Le polemiche corrono sull’asfalto del Cervati
| di Pasquale SorrentinoOdor di erba umida, di alberi rigogliosi e di catrame scende dal monte Cervati. Odore di decisioni, di proteste e di polemiche inumidiscono la vallata sottostante il tetto della regione Campania. Il Comune Sanza è oramai noto qualche anno fa ha progetto e poi realizzato (o almeno dato il via ai lavori) di asfaltare parte della strada che porta alla vetta del Cervati con un investimento di milioni di euro. Una decisione – secondo gli amministratori – che serve per ampliare l’offerta turistica per il monte più alto della Campania e favorire quindi l’accesso ai visitatori.
Una infrastruttura che punta quindi a rendere più agevole l’accesso e che si accompagna ad altre iniziative come quella dei tuor in quad e della rinascita dei rifugi. Ma una scelta che ha anche trovato la protesta o quanto meno ha fatto alzare i dubbi di alcuni residenti e di associazioni di tutela dell’ambiente come Italia Nostra. Questi ultimi hanno fatto anche ricorso contro le delibere del Comune guidato da Vittorio Esposito. Il tribunale amministrativo ha considerato il ricorso irricevibile e lo ha respinto perché fuori tempo massimo.
E così alla voce alta dei contestatori si è aggiunto il grido di giubilo dei “vincitori”, ovvero l’amministrazione che ha vissuto – è evidente nelle risposte fatte a chi ha confutato tale scelta nel corso degli anni – come un derby. La decisione del Tar – leggendo la sentenza non entra nel merito della scelta del Comune di asfaltare la strada – è stata accompagnata da un pronto incontro dove – si legge pedissequamente “La Legge ci dà ragione” per parlare della strada “verso il Cervato”. Un’affermazione, questa, quanto meno confutabile perché l’eventuale ragione del progetto arriva dai pareri pre lavori e non da una Tar che parla di altro. Lo stesso Tar aveva già respinto il ricorso di Italia Nostra.
Aria di derby scende dalla cima del Cervati e le idee diverse, oramai non sono più terreno di confronto, ma di scontro con rivalsa per si vuol salire sulla vetta con il vessillo della Ragione.
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