I forestali ex lsu disoccupati oggi incontrano cittadini e amministratori

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I forestali ex lsu disoccupati oggi incontrano cittadini e amministratori

E’ cominciata un paio di settimane fa la vigorosa protesta dei lavoratori forestali che negli anni passati hanno lavorato nei territori e nell’ambito dei progetti del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. L’ennesima scintilla che ha fatto incendiare la rabbia dei lavoratori è stato lo slittamento dell’incontro previsto tra sindacati, Ente Parco e ministero dell’Ambiente; lo scopo prefissato era quello di trovare un modo per accelerare il processo di stabilizzazione di questi operai, condannati sinora ad un cronico status di precarietà. Assumerli, stabilizzarli. Una promessa avanzata da tempo immemore, da enti locali, ministero e da alcuni settori sindacali. Ancora nulla di fatto. Molti di loro sono disoccupati da un anno e mezzo. In passato avevano lavorato sempre a singhiozzo, con la spada di damocle dell’esaurimento dei "pacchetti di lavoro provvisorio" che pendeva inesorabile sulle loro teste. Ora sono in stato di agitazione, in "assemblea permanente" presso la sede del Parco. "Questi lavoratori – ha dichiarato Giovanni De Marco, segretario provinciale dello Snaf (il sindacato autonomo dei forestali) – sono stanchi di essere ingannati da un ente che con operazioni dubbie li illude con la promessa della stabilizzazione. Fallita per responsabilità delle aziende, del Parco e dello stesso Ministero che avallarono progetti dimostratisi incosistenti, se non truffaldini. Dopo due anni di lavoro precario per 102 misere giornate annue alle dipendenze del Parco Nazionale, si trovano senza lavoro dal dicembre del 2008".

Questa situazione coinvolge soprattutto i 63 forestali che risultano ex lsu, cioè operai che erano in precedenza lavoratori socialmente utili, ma che poi, come scrivono loro stessi nel volantino informativo che invita amministratori e cittadinanza all’incontro fissato per le 18 di oggi (venerdì) "anzichè rifugiarsi tra coloro che hanno scelto di restare Lsu nella speranza di un posto in ufficio e assistiti dai 500 euro mensili dell’Inps, furono obbligati dalle minacce e dalle sibille del Ministero, del Parco, delle imprese e dei sindacati ad aderire al progetto di stabilizzazione dimostratori truffaldino".

La "scrematura" degli Lsu è avvenuta diversi anni addietro. All’inizio pare fossero oltre 400 le persone selezionate dal collocamento, o forse dai sistemi clientelari locali, come operai da impiegare in lavori socialmente utili. Poi, alcuni di questi, alla luce dell’attuale situazione i più "fortunati" e ben indirizzati, rimasero Lsu agganciati al Parco o a qualche altro ente locale. Altri, invece, aderirono al progetto, che era parte integrante di quella promessa di stabilizzazione definita oggi "truffaldina": quello di lasciare lo status di Lsu ed entrare nelle cinque cooperative che avevano rilevato appalti dal Parco per una cifra vicina ai 36 miliardi delle vecchie lire. Secondo quanto riferiscono i sindacati, gli "insistenti consigli" furono avanzati ai lavoratori soprattutto da alcuni sindacalisti e dirigenti di allora. Tra questi, spicca il caso di un coordinatore sindacale, di cui racconta al giornaledelcilento un sindacalista che oggi segue le vicende dei forestali. Il personaggio in questione era uno che all’epoca dei fatti era incaricato di trattare con gli enti e le cooperative, in rappresentanza dei sindacati e dunque dei lavoratori, il quale poi si è ritrovato come per magia a ricoprire un ruolo di dirigenza nelle cooperative che avevano preso gli appalti dal Parco. In pratica, passò da collega e sindacalista di questi lavoratori, a loro capo nelle cooperative. In seguito, una volta finita l’innaffiata di soldi pubblici, è stato dato il ben servito ai lavoratori. Stritolati da un sistema di clientele, accordi e connivenze.
Ed ora, dopo aver fatto le "102 misere giornate annue" in 2 anni, sotto la presidenza Tarallo, si trovano disoccupati e si sentono presi in giro dal rinnovarsi di vecchie promesse mai mantenute. Di lavoro e stabilità.

In questo quadro, attualmente non sembra correre buon sangue tra chi è rimasto Lsu e i 63 cosiddetti ex Lsu. Una battaglia tra poveri, combattuta sul campo dell’inesorabile precariato.
In merito allo stato generale della vicenda, De Marco: "Siamo di fronte ad oltre duecento Lsu (lavoratori socialmente utili) mandati allo sbando alle dipendenze di comuni e comunità montane della zona a fare gli ostaggi di fatto dei politici che sfruttano la loro speranza di essere stabilizzati e di ulteriori 63 operai forestali da 16 mesi in attesa di essere riassunti"

Nei comunicati diffusi nei giorni scorsi, i sindacati hanno chiesto a più riprese che questi lavoratori siano impiegati nella manutenzione delle numerose proprietà e strutture del Parco, che allo stato attuale risultano praticamente abbandonate e inutilizzate, oltre che nella realizzazione della rete sentieristica, a tutt’oggi obsoleta e insufficiente. "Ci sono notevoli risorse in bilancio, con un patrimonio agrario di oltre 250 ettari da mettere a coltura e numerosi edifici da tenere in manutenzione" – afferma Morinelli, segretario provinciale di Fast Confsal – "L’ultimo episodio si è verificato qualche giorno fa con la realizzazione si un vigneto nella tenuta Montisani: è stato dato in appalto ad un’impresa milanese. L’ente Parco ha speso un sacco di soldi per immobili, terreni e quant’altro. Quello che chiediamo è di sfruttare questo patrimonio, di curarlo, impiegandovi i lavoratori attualmente disoccupati. E’ uno spreco incredibile di risorse." Poi fa un esempio: "Nella zona delle Ripe Rosse c’è una grossa proprietà del Parco. Quando questi lavoratori ci hanno operato, si produceva olio, c’era un vivaio, tutto era curato. Probabilmente non c’è più nulla di tutto questo. Ed ora, che succede? Abbiamo buttato dei soldi?" Sugli sprechi contestati al Parco, Morinelli parla di un Ente che appare incapace di far fruttare – o almeno di non sprecare – il denaro pubblico speso; e riferisce: "L’ufficio legale del sindacato sta valutando la possibilità di presentare, a riguardo, una denuncia alla Corte dei Conti". Il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano ha speso circa 20 milioni di euro nell’acquisto di beni. E molti di questi sono praticamente abbandonati. Antonio Episcopo, candidato alle scorse regionali, lo scorso marzo portava come esempio la suggestiva Villa Matarazzo situata a Santa Maria di Castellabate, non curata e piena di erbacce.
Altre aree che necessiterebbero dell’opera dei forestali sarebbero, secondo i sindacati, i duecento ettari di uliveti e vigneti (finora curati dai forestali di zona) del centro per la biodiversità della Tenuta Montisani di Vallo della Lucania, la Molpa e la pineta di Sant’Iconio, in quel di Palinuro.

De Marco dello Snaf ha parlato del Parco come di un’ente praticamente inutile, che "appalta lavori di forestazione ad imprese milanesi e rinuncia a servirsi della sua forza lavoro che manda allo sbando con gravi danni all’economia dei piccoli paesi cilentani".
In attesa di un vertice con ministero, provincia, regione e sindacati, il presidente del Parco Troiano ha riferito nei giorni scorsi: "Solo dopo l’insediamento del nuovo assessore regionale all’ambiente potremo affrontare concretamente il problema degli ex lsu" . "Siamo vicini agli operai, ma il problema è di ordine burocratico ed è necessario risolverlo insieme agli altri enti territoriali".
In pratica, la possibilità che i forestali vengano stabilizzati è legata all’eventualità che il Ministero conceda degli appositi fondi al Parco. A riguardo, De Rosa, dirigente del Parco, ha detto: "La stabilizzazione di questi operai è possibile nella misura in cui il ministero darà al Parco una risorsa annuale per la manutenzione dei beni immobili di cui il Parco è ormai proprietario."
E pare che in precedenza il Parco abbia già adottato una delibera per indirizzare i lavoratori forestali verso la manurenzione di questi beni. Sin’ora non concretizzata, evidentemente. La questione centrale posta dal Parco è dunque l’arrivo di fondi strutturali dal ministero e, forse, dalla Regione.

I lavoratori disoccupati hanno organizzato un incontro aperto, con cittadini e istituzioni. Si svolgerà nell’aula consiliare di Vallo della Lucania alle 18 di oggi. Nella lettera aperta d’invito alla cittadinanza, si legge, in evidenza: "Vogliamo porvi un interrogativo: a che pro la istituzione del Parco se questo ente territoriale non riesce a garantire il lavoro, anche a tempo determinato, ad un manipolo di cittadini del Cilento e del Vallo di Diano?"

Inoltre, come spiegato dal mensile "Cilento", martedì prossimo sarà discusso al Tribunale di Napoli il ricorso presentato dal sindacato nazionale autonomo dei forestali, aderente alla Confsal, contro la Regione Campania. Il sindacato contesta all’Ente, in particolare, il comportamento tenuto dagli ex assessori Nappi e Cozzolino "…i quali hanno sottoscritto – si legge nel ricorso- accordi sindacali, escludendo lo Snaf e adottando una procedura contrattuale ex legem, elusiva degli obblighi formali e sostanziali per coloro che trattano accordi con la pubblica ammnistrazione". De Marco ha dichiarato: "A subire il danno maggiore sono lavoratori che, pur essendo pubblici dipendenti e avendo la posizione previdenziale dell’Inps, vengono penalizzati nei diritti alla malattia, alla mobilità, agli scatti di anzianità, ai permessi e alla quiescenza. Dopo questa prima battaglia ci deve essere una sorta di convergenza di interessi affinchè i lavoratori forestali siano considerati a tutti gli effetti come pubblici dipendenti".

 

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