificare in quel punto la conformità alla balneazione. Ciò accadeva martedì 25 agosto. I risultati delle analisi sarebbero dovute pervenire al comune di Camerota all’inizio della scorsa settimana, come comunicato dall’assessore Pierpaolo Guzzo. A tutt’oggi, come confermato dal delegato all’ambiente, Domenico Saturno, l’Arpac non ha ancora inoltrato i risultati all’ente comunale. Sul sito internet dell’ente preposto alla tutela ambientale si legge che l’ultima attestazione di conformità delle zone in questione è quella del 19 agosto; non è ancora stato inserito il dato dell’ultima rilevazione effettuata.
L’ inchiesta riprende da ciò che si era descritto nella quarta parte (https://www.giornaledelcilento.it/it/inchiestama_il_nostro_mare_e_realmente_cosi_pulito_2.html). Era il racconto scritto e fotografato dello stato di abbandono del depuratore di Licusati, arrugginito, con l’acqua stagnante nelle vasche, mai utilizzato; la narrazione della presenza, a pochi metri dal depuratore, di uno scarico di acque fognarie, rigurgitate direttamente nella terra. Nella consapevolezza che la frazione di Marina "smaltisce" i liquami attraverso una condotta sottomarina malridotta e inadeguata, rimasta orfana di depuratori dismessi o mai entrati in funzione, ci si chiedeva: a Camerota e Lentiscosa, ove non esistono depuratori, come si smaltiscono i liquami?
Salendo da Marina di Camerota e giungendo a Lentiscosa, si incontra un semaforo. Qualche metro prima, sulla sinistra, c’è una discesa cementificata che attraversa la campagna e porta nel primo tratto di un vallone. Arrivati alla fine della stradina percorribile con lo scooter, si prosegue a piedi, sempre in discesa, per poche decine di metri. La prima razione di puzza di fogna giunge prestissimo alle narici; prima di vedere si è già visto, col naso. Ciò che si percepisce, con tutti i sensi, non lascia spazio ad interpretazioni o derive semantiche di sorta. C’è un grosso tubo che rilascia un ingente quantità di acque reflue, di colore marroncino, direttamente nella terra. La pendenza del luogo fa si che si possa osservare un vero e proprio ruscello, con tanto di cascatine. Continuando ad avvicinarsi ad una delle sponde del fiumicciatolo fognario, la puzza diventa insostenibile, nauseabonda. Si notano, nei tratti di falsopiano, accumuli di schiuma. Tutt’intorno, alberi, vegetazione, nuda terra. Un posto perfetto per fare da cornice ad un corso d’acqua. Peccato si tratti dello scarico delle fogne. A pochi centimetri dal fetido flusso, ci sono pure delle piante di pomodori, ancora verdi. Risalendo a ritroso il percorso effettuato e alzando lo sguardo, si notano gli ulivi e, appena dietro, le case. Il paese. Si sta parlando dunque di un posto in cui si arriva agevolmente, un luogo dove si riversano i prodotti fognari, una zona di certo non lontanissima dal centro abitato. Pare che la stradina di cemento che sfocia in questa oasi del degrado sia stata concepita allorchè si decise di costruire in questa zona un depuratore. Mai costruito.
La scena a cui si assiste è simile a quella dello scarico presente a Licusati, nei pressi del depuratore, rimasto ipotetico. Come per quelle acque reflue, la destinazione, a valle, è la stessa, attraverso il vallone delle Fornaci. Lo stesso vallone che arriva a Marina di Camerota.
In un’altra zona di Lentiscosa, anch’essa facilmente accessibile attraversando un sentiero tra le campagne, ci sono gli scarichi di alcune abitazioni che si trovano in una territorio non coperto dalla rete fognaria. La vegetazione di questo luogo è fittissima, la scena a cui si assiste è paludosa, quasi d’altri continenti: in mezzo alle piante, accumuli di liquami. Il fetore è micidiale, il ristagno dell’indecenza è palese.
Per quanto riguarda Camerota, il buon senso e, soprattutto, le testimonianze fornite da persone che conoscono realmente la situazione e i luoghi della zona, portano ad affermare che, in mancanza di un depuratore e di uno stregone edonista capace di trasformare gli scarichi fognari in vino, anche qui si riversi il tutto nella parte sottostante il paese, nel vallone. Quello delle Fornaci, anche qui. Pare che lo sbocco fognario sia situato nella zona della vallata che si trova sotto la struttura che ospitava, fino a qualche anno fa, gli uffici del comune di Camerota. La verifica empirica e fotografica pare essere complicata, vista la difficoltà ad accedere al luogo in questione. Quando e se sarà possibile effettuarla, il giornaledelcilento.it pubblicherà il tutto.
Con le unghie conficcate nella carne dell’agonia di una terra.
In basso, le immagini dello scarico fognario a Lentiscosa. L’ultima istantanea ritrae la zona in cui si riversa una certa quantità di liquami prodotti da alcune abitazioni non allacciate alla rete fognaria.
Qui di seguito, i link relativi alle sei parti dell’inchiesta MA IL NOSTRO MARE E’ REALMENTE COSI’ PULITO?
Prima parte: https://www.giornaledelcilento.it/it/inchiestama_il_nostro_mare_e_realmente_cosi_pulito.html
Seconda parte: https://www.giornaledelcilento.it/it/inchiestama_il_nostro_mare_e_realmente_cosi_pulito_1.html
Terza parte: https://www.giornaledelcilento.it/it/inchiesta_ma_il_nostro_mare_e_realmente_cosi_pulito.html
Quarta parte: https://www.giornaledelcilento.it/it/inchiestama_il_nostro_mare_e_realmente_cosi_pulito_2.html
Quinta parte: https://www.giornaledelcilento.it/it/inchiestama_il_nostro_mare_e_realmente_cosi_pulito_3.html
Sesta parte: https://www.giornaledelcilento.it/it/inchiestama_il_nostro_mare_e_realmente_cosi_pulito_sesta_parte.html
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