«Io, mamma ai tempi del coronavirus: vi racconto cosa vuol dire partorire oggi»
| di Luigi Martino«Diventare madre è una delle cose più belle. Lo è già quando guardi quelle due linee rosa, immagini fin da subito quel momento in cui conoscerai tua figlia, speri sia bellissimo, circondata e supportata dalle persone che ami e che ti amano e invece per me non è stato così, per noi due non è stato così. Nessuno avrebbe mai creduto che avrei affrontato un momento così importante da sola, senza il papà, senza la famiglia e gli amici più cari». E’ il racconto di Raffaella, mamma di Mariella, che è nata mercoledì, in mezzo a tutto il caos dell’emergenza sanitaria più devastante degli ultimi tempi. Partorire ai tempi del Coronavirus è un’esperienza nell’esperienza, farlo non proprio vicino casa, poi, è ancora meno usuale. Ora Mariella ha raggiunto casa, a Marina di Camerota, e resta scortata dagli occhi azzurri di papà mentre la mamma è impegnata – rigorosamente via chat – a raccontare la sua avventura al giornale del Cilento.
«Avevo timore della solitudine in un momento pieno di gioia, tremavo all’idea di dover affrontare il primo parto da sola all’ospedale Ruggi D’Aragona – continua Raffaella -. In tanti mi hanno chiesto perchè proprio a Salerno, nonostante avessimo strutture adeguate anche qui nel Cilento ma per tutta la mia delicatissima gravidanza sono stata seguita dal mio super ginecologo dottor MaurizioRinaldi a cui dedico un immenso grazie. Non solo un grande professionista, un dottore scrupoloso ma una persona umana che mi ha dimostrato tutto il suo supporto soprattutto psicologico in un momento dove i miei affetti non potevano esserci per il parto e per tutta la degenza, visto le nuove norme che vietano assembramenti per limitare il contagio da coronavirus e impediscono anche alle partorienti, per il parto e il resto della degenza, di avere vicino la presenza del proprio compagno e della famiglia».
Quella dei medici resta un’assistenza fatta di occhi che sorridono e mani che accarezzano, che guidano che massaggiano che rassicurano, di certo non è una mascherina ad allontanarli dal grande amore per il lavoro che svolgono. La natura ai tempi della pandemia non si ferma ma tutto il resto cambia, muta, è diverso. «L’angoscia per il momento storico che stiamo vivendo – continua la neo mamma – non è riuscita a minare l’immensa gioia e la felicità per l’arrivo della piccola Mariella. Merito anche di papà Giuseppe, che si è preso cura di me e nonostante la lontananza mi ha sempre supportato in ogni modo per le mie continue paranoie. Grazie anche alla mia famiglia che non mi ha mai fatto sentire sola e a tutte le persone che mi vogliono bene che mi hanno sostenuta con messaggi e chiamate, spero che questo racconto possa essere d’aiuto a quelle mamme che stanno per vivere come me un parto in solitudine. Non siete sole: andrá tutto bene».
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