La peronospera attacca le coltivazioni nel Cilento: danni enormi
| di RedazioneA rischio un anno di lavoro per gli agricoltori del Cilento. A lanciare l’allarme è la Coldiretti Salerno. «Le recenti straordinarie precipitazioni hanno creato un ambiente favorevole alla diffusione della peronospora – denuncia Cinzia Maucione, presidente di Coldiretti Aquara – una malattia fungina che può causare gravi danni alle viti e compromettere la qualità delle uve, con conseguenze disastrose sull’economia delle aziende vinicole del territorio».
Sintomatologia
La peronospora è indubbiamente la più importante malattia che colpisce la vite, essendo in grado di causare ingenti danni vegetativi e produttivi.
Essa interessa tutte le parti verdi della pianta, in particolare le foglie e i grappoli nelle loro diverse fasi di sviluppo. Le foglie sono suscettibili quando sono ancora giovani, ma con infezioni tardive sono colpite anche le foglie più vecchie. Le prime manifestazioni peronosporiche sono rilevabili sulle foglie con macchie decolorate di forma rotondeggiante che poi assumono in breve tempo il caratteristico aspetto di “macchie d’olio”. Sulla pagina inferiore, in corrispondenza delle parti colpite, si forma, in presenza di una elevata umidità relativa, un’efflorescenza fungina biancastra, costituita dalle fruttificazioni conidiofore e conidiche del fungo. Con tempo asciutto può mancare la muffa fungina, ma rimangono evidenti le macchie d’olio. In seguito i tessuti colpiti disseccano e in caso di forti infezioni le macchie interessano gran parte del lembo fogliare o l’intera foglia e, talora, gran parte della vegetazione fogliare. Sulle foglie vecchie la progressione del micelio fungino entro i tessuti fogliari avviene con difficoltà per cui la malattia si manifesta con piccole macchie poligonali (peronospora a mosaico) ed una ridotta efflorescenza fungina.
I grappoli possono essere attaccati in epoca precoce, prima o durante la fioritura. In queste fasi la peronospora causa l’allessatura del peduncolo, del rachide, dei racimoli e dei oli, i rachidi ed i racimoli appaiono inizialmente allessati, in seguito si ricoprono di muffa biancastra. Gli acini nelle prime fasi di sviluppo accrescimento possono venire colpiti direttamente ed invasi dall’efflorescenza fungina. In epoca più avanzata di sviluppo del grappolo, con acini delle dimensioni di un grano i pepe o poco più le infezioni avvengono attraverso i pedicelli in quanto gli stomi ormai degenerati non consentono più l’insediamento del fungo. Negli attacchi tardivi, con acini già ben sviluppati, questi imbruniscono, senza ricoprirsi di muffa, per poi andare incontro ad una forma di “marciume bruno” per cui l’attacco peronosporico è conosciuto come “peronospora larvata”.
Sui germogli e sui tralci erbacei la parte colpita imbrunisce, ricoprendosi talora di muffa bianca. Sui tralci lignificati l’attacco peronosporico determina invece desquamazioni e fessurazioni con conseguenti danni per quelli destinati alla produzione nella nuova stagione vegetativa.
I vitigni presentano un diverso livello dì suscettibilità con quelli più suscettibili rappresentati da Aglianico, Bombino bianco, Canaiolo, Cannonao, Corvia, Corvinoce, Dolcetto, Durella, Fiano, Gaglioppo, Malvasia bianca e nera, Merlot, Moscato, Nebbiolo, Primitivo, Prosecco, Regina, Silvaner, Trebbiano toscano e Verdicchio.
Biologia ed epidemologia
Il patogeno sopravvive in inverno con oospore che si formano all’interno del mesofillo fogliare già durante l’estate e il cui numero aumenta con l’avvicinarsi della defogliazione autunnale. Occorre sottolineare che il numero di oospore presenti a fine stagione è indipendente dalla gravità delle infezioni in quanto dipendono da condizioni, tuttora non note, necessarie per favorire la riproduzione sessuata.
Le oospore raggiungono la maturità nella primavera successiva e, con temperatura minima oltre i 10 °C e di una pioggia, germinano scalarmente formando un macrosporangio. Solo dopo una successiva pioggia di almeno 10 mm liberano 10-60 zoospore ciliate. Una pioggia non preceduta da un’altra per la germinazione delle oospore difficilmente causa la formazione di macrosporangi e il conseguente avvio delle infezioni primarie, ma una pioggia inferiore ai 10 mm può comunque avviare importanti infezioni primarie se precedentemente si sono verificate piogge che hanno consentito la germinazione delle oospore.
Le zoospore, trasportate dalle correnti d’aria e dagli schizzi d’acqua sui vari organi recettivi della pianta, dopo una prima fase di mobilità della durata di 20-30’perdono i flagelli, si muniscono di una parete e germinando emettono un tubetto germinativo che penetra nell’ospite attraverso gli stomi e si origina un premicelio che dalla camera ipostomatica si diffonde con un micelio fra le cellule dei tessuti parenchimatici e produce numerosi austori che perforano le pareti delle cellule per assorbire i succhi cellulari.
Condizioni indispensabili per l’avvio della prima infezione sono inoltre una lunghezza dei tralci di almeno 8-10 cm e la caduta di almeno 10 mm di pioggia nell’arco di 24-48 ore per consentire alle zoospore di muoversi e raggiungere gli stomi. Affinchè si realizzi l’infezione è necessario che gli organi della pianta rimangano coperti per diverse ore da un velo di acqua. Il numero di ore di bagnatura si può indicativamente determinare dividendo il valore soglia 50 per la temperatura del periodo considerato, nell’intervallo fra 6 e 25 °C. In presenza di queste condizioni le zoospore formano. Avvenuto il processo infettivo segue un periodo d’incubazione di 4 a 15 giorni, in funzione della temperatura e dell’umidità relativa, al termine del quale si manifestano i sintomi peronosporici sotto forma di “macchie d’olio” e con la successiva fuoriuscita dai tessuti colpiti della vegetazione conidiofora micelio fungino o di una fase di latenza più o meno prolungata. L’evasione dei conidiofori avviene solo se l’umidità relativa supera la soglia del 98%, dopo almeno 4 ore di buio e con temperature comprese tra 13 e 29 °C. Oltre questi valori di temperatura il processo di sporulazione (comparsa della muffa bianca costituita da zoosporangiofori portanti 4-16 zoosporangi o conidi) si blocca, anche in presenza di elevati tassi di umidità relativa. Questi ultimi elementi, in presenza di idonee condizioni termoigrometriche (2-3 ore di bagnatura e temperature ottimali di 18-24 °C ) germinano in appena 30-45 minuti con successiva evasione delle zoospore dopo 30-40 minuti, che a loro volta germinano e realizzano nuove infezioni in 60-80 minuti.
Nel corso dell’anno si susseguono 5-15 infezioni secondarie, destinate a concludersi verso la fine della stagione vegetativa, epoca in cui si differenziano gli elementi della riproduzione sessuata (oogoni e anteridi), dal cui incontro si producono le oospore svernanti.
Difesa
Essa viene realizzata in funzione delle situazioni di rischio, valutabili basandosi su modelli previsionali, il più conosciuto dei quali è quello della “regola dei 3 10”, che in base al ciclo biologico del patogeno e dell’andamento climatico forniscono indicazioni sulla maturazione e germinazione delle oospore e sul probabile sviluppo delle infezioni primarie e secondarie,
Interventi cautelativi sono tuttavia opportuni in particolari fasi vegetative: piena differenziazione dei grappolini, prefioritura e allegagione. Gli interventi iniziano con le prime infezioni primarie, generalmente con l’impiego di preparati di copertura che, depositandosi sulle foglie, agiscono sulle spore.
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