Mico Argirò, il novello De Andrè cilentano
| di Giuseppe Galato
Da poco hai presentato il tuo secondo album, "Canzoni": com’è andata?
Molto bene, si è visto da subito un grande interessamento verso queste mie creazioni, da parte delle istituzioni, da parte dei relatori alla presentazione, ma soprattutto da parte del pubblico: vedere l’aula consiliare del Comune di Agropoli quasi piena è una grande soddisfazione…
Inoltre il disco sta andando molto bene, meglio di quanto mi aspettassi, e sembra piacere davvero.
Il titolo dell’album, che segue il tuo primo lavoro discografico "Tra Le Rose E Il Cielo", ricorda molto De Andrè, tuo idolo: è una sorta di omaggio o è puramente casuale?
Non è un omaggio e non è puramente casuale: io sono cresciuto con le canzoni di De Andrè, quindi con canzoni dai temi forti, impegnati, contro corrente, così quando è stato il momento di scrivere io qualcosa credo che un’influenza molto forte, anche inconscia molte volte, ci sia stata.
Non è imitazione, né emulazione, anche perché ascoltando le mie canzoni si vede che i temi sono trattati in maniera personale e anche musicalmente differente, ma è sicuramente un’influenza importante, soprattutto nel considerare le canzoni come arte, come strumento di espressione di un qualcosa che, il più delle volte, è diverso da quello che pensa la “massa”.
Credi che il messaggio di De Andrè sia ancora valido al giorno d’oggi?
Più che un messaggio De Andrè ci lascia un modo di guardare alla vita e alle persone in maniera differente, non ci dà giudizi, ci invita a guardare con pietas, ad avvicinarci umanamente alla gente.
Alla fine è quello che cerco di fare quando canto di diversità, di ultimi, di vinti, ma è un modo di pensare che nella società di oggi si trova raramente, purtroppo.
Ma è raro… non impossibile; nascosto dal tanto rumore che fanno le stupidaggini ancora c’è chi riesce a pensare in questa maniera, ne conosco alcuni.
Cos’altro ascolti a parte De Andrè? Ti senti di consigliare qualche band o artista attuale?
Oltre De Andrè ascolto Vecchioni, De Gregori, Battiato, Branduardi, gli Inti-Illimani, Eugenio ed Edoardo Bennato, Dalla… dirai che molto di questa produzione è “vecchia”, ma è colpa soprattutto dei grandi sistemi che non avvicinano la nuova musica d’autore alla gente.
Dei moderni potrei consigliare Capossela, che mi piace moltissimo, gli Avion Travel, Bersani… Soprattutto mi sentirei di consigliare l’ascolto di musica Italiana per cercare di capire i contenuti, e scoprire quali sono gli artisti che un contenuto nei brani lo inseriscono.
Nei momenti rilassati, poi, mi piace molto ascoltare Renzo Arbore e gli Squallor…
Come nascono i tuoi brani e da cosa ti senti influenzato maggiormente?
I miei brani nascono molto spontaneamente: non sono il tipo che si siede a tavolino e scrive una canzone sui temi che più “tirano”, lascio che l’ispirazione venga a prendermi e mi faccia scrivere qualcosa.
Mi lascio molto suggestionare dalle cose che vedo ogni giorno e che vivo, dalle mie passioni, dalle conversazioni con gli amici, quadri che vedo, poesie che leggo, discriminazioni che ogni giorno abbiamo davanti… un po’ di tutto, basta che emozioni prima me in maniera forte e vera, così che io, poi, umilmente, possa cercare di emozionare qualcun altro.
Cilento: c’è spazio per i giovani artisti in questa terra di confine?
Oggi nella nostra bella terra, il Cilento, c’è un grande fermento culturale, molti artisti veri, desiderosi di fare arte, poeti, scrittori, cantautori, pittori, si è in tanti, soprattutto giovani come me, e, per quanto posso, cerco di mantenermi in contatto con tutti e ti assicuro che ognuno ha molto da dire.
Purtroppo l’interesse verso l’arte è pochissimo, la gente è più attratta dall’immondizia e radio e TV non fanno che propinarci sciocchezze commerciali… un po’ di interesse c’è ma parte dai singoli, dovrebbe essercene di più da parte delle istituzioni, delle tante associazioni molto spesso silenziose e, anche, da radio e TV.
Il tuo è un album totalemente autoprodotto? Come farai per farti conoscere ad un vasto pubblico?
Il mio album è in autoproduzione, non perché io non l’abbia cercata una produzione, ma perché le case discografiche non vogliono investire su chi fa musica non commerciale, su chi, come me, fa musica per fare arte, per fare cultura.
Sto cercando di farmi conoscere soprattutto attraverso internet, e la cosa sembra stia andando bene, attraverso radio “indipendenti” e attraverso i concerti dal vivo, un piccolo spiraglio lo si vede grazie all’interessamento di persone di cultura, da parte dei giornali come il tuo, ma tutto questo non basta ad arrivare al grande pubblico… fa successo prima un idiota in un reality che dei ragazzi che si impegnano per anni.
Progetti futuri?
Il mio obiettivo è quello di fare musica, farla bene, sempre attento ad esprimere le miei idee in maniera libera, attento alla realtà che mi circonda; nella musica il mio obiettivo rimane quello di portare sempre a più persone i messaggi delle mie canzoni: magari una canzone non potrà cambiare nulla, ma sicuramente può smuovere dal sonno alcune coscienze.
Nel frattempo mi laureerò il lettere, sempre continuando a fare musica… gli altri progetti futuri sono ancora top secret.
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