Nuove promesse cilentane e vecchie guardie Prog
| di Giuseppe GalatoIn occasione del live della Premiata Forneria Marconi domani sera a Vallo Della Lucania, all’interno della rassegna musicale Finestra Jazz, una giovane band cilentana, i Morris Goldmine, avrà l’onore di aprire il concerto di una delle band italiane più importanti nel mondo.
Abbiamo intervistato Maurizio Sarnicola, cantante e chitarrista della band, per sapere lo stato d’animo dei Morris Goldmine dopo una notizia del genere e ne abbiamo approfittato per chiedergli cosa ci riserva il futuro della band.
D: Dopo i grandi consensi al Meeting Del Mare ed al Plug&Play aprirete il concerto alla P.F.M., che è un grande traguardo per una giovane band come la vostra: cosa si prova a doversi cimentare con una realtà musicale così imponente?
R: È un onore per noi aprire il concerto di un gruppo che ha fatto la storia del Rock Progressivo italiano. Cimentarsi con musicisti di questo calibro non è semplice, tuttavia faremo di tutto per non deludere le aspettative. Siamo più carichi del solito. Gente, attenzione.
D: Sul palco date il massimo con show energici e carichi di adrenalina, tanto che la dimensione live sembra essere quella a voi più consona. Per quanto riguarda invece la vostra anima in studio, state registrando qualcosa?
R: Siamo in fase puramente creativa, difatti stiamo continuando a sfornare una serie di inediti di matrice Indie che proporremo durante i nostri spettacoli; per noi la fase in studio rappresenta un’appendice di quella live. Le registrazioni inizieranno a Settembre, una volta raccolta l’energia di attivazione necessaria a riproporre su disco quello che riusciamo a trasmettere durante i nostri show. Abbiamo in programma un EP, che sarà distribuito in Canada e Stati Uniti per conto della Double K Records.
D: Quindi autoproduzione e distribuzione con affidamento ad un’agenzia?
R: Autoproduzione, e contratto di distribuzione discografica.
D: Il vostro marchio di fabbrica nei live sembrano essere i cappelli che indossate: come mai questa scelta?
R: (risate) Cappelli? ..pecché tenimm ‘a capa fresca?!?
D: Come nascono le canzoni dei Morris Goldmine?
R: I pezzi hanno tutti un’estrazione di tipo onirico.. quindi in principio confusi e grezzi. Partiamo da un blocco di pietra informe e lo plasmiamo a nostro piacimento, cercando di mantenere il più possibile la connotazione per la quale è stato presupposto ed immaginato. Ognuno di noi ci mette la farina del suo sacco, condizione necessaria per rendere l’alchimia della band ben omogenea e compatta. In genere il blocco di pietra lo rende visibile agli altri il cantante, e poi giù a colpi di scalpello… e di chitarra. I testi sono in netta contrapposizione con lo stile rock in cui sono arrangiati, e trattano tematiche introspettive ed oniriche. Il testo è l’anima, la musica il corpo.
Infine vogliamo ringraziare la Fondazione De Andrè per averci permesso di aprire il concerto della PFM – il nostro chitarrista per l’utilizzo scaltro di accordi semidiminuiti – il nostro batterista per l’utilizzo sapiente di camel lights con o senza filtro – i nostri amplificatori, i quali si fanno sistematicamente utilizzare senza andare oltremodo in feedback – ed infine i Morris Goldmine, per aver permesso di essere rappresentati da cinque elementi indecorosi e villani quali sono i sottoscritti.
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