Beatificazione Wojtyla: intervista a Tonino Luppino, il saprese che intervistò Giovanni Paolo II
| di Marianna ValloneIl primo maggio la piazza romana di San Pietro ha visto celebrarsi uno degli eventi più attesi dai fedeli cattolici: la beatificazione di papa Wojtyla davanti ad oltre un milione e mezzo di fedeli accorsi da ogni parte del mondo.
Per l’occasione il Giornale del Cilento ha intervistato Tonino Luppino, il giornalista e speaker radiofonico saprese riuscito, più di trent’anni fa, ad avvicinare ed intervistare Giovanni Paolo II a pochi mesi dall’elezione al trono pontificio.
D: Tonino, è stato uno dei primi cronisti ad intervistare Giovanni Paolo II a pochi mesi dalla sua elezione. Ci racconti come è riuscito ad avvicinarlo.
R: Innanzitutto, credo d’essere stato il primo cronista radiofonico al mondo ad avere intervistato Papa Wojtyla. Riuscii a confezionare l’ intervista in modo rocambolesco: travestendomi da missionario sudamericano! Il 17 gennaio del 1979, nel corso di un’udienza generale, riuscii ad unirmi ad un gruppo di missionari sudamericani che presero posto alla sinistra del trono papale: alla destra c’erano i vescovi delle varie diocesi presenti all’udienza generale! Certo, a distanza di 32 anni, ancora non riesco a capire come riuscii ad eludere la stretta sorveglianza dei servizi di sicurezza vaticani. Dunque, alla fine dell’udienza, a squarciagola, chiamai il mio vescovo, l’indimenticabile monsignor Umberto Altomare, che, meravigliato, mi chiese come mai mi trovassi vicino al trono papale. Mons. Altomare, mi tolse dai guai, perché, naturalmente, fui bloccato dai servizi di sicurezza. Gli chiesi di intercedere per me, cioè di fare ” buoni uffici” col santo padre per un’intervista. Dopo venti minuti, mi trovai, come d’ incanto, dinanzi a Papa Wojtyla che aveva accettato di farsi intervistare da un umile e periferico cronista radiofonico d’una radio libera del profondo Sud.
D: Di cosa avete parlato?
R: Gli rivolsi ben tre domande. Parlammo della chiesa, del futuro dell’umanità e dei giovani! Credo che quel 17 gennaio 1979, in una rigida mattinata invernale (faceva un gran freddo!), iniziò quel feeling Papa Wojtyla-giovani, che, poi, nel tempo, avrebbe prodotto frutti copiosi!
D: A distanza di trent’ anni, alla notizia della sua beatificazione, che tipo di emozione ha provato?
R: La notizia della beatificazione mi ha riempito di gioia! Comunque, non ho mai avuto dubbi: ho conosciuto un santo, la cui opera evangelizzatrice non ha precedenti nella lunga storia di Santa Romana Chiesa!
D: In questi giorni non sono mancate le polemiche. Si è parlato anche delle decisioni politiche meno limpide, dell’oscurantismo praticato dalla Chiesa sotto il suo pontificato in merito alla pedofilia del clero o all’ “amicizia” con alcune dittature latino-americane (quella cilena di Pinochet, per esempio). Cosa ne pensa?
R: Non entro nel merito delle polemiche, voglio, però, sottolineare che il lungo pontificato del polacco Wojtyla ha cambiato il volto della gerarchia in senso positivo!
D: E’ stato a Roma, nei giorni della beatificazione, come cronista di alcune testate giornalistiche e TV locali, questa volta quali sono state le sensazioni che ha portato a casa?
R: Nei giorni della beatificazione, ho curato servizi radiofonici per alcuni Network (Lattemiele e Radio 7), per la superstation “Radio Potenza Centrale”, per il portale “Golfonetwork” e per le web-radio “Radio Free” e “Marateawebradio”. Le emozioni che ho provato sono indescrivibili. Una cosa è certa: ho pianto, in diretta radiofonica (è tutto registrato!), quando è stato scoperto l’arazzo con la gigantografia della foto di Papa Wojtyla!
D: A proposito di TV locali, come trova quelle della sua zona?
R: Le TV locali della mia zona? Credo siano state fortemente penalizzate dal digitale terrestre! Comunque, oggi, le ritengo inutili! Il nuovo che avanza è la rete!
D: Ha pubblicato un libro “La contea dei Sup”. Ce ne parli.
R: Il mio libello “La Contea dei Sup” è un libricino-clava contro la stupidità. Si legge d’un fiato, ma si ritorna sulle pagine. E’ un’appassionata fotografia contro la gretta supponenza, ma senza snobismo, alterigia e superbia. Esprimo giudizi severi sugli abitanti della Contea dei Sup (cioè supponenti), che sono “pavoni che esibiscono le loro piume con gocce d’arcobaleno solo per apparire”, ove abbondano “i cretini intelligenti”, presenti in tutte le sfere sociali. La Contea, naturalmente, è un racconto avvincente con tratti geografici ben definiti (l’area del Bussento!), ma che potrebbe essere ambientato in qualsiasi località della “pruriginosa” provincia italiana”.
D: Intervistare personalità importanti è un obiettivo di tanti giovani giornalisti, quali consigli darebbe a chi vuole intraprendere questa strada?
R: Ai giovani giornalisti, consiglio di essere spregiudicati, animati da onestà intellettuale, con l’obiettivo di onorare, sempre e comunque, la completezza e l’ obiettività dell’informazione.
©Riproduzione riservata