L’editoriale: «Turismo, economia e identità territoriale, cosa non va?»
| di Redazionedi Alessandro Infante, editore “Giornale del Cilento”
Migliorano i numeri dei flussi turistici nel Cilento, migliorano i servizi offerti ma c’è qualcosa che non va, cosa? Durante i primi anni Duemila era “simpatica” la risposta di Google quando si ricercava la parola “Cilento”: “forse cercavi Salento” .
Gli anni sono passati ma il divario tra Cilento e Salento è enorme, nonostante pare che ci sia stato un lieve calo dei flussi turistici, rispetto al passato sul territorio pugliese. Le cause del non decollo del Cilento sono tante e non sempre sono additabili alla politica, che nonostante svolga un ruolo importante nulla può contro l’assenza di una classe imprenditoriale seria ed efficiente e di una classe operaia formata e professionale.
E’ assente anche un’identità del territorio dal punto di vista turistico dove purtroppo l’offerta si suddivide su diversi target. Il Cilento difatti è una meta per giovani, una meta per famiglie ma anche per anziani, per escursionisti di mare e di montagna, oppure anche per semplici bagnanti. Insomma una varietà di flussi che insieme creano solo un disagio reciproco.
Ritengo che l’identità del Cilento debba racchiudersi in un unico progetto turistico tendente verso l’escursionismo naturalistico ed eco – turismo ove la natura divenga il fulcro di ogni iniziativa imprenditoriale. Non a caso sia il Parco Nazionale del Cilento che la Regione Campania hanno attuato una campagna di promozione del territorio senza precedenti.
Vige poi una diffidenza generale dove l’espressione latina “Nemo propheta in Patria” caratterizza l’atteggiamento generale. C’è bisogno di collaborazione, sinergia e solidarietà tra imprese del territorio dove l’imprenditore svolga un ruolo chiave di educatore, ma soprattutto l’imprenditore deve valorizzare ed investire in risorse umane.
Il lavoratore deve divenire parte dell’azienda inteso come pilastro produttivo del comparto e non come un costo. Di importante rilievo è anche il rispetto della filiera turistica, nonostante la globalizzazione abbia rotto gli schemi da diverso tempo, oggi il turista chiede con forza di ricevere un’offerta di qualità ad un prezzo vantaggioso ergo l’ospitalità, la relazione ed il modus operandi di chi vende deve essere maniacale e certosino al fine di contrastare anche la concorrenza estera avvantaggiata da una tassazione diversa e favorevole.
Riflettiamo tutti, anche su di un’inversione di rotta, ove la cd “bassa stagione” (maggio\giugno e settembre\ottobre) posso divenire la nuova “alta stagione” in quanto non sempre la massa è remunerativa rispetto ad un turismo di qualità.
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