L’altra taranta – il tarantismo nel Cilento | 6
| di Redazionedi Tullia Conte – fotografie Mattia Doto
Gli studi relativi al fenomeno del tarantismo nel Cilento (vedi articoli precedenti: prima parte – seconda parte – terza parte – quarta parte – quinta parte) hanno come riferimento l’indagine di Annabella Rossi del 1976, l’antropologa ha dedicato importanti contributi all’analisi di questo tipo di manifestazioni, dando voce alle persone direttamente coinvolte. L’associazione SUDANZARE indaga sulle pratiche relative al morso della taranta, con un ampio progetto a carattere divulgativo sul tema – questa rubrica è uno degli strumenti-, in funzione di una rigenerazione di tale memoria culturale.
La ricerca dei testimoni intervistati dall’antropologa Annabella Rossi mi ha condotto a Trentinara, presso la signora Olga (nome di fantasia), che, novantaseienne, ha confermato alcune informazioni relative alla sua intervista realizzata il 14 giugno 1976. Olga aveva raccontato di una donna, Carmela, che, morsa dalla tarantola, pretendeva di vestirsi di tutto punto nonostante fosse di estrazione sociale bassa e voleva – a tutti i costi – essere accompagnata a Parigi per incontrare qualcuno:
«(…)La tarantola che l’aveva morsicata dice che era di Parigi e si è dovuta incontrare con un’altra donna di Parigi (…) Le hanno prestato anche il vestito perché allora non c’erano queste cose (cappello, borsa, guanti).
Si è vestita per bene ed è andata a fare l’incontro con quella là. Fino a Parigi è andata (…) erano 8 giorni che diceva sempre la stessa cosa e lei era ridotta male. (…) fece l’incontro con questa e passò tutto.
Chi era questa che incontrò a Parigi non lo so.»
Secondo Olga, la donna raggiunse davvero la ville lumière e soltanto così riuscì a risolvere il proprio «male». Questo, come gli altri episodi raccontati dai testimoni coinvolti in prima persona, danno conto dell’ampio spettro del fenomeno.
Antonietta Santoro, danzatrice nel 2017 ha intervistato Olga e racconta come l’incontro abbia contribuito alla comprensione del fenomeno che pur appartenendo alla cultura locale, è totalmente sconosciuto ai più:
«Quando ho incontrato la signora Olga l’emozione è stata forte, le mani e la voce tremavano. Non scorderò mai i suoi occhi, il suo sguardo. Credo sia un dono, quello di conoscere una delle persone che ha vissuto ciò quello che da anni è argomento dei nostri studi. Ho parlato a lungo con la signora, le ho stretto le mani con naturalezza, lei era emozionata quanto me. La sensazione immediata è stata quella di «capire finalmente tutto», anche se in realtà sono consapevole che su questo argomento non si arriva mai ad un risultato definitivo. Mi è stato chiaro il senso di tutto ciò che negli anni avevamo fatto; ogni volta che ho danzato la tarantella, in ogni movenza, in ogni passo sento il legame forte con la terra, le radici. C’è dietro una storia che adesso comprendo razionalmente, tuttavia, mentre ballavo avevo l’impressione di conoscerla già.»
Il tarantismo è ormai da tempo scomparso, nel corso del tempo le mutate esigenze economiche e sociali hanno allontanato le nuove generazioni da queste pratiche.
La danza invece è stata tramandata in quanto parte dell’educazione popolare; danzatrici come Vincenza Cortazzo, originaria di Cannalonga, hanno reso la tarantella cilentana una vera e propria arte. Anche il patrimonio musicale è salvo grazie all’incontro della famiglia di Vincenza con il musicista Tommaso Sollazzo che, con Nicola e Antonio Cortazzo hanno fondato all’inizio del 2000 l’ensemble «Kiepò», di cui io stessa ho fatto parte in qualità di danzatrice fino al 2010. L’esperienza Kiepò rappresenta l’unico progetto di riproposta del repertorio derivato dallo studio delle musiche tradizionali della cultura cilentana, eredità di Zi’ Nicola Cortazzo, esperto suonatore di zampogna (e marito di Vincenza).
(Potete inviare segnalazioni e/o domande specifiche alla mail tarantismocilento@gmail.com: la risposta nei prossimi appuntamenti)
L’altra taranta – Annabella Rossi e il tarantismo nel Cilento
Le tracce storiche del tarantismo cilentano: prima e dopo le ricerche di Annabella Rossi, che ha raccolto circa cinquanta testimonianze realizzate tra Capaccio, Trentinara e altri paesi dell’entroterra salernitano. Il volume evidenzia aspetti del fenomeno ancora sconosciuti, comparandoli agli stessi riti in Sardegna. Questi aspetti possono dialogare non solo con l’arte contemporanea ma anche con i recenti approcci terapeutici.
Tullia Conte, cilentana, artista e ricercatrice indipendente, vive in Francia dove ha fondato SUDANZARE, il progetto che si occupa di diffondere le danze e le culture del Sud Italia in Europa. Ha pubblicato «L’altra taranta» (2019) e «Diacronia minima del tarantismo» (2020).
Antonietta Santoro, cilentana, danzatrice, realizza laboratori di tarantella, videoclip, spettacoli e coreografie, collabora stabilmente con il gruppo Rittantico; partecipa all’associazione Sudanzare sin dalla sua fondazione.
Sudanzare, associazione che cura l’organizzazione di atelier stabili di danza, cultura popolare e antropologia teatrale a Parigi, in Italia ed in Europa; ha fondato la compagnia omonima di teatro danza che mette in scena numerosi spettacoli, gestisce la promozione e l’organizzazione di concerti, conferenze, e l’edizione della collana «materiali per la conoscenza», che comprende testi relativi alle tradizioni popolari.
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