La storia di Osas: dalla Nigeria a Palinuro per imparare a fare il tonno sott’olio
| di Marianna ValloneLe mani sono instancabili: prende le cassette di pesci, pulisce gli asparagi e i lampascioni, sbuccia la frutta per le confetture, chiude i barattoli di vetro. Osserva in silenzio e sorride se Luca in inglese lo prende in giro. A Palinuro, dove vive da due anni, Osas lavora come tirocinante in una piccola azienda che produce tonni e ortaggi sott’olio, alici sotto sale e confetture di frutta locale. Ha voglia di condurre una vita normale e di imparare un mestiere, lo fa con i suoi tempi e le sue difficoltà ma con il sorriso e il garbo di chi alle spalle si è lasciato tanto dolore. Dalla Nigeria si scappa per molte ragioni: la guerra, la violenza, il forte inquinamento ambientale per chi vive nelle regioni del delta del fiume Niger, ragioni che spesso l’Europa non conosce e riconosce.
Dalla Nigeria proviene il maggior numero di persone arrivate via mare, non solo in Italia, ma in tutta Europa, circa 18 mila persone. Osas ha 28 anni, una moglie e quattro figli piccoli, che ha lasciato al suo paese dove lavorava come meccanico di camion e mezzi pesanti. E’ arrivato in Italia 3 anni fa con un gommone, insieme a tanti altri migranti. In tasca tanti sogni e speranze che a Lampedusa, dove è rimasto per un anno, non è riuscito a realizzare. Poi l’arrivo in Cilento e l’ospitalità nel centro di accoglienza hotel l’Oasi, i pomeriggi in chiesa a messa con gli altri migranti cristiani e le videochiamate a casa per provare ad essere un papà presente, anche se a migliaia di chilometri di lontananza.
Da qualche mese ha conosciuto Luca, 39 anni, giovane imprenditore che proprio a Palinuro ha aperto nel 2016 il suo laboratorio di trasformazione di tonni sott’olio, Aura Cilento. «Osas sta imparando a fare il tonno e spera di poter rinnovare il permesso di soggiorno per altri sei mesi. – ha spiegato Luca Cella che gli ha aperto le porte e lo ha assunto come tirocinante – Sogna di ottenere il permesso definitivo e portare la sua famiglia qui, i suoi bambini. Lo spero anche io».
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