Legge Basaglia: cosa è cambiato 43 anni dopo
| di Luigi Martinodi Giuseppe Amorelli – Avvocato
Gli anni 70 furono caratterizzati non solo per il terrorismo, gli anni di piombo, ma anche e soprattutto come la stagione dell’affermazione dei diritti civili. Il 13 maggio 1978, infatti, entrava in vigore la “Legge Basaglia” la n° 187/78. Prima della Legge 180/1978 i malati con disturbi psichici erano considerati irrecuperabili e pericolosi socialmente, pertanto venivano allontanati dalla società, emarginati e rinchiusi nei manicomi. Il primo successo della Legge 180 risiede nella chiusura dei manicomi che ha permesso di restituire dignità e valore ai malati in essi reclusi. Ecco dunque il secondo significato fondamentale della legge Basaglia: centralità della persona. Il significato della legge è dunque direttamente legato a quanto sopra: dare dignità ai malati psichici ha contribuito a riconoscerli come persona a tutti gli effetti. In quanto persone, il riconoscimento dei loro diritti è stata una conquista di civiltà.
Tale considerazione ha determinato la fine dei metodi custodialistici, riconoscendo invece la necessità di una presa in carico della personaLa follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere.“ Franco Basaglia, da Che cos’é la Psichiatria,1967. La rivoluzione che Franco Basaglia, promotore della legge che prese il suo nome, apportò, fu quella di chiudere i manicomi in quanto “i malati di mente” sono, appunto, persone malate che hanno bisogno di essere curate. Dare dignità ai malati psichici e a riconoscerli come persona a tutti gli effetti. Non si tratta di “cose” da rinchiudere, da sedare o da legare, ma di persone fragili che hanno bisogno che qualcuno li aiuti a ristabilire l’ordine delle cose restituendo coraggio a chi ha perso il filo della propria esistenza. Bellissimi ed intensi i versi di Alda Merini che dedicò a Franco Basaglia: “Come eravamo innamorati, noi, laggiù nei manicomi / quando speravamo un giorno di tornare a fiorire / ma la cosa più inaudita, credi, è stato quando abbiamo scoperto che non eravamo mai stati malati”.
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