Insetti impollinatori e gli studi nel Parco nazionale del Cilento, intervista a Raffaele Di Biasi
| di Rosario BalestrieriOggi intervistiamo Raffaele Di Biasi, naturalista e biologo coinvolto nel monitoraggio nazionale degli insetti impollinatori coordinato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ed effettuato all’interno di alcuni dei Parchi Nazionali italiani compreso il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Nato e cresciuto a Santa Maria di Castellabate e da sempre appassionato di zoologia, ha poi concentrato i suoi studi universitari e professionali nell’ambito dell’ornitologia e dell’entomologia, partecipando a monitoraggi faunistici e a progetti per la tutela e la conservazione della fauna in diverse zone d’Italia. Dopo la fine dei suoi studi è tornato in Cilento, territorio al quale è estremamente legato, con l’obiettivo di continuare le sue ricerche zoologiche.
Perché gli insetti impollinatori sono in declino?
Sebbene non esista un unico fattore responsabile del declino degli insetti impollinatori, di sicuro l’attività umana è la causa principale della perdita di molte di queste specie. L’agricoltura intensiva e il conseguente utilizzo di pesticidi e fertilizzanti sintetici è particolarmente dannosa per questi animali che riducono notevolmente la loro abbondanza in questo tipo di ambienti, inoltre, sia l’agricoltura intensiva che quella estensiva possono concorrere alla frammentazione degli habitat idonei alla riproduzione e alla sussistenza degli insetti impollinatori incidendo in modo significativo sul loro rapporto con le piante.
Un’ulteriore minaccia è rappresentata dalle specie aliene introdotte dall’uomo (spesso anche inconsapevolmente) che creano problemi agli equilibri naturali presenti, ossia fenomeni di competizione e ibridazione con gli organismi autoctoni, predazione su specie locali e diffusione di nuove malattie. A questo si aggiungono anche l’apicoltura di massa e il trasporto su larga scala di colonie di api allevate che hanno aumentato il rischio di trasmissione di parassiti e patogeni (come virus e protozoi) per le specie selvatiche.
Come ultimo ma non meno importante è doveroso citare anche l’azione dei cambiamenti climatici su questi animali che, di conseguenza, possono anticipare il loro periodo di attività diminuendo la sincronizzazione con le fioriture e abbassando vertiginosamente le loro probabilità di sopravvivenza.
La rarefazione degli impollinatori come si ripercuote sulle attività umane?
La maggior parte delle specie di piante provviste di fiori necessita dell’azione degli animali impollinatori per poter produrre semi e dar vita alla generazione successiva. Di conseguenza, senza il loro contributo, molte specie di piante si estinguerebbero, e non parliamo solo delle specie vegetali selvatiche ma anche di molte delle colture agrarie di rilevanza mondiale. Senza l’aiuto degli impollinatori risulterebbe molto complicato mantenere gli attuali livelli di produttività se non con costi di produzione estremamente elevati (ad esempio tramite la tecnica dell’impollinazione artificiale). Questo significa che senza l’aiuto degli impollinatori sarebbe difficile consumare molti dei prodotti ortofrutticoli che siamo ormai abituati a vedere ogni giorno sulle nostre tavole.
Parlaci del progetto che ti vede coinvolto e che si svolge qui in Cilento?
Durante la stagione primaverile ed estiva del 2022 ho partecipato in qualità di entomologo e tecnico faunistico al Monitoraggio Nazionale degli Impollinatori coordinato da ISPRA e promosso da alcuni dei Parchi Nazionali italiani, nel mio caso dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Questa iniziativa ha l’obiettivo di migliorare la conoscenza del declino degli impollinatori tramite la valutazione dello stato di conservazione delle specie di lepidotteri diurni (farfalle diurne) e apoidei (api selvatiche, bombi e api domestiche) presenti nel Territorio del Parco. Il monitoraggio è stato effettuato sia in aree semi-naturali (pascoli e praterie montane) che in aree coltivate (oliveti) per verificare le eventuali differenze in termini di abbondanza di specie ed individui tra queste due tipologie di ambienti. Sono stati scelti gli oliveti poiché rappresentano la tipologia di coltivo più abbondante in Cilento e nonostante l’impollinazione di queste piante sia principalmente mediata dal vento (impollinazione anemocora), le fioriture di specie spontanee presenti in prossimità delle singole piante di olivo rappresentano un habitat ideale per l’osservazione di questi animali. Più nello specifico, sono stati monitorati sia oliveti a coltivazione convenzionale che a coltivazione biologica (tipologia gestionale volta ad evitare l’utilizzo di pesticidi chimici, erbicidi e fertilizzanti sintetici) per valutare l’eventuale effetto delle diverse scelte di gestione delle aree interessate sulle popolazioni locali di insetti impollinatori.
Nell’abito del Territorio del Parco quali sono le aree che presentano la maggiore biodiversità di impollinatori?
I campi incolti all’interno degli oliveti sono stati una piacevole scoperta per via della moltitudine di specie floristiche presenti durante i mesi primaverili ed estivi nelle aree coltivate di questo tipo, infatti, molte specie di insetti impollinatori vengono attratte dal mosaico di fioriture situate tra un olivo e l’altro che rappresentano per loro degli ambienti ideali per la ricerca di nettare. Nelle praterie e nei pascoli montani semi-naturali che vengono quotidianamente brucate da bovini e ovini la diversità delle specie di piante a fiore è più bassa e questo può comportare la presenza più contenuta di specie di insetti impollinatori. In ogni caso, tutte le aree da noi monitorate nel corso di questi mesi hanno sempre mostrato la presenza di questi animali, anche quando le condizioni metereologiche non erano particolarmente favorevoli.
Quali sono invece le criticità che avete riscontrato?
Se individuare le aree naturali e semi-naturali da campionare è stato molto semplice, al contrario scovare gli oliveti giusti è stato particolarmente impegnativo. La gestione della maggior parte degli oliveti presenti all’interno dei confini del Parco è di tipo biologico, il motivo di questa scelta è da ricondurre ai ridotti costi di gestione a cui vanno incontro gli agricoltori locali in possesso di piccoli appezzamenti di terreno con un massimo di 50-80 olivi ed utilizzati per produrre la giusta quantità di olio da consumare per uso personale. Ma anche le aziende agricole più grandi, dove la produzione è più elevata, tendono ad adottare questo tipo di gestione; sono infatti poche le tenute che nel territorio praticano coltivazione convenzionale e trovarle è stato davvero molto difficile. Nonostante tutto, gli agricoltori si sono mostrati estremamente disponibili a collaborare con noi dandoci libero accesso alle loro coltivazioni.
Quali sono gli scenari futuri?
Come detto in precedenza, il 2022 rappresenta per il Parco il primo anno di campionamento per il monitoraggio nazionale degli impollinatori, e possiamo considerarlo un punto di partenza. Ora siamo a conoscenza di una buona parte delle specie di lepidotteri diurni e apoidei presenti sul territorio e di sicuro con il proseguo dell’attività nei prossimi anni avremo abbastanza dati a disposizione per riuscire a comprendere la loro effettiva tendenza demografica. Il declino degli insetti impollinatori è ormai un dato di fatto e mi aspetto che con il passare del tempo il loro numero tenderà a diminuire sempre di più, nonostante ciò, una volta che avremo individuato le pressioni che minacciano queste popolazioni sarà anche più semplice dare concreta attuazione alle misure volte alla loro protezione. Un punto fondamentale per la riuscita di questo progetto è dato sicuramente dalla divulgazione del nostro lavoro ai “non addette ai lavori”, comunicare con i residenti (nel nostro specifico caso) si è rivelato molto utile in quanto la maggior parte delle persone con cui abbiamo avuto modo di discutere e confrontarci si è mostrata estremamente sensibile alle tematiche ambientali e sempre più interessata ad approfondire le proprie conoscenze sugli insetti che popolano le loro aiuole. La sensibilizzazione dei cittadini sull’emergenza affrontata e il loro coinvolgimento sono alcuni tra gli obiettivi necessari a favorire il contributo collettivo alla tutela di queste importanti e delicate specie di insetti che molto spesso diamo per scontate, ma che non lo sono.
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