Laurino, tra sogno e realtà
| di Lucia CarielloCi sono luoghi che incantano, perché non te lo aspetti, perché si crede di conoscere tutto della terra dove siamo nati. Ci sono luoghi che ti scelgono, che ti amano, che ti vestono di bellezza, che non ti tradiranno mai. Ci sono luoghi che ti accolgono, ti abbracciano, ti conquistano. Sono quei luoghi che parlano nel silenzio, che portano con se immagini lontane, volti di persone da cui traspare una vita dedita a famiglia e lavoro, in un tempo in cui la terra era l’unica fonte di reddito e possederla era l’aspirazione più grande. Ma ci sono anche luoghi che parlano attraverso il loro silenzio, ovvero attraverso il loro grande passato. Un passato che non troviamo nei manuali, ma che racconta di passioni, paure, gesti eroici, di uomini e donne di casa nostra e di una vita inserita in momenti significativi della storia. “Le pietre raccontano” non rappresenta più uno sterile luogo comune ma un assioma dal quale è impossibile distaccarsi.
Di quale luogo parlo? Ma di Laurino, che altro! Si scorge in lontananza Laurino, quasi restia a mostrarsi ma improvvisamente eccola, fiera, austera, troneggiante, mette quasi soggezione; percorrerne le viuzze serpeggianti ti consente di entrare in una nuova realtà, ed è così che, potrai sfogliare un enorme libro in pietra che, generosamente sceglie di condividere con te le proprie esperienze, i propri ricordi, le proprie speranze per il futuro. Laurino ti entra nella pelle, ti corteggia, ti stuzzica come un innamorato fa con l’oggetto del suo desìo. Ogni posto è un invito, ogni anfratto ti seduce, è come il gioco delle parti che alla fine diviene amore indissolubile. Ed allora eccolo maestoso il Palazzo ducale che ne il tempo ne l’uomo, con la sua smania distruttrice, è riuscito a scalfire. Lui, immobile, magnifico si pone a sentinella dell’intera zona, come un cavaliere d’altri tempi difende la sua dama. Il “Palazzo” però rappresenta anche “l’altra casa”, quella del potere, del lusso, delle inimicizie e della crudeltà ma è anche l’approdo all’immaginario che pervade le menti, il simbolo dell’incanto fiabesco e del sogno per secoli cantato. “Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”, è così che Shakespeare scriveva nella sua Tempesta, ed è di questa “materia” che è fatta Laurino. Come si può definire altrimenti la magia che ci si para dinnanzi, alla vista della Grava di Vesalo o allo spettacolo del fiume Calore? Sogno o realtà, è questo che ci si chiede, ma alla fine che importanza ha o meglio qual è la differenza, siamo a Laurino.
Foto Bruno Maffia
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