L’altra taranta – il tarantismo nel Cilento | 5
| di Redazionedi Tullia Conte – fotografie Francesca Grispello
Gli studi relativi al fenomeno del tarantismo nel Cilento (vedi articoli precedenti: prima parte – seconda parte – terza parte – quarta parte) hanno come unico riferimento l’indagine di Annabella Rossi del 1976, l’antropologa ha contribuito all’analisi di questo tipo di manifestazioni dando voce alle persone direttamente coinvolte, nell’intento scientifico – e politico – di dare alle culture subalterne la possibilità di esprimersi.
Queste testimonianze vanno riferite alla complessità del fenomeno stesso, così come al patrimonio storico esistente a riguardo, che concerne non solo la Campania ma molte regioni italiane.
Le risorse esistenti sconfessano gli stereotipi: il morso della taranta non ha colpito in prevalenza donne e non è da considerarsi una peculiarità negativa congenita al genere.
Negli anni Sessanta del Novecento, un’analisi relativa al tarantismo pugliese come prerogativa femminile connessa alle caratteristiche storico sociali di appartenenza è proposta da De Martino e dalla sua equipe, formata anche da donne.
In tempi recenti, l’etnomusicologo Sergio Bonanzinga scrive che, secondo quanto rivelano le fonti, nel tarantismo siciliano non prevale la destinazione femminile, nessuna testimonianza fa esplicita menzione di donne tarantate e i versi dei canti (riportati da Kircher) riferiscono di pene d’amore sofferte da uomini e di sesso maschile sono anche le vittime implicate negli unici due casi concretamente osservati. Nelle altre regioni, ad essere coinvolti sono indistintamente uomini e donne.
Una sicura prerogativa femminile è invece quella del suono dello strumento, testimoniata anche da una quantità incredibile di opere pittoriche dedicate al fenomeno della tarantella, e nell’unico disegno artistico esistente dedicato alla terapia del morso della tarantola, in cui a suonare il tamburo è una donna. La quantità impressionante di dipinti testimonia come, con intenti e modalità differenti, secondo le epoche ed i contesti, lo strumento del tamburo nella musica del sud Italia era un’esclusiva femminile; il «ritratto della donna napoletana con tamburello » è un’icona, interagita dai pittori delle diverse correnti, tante sono le opere dedicate; questa informazione non stupirà chi conosce la storia dei tamburi a cornice, che sono collegati al genere femminile sin dalle più antiche rappresentazioni di rituali religiosi, in Egitto, a Cipro, a Creta, a Roma, la musica ritmica sembra essere stata particolarmente importante nei riti associati alle antiche dee. Non esistono indagini su questa correlazione nei rituali organizzati in seguito al morso della taranta.
Nello studio del tarantismo il pregiudizio di genere non si configura soltanto individuando il sesso « predisposto » a questo tipo di fenomeni, ma assume una valenza pluridimensionale, in quanto le suddette analisi sono condotte da una comunità scientifica che ha impedito alle donne di dare il contributo in qualità di studiose. Se la prima testimonianza risale al Trecento, per avere la documentazione di una scienziata sul fenomeno si dovrà attendere la storica inglese Jane Ross nel 1888.
(Potete inviare segnalazioni e/o domande specifiche alla mail tarantismocilento@gmail.com: la risposta nei prossimi appuntamenti)
Diacronia minima del tarantismo
Indispensabile per chi voglia conoscere le tracce storiche della «taranta», ragno mitico che induce le vittime alla necessità di un rituale socialmente condiviso. La lettura storica dei fenomeni collegati al morso della taranta dimostra l’estromissione totale delle donne dalla comunità scientifica che per secoli si è occupata di questi argomenti, la stessa comunità per lungo tempo ha attribuito il fenomeno al genere femminile come l’ennesima prerogativa dovuta a caratteristiche congenite. Il percorso è impreziosito dalle immagini realizzate da Francesca Grispello, che contribuiscono ad accompagnare chi legge in un viaggio emozionale nel profondo significato di uno dei tanti misteri della storia dell’umanità.
Tullia Conte, cilentana, artista e ricercatrice indipendente, vive in Francia dove ha fondato SUDANZARE, il progetto che si occupa di diffondere le danze e le culture del Sud Italia in Europa. Ha pubblicato «L’altra taranta – Annabella Rossi e il tarantismo nel Cilento» (2019) Link al libro e «Diacronia minima del tarantismo» (2020).
Francesca Grispello, laureata in Filosofia con una tesi in Estetica, lavora come giornalista e come ufficio stampa (Synpress) per artisti ed eventi, si occupa di cultura e spettacoli, di fotografia e letteratura, di editoria e di tutto ciò che si muove in ambiente espressivo.
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