Le Fòcare del Cilento: un bagliore di storia. Ma perchè questa tradizione?
| di Luigi MartinoLa vigilia di Natale illumina il cuore del Cilento con una tradizione antica quanto suggestiva: le fòcare. Questi grandi falò, accesi in molti paesi della regione, non sono semplici fuochi, ma simboli di comunità, storia e cultura, frutto di un mese di lavoro collettivo.
Dai più piccoli ai più anziani, ogni abitante partecipa con entusiasmo alla raccolta della legna. I tronchi, sistemati con cura, danno vita a una pira rotonda che spesso culmina con un pupazzo sulla sommità. Questo fantoccio, che rappresenta l’anno vecchio, viene consumato dalle fiamme come segno di rinnovamento e purificazione per accogliere il nuovo anno.
Le origini di questa usanza non sono del tutto certe, ma si ipotizza un legame con antichi riti pagani legati al culto del fuoco, simbolo di vita e rigenerazione. Nel Cilento, questa tradizione si fonde con la spiritualità cristiana, diventando un momento di aggregazione e riflessione.
Non solo nel Cilento, ma anche in altre regioni italiane le fòcare rappresentano un evento di grande importanza. La più grande e antica fòcara d’Italia, e forse d’Europa, si erge a Novoli, in provincia di Lecce, durante i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate. Un evento che attira migliaia di visitatori da ogni parte del mondo.
Persino Dante Alighieri, nel XXVIII Canto dell’Inferno, fa riferimento al “vento di Focara”, collegandolo al monte omonimo da cui soffiano venti tanto impetuosi da spingere i marinai a pregare per salvarsi. Questo accenno dimostra come il fascino delle fòcare abbia radici profonde nella cultura e nella letteratura italiana.
Accendere una fòcara non è solo un rito, ma un’occasione per raccontare il passato, vivere il presente e sperare nel futuro. Nel cuore del Cilento, il bagliore delle fiamme illumina non solo le notti natalizie, ma anche il legame indissolubile tra le persone e la loro terra.
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