Valentina Papa ci racconta delle sue “Lacrime Di Gioia”
| di Giuseppe GalatoValentina Papa, classe 1989, di origini agropolesi: una novella scrittrice che arriva sul mercato con il suo primo libro, "Lacrime Di Gioia", che tratta un tema difficile come quello della violenza sessuale sulle donne.
D: Sei originaria di Agropoli ma vivi da anni in provincia di Milano: senti mai la nostalgia del Cilento?
R: Decisamente sì, Agropoli mi manca sempre moltissimo. Sono molto legata al mio paese d’origine, e la nostalgia del mare è onnipresente…come dico spesso, ho il mare nel cuore!
D: Come nasce la tua passione per la scrittura?
R: Ho sempre amato scrivere, sin da bambina. Ho iniziato a trascrivere i miei pensieri su un diario, e allo stesso tempo inventavo storie e scrivevo incipit di libri. A 15 anni ho scritto il mio primo racconto e ho partecipato ad un concorso letterario, vincendo il primo premio. È stata un’emozione grandissima, e mi ha spronato a portare avanti questo mio sogno. In seguito ho partecipato a diversi concorsi, vincendo altri premi, e a 17 anni ho scritto questo mio primo romanzo.
D: Parlaci un po’ di questo tuo lavoro, “Lacrime di Gioia”.
R: Come dicevo, questo romanzo l’ho scritto all’età di 17 anni, e infatti i personaggi sono all’incirca miei coetanei. “Lacrime di Gioia” racconta una storia toccante che ci invita a riflettere su una tematica molto attuale, quella della violenza sulle donne. Gioia, la protagonista del romanzo, potrebbe essere un’adolescente come tante altre, ma il segreto che nasconde le impedisce di vivere come vorrebbe. L’unico confidente è il suo diario, dove le lacrime restano imprigionate tra le pagine che riportano i resoconti quotidiani dell’incubo che sta vivendo. La storia è un continuo intrecciarsi dei punti di vista dei vari personaggi, permettendo al lettore di immedesimarsi sempre di più. Nasce così la volontà di andare avanti per vedere cosa accadrà, sentendosi davvero parte integrante della storia, comprendendo la psicologia di tutte le persone coinvolte in questa vicenda.
D: Hai già presentato il libro? Come sta andando?
R: Sì, ho già avuto la possibilità di fare diverse presentazioni, e sono andate tutte molto bene! Sono felice di vedere tanto interesse nei confronti del mio romanzo, soprattutto quando dopo averlo letto mi dicono di aver riflettuto davvero sul tema della violenza sessuale, e di averne compreso la gravità. In molti hanno apprezzato inoltre il modo in cui è stata trattata la storia, l’originalità del cambiare continuamente punto di vista, che da anche un ritmo più veloce al romanzo.
D: Come nasce l’idea di affrontare una tematica così delicata come quella della violenza sessuale?
R: L’idea è nata guardando dei servizi al TG che raccontavano di adolescenti che subivano questo tipo di abusi. Colpita da questo genere di notizia, ho iniziato a riflettere sulla gravità dell’accaduto, chiedendomi come si fosse sentita quella ragazza e le motivazioni che spingevano degli adolescenti a compiere simili gesti. Poi un giorno al liceo ci è stato proposto come tema un articolo di giornale su un fatto di cronaca reale o inventato, e lì ho iniziato a scrivere la storia di Gioia. Inoltre, piccola curiosità, l’articolo è contenuto anche nel romanzo!
D: Il racconto è in prima persona. Credi di essere riuscita ad immedesimarti al meglio in una ragazza che ha subito violenze sessuali? È stato difficile?
R: Sicuramente non è stato semplice, non essendo una storia autobiografica. Ma forse la difficoltà più grande è stato mettermi nei panni di chi compie certi atti, piuttosto che immedesimarmi in chi li subisce. È più facile comprendere il dolore che la follia di un simile gesto, ma ho tentato di fare il possibile. Una soddisfazione è stata ricevere i complimenti e l’appoggio di donne che hanno realmente subito degli abusi: mi hanno detto che sono riuscita a descrivere perfettamente ciò che hanno vissuto, le sensazioni provate… ed è stato stupendo trasmettere il messaggio di speranza e di forza contenuto nel libro con quest’intensità a tutte loro.
D: Ma di chi è la “colpa” della così vasta diffusione di violenze sessuali?
R: Credo che la “colpa” non si possa attribuire a qualcuno in particolare, ma alla società intera. Il fatto che vengano riportate e denunciate pubblicamente su tutti i media non è altro che il risultato della globalizzazione dell’informazione, ma comunque la percentuale di denunce di abusi è tutt’ora molto bassa. Per questo nel mio romanzo viene sottolineato l’errore di Gioia, che subisce silenziosamente gli abusi senza farne parola con nessuno. Questo è ingiusto, e bisogna trovare la forza di parlare, sempre e comunque.
D: Credi che una società dell’immagine come la nostra, dove sempre più spesso e soprattutto grazie ai media il corpo della donna viene trattato quasi come merce (la donna-oggetto), abbia delle colpe per ciò che accade alle donne?
R: Purtroppo al giorno d’oggi il corpo femminile viene sistematicamente svestito e utilizzato per attirare, vendere o essere un richiamo verso determinati programmi, prodotti o pubblicità. Finché si ha una considerazione simile della donna, vista come donna-oggetto, è difficile non attribuire almeno una parte delle colpe all’immagine che i media hanno creato del sesso femminile. Bisognerebbe smettere di considerare una donna come merce e non come un essere umano con una dignità e dei sentimenti… ma è anche vero che alcune donne dovrebbero prima di tutto non permettere di essere trattate come tali.
D: I movimenti femministi nati dalla seconda metà dei ’60 sembra proprio abbiano fallito in questo senso, a vedere la situazione attuale della donna. L’unico traguardo raggiunto è forse connesso al maggiore libertinismo che, però, legato ad una cultura di stampo cattolico, non permette un vero “sesso libero” ma quasi un’ostentazione fine a sé stessa dell’attività sessuale come simbolo di un’emancipazione che è solo di facciata e non effettiva.
R: Sì, ricollegandoci al discorso precedente, l’emancipazione non deve essere solo legata alla sfera sessuale, anzi. Credo che il movimento femminista abbia principalmente tentato di far valere i diritti della donna al pari degli uomini, allo stesso livello. Finora è evidente che gli obiettivi non sono stati raggiunti, ma confido nella capacità e nella forza del nostro sesso.
D: Come credi si possa combattere il dilagare degli episodi di violenza sessuale?
R: Di sicuro aumentare la sorveglianza e la sicurezza nei luoghi pubblici quali stazioni, parchi, parcheggi e così via può essere un ottimo aiuto. Sappiamo che la maggior parte di questi episodi accadono in luoghi del genere, e per ridurre il numero delle violenze è necessario evidentemente aumentare i controlli di sicurezza.
D: Vuoi aggiungere qualcosa?
R: Ti ringrazio per le tue domande, innanzitutto, che offrono spunti di discussione interessanti. Spero che il messaggio di speranza contenuto nel mio libro raggiunga moltissime donne, attendo il parere di tutti i nuovi lettori, invitandoli a contattarmi anche su Facebook o sul mio blog!
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