Legge sull’omobitransfobia, Priori cauto: «Politica spesso riserva sorprese»
| di Redazionedi Giangaetano Petrillo
Il Pride Month quest’anno è vissuto in maniera inedita, rispetto agli ultimi anni. Da quando la testimonianza pride si è trasformata in una manifestazione a colori che hanno tinto di arcobaleno tutte le principali città d’Italia e del mondo, questo è il primo anno in cui giugno è, in parte, privo di eventi targati LGBTQ+. Non dovrebbe sorprendere il fatto che, quelle che ancora vengono da mondi conservatori e retrogradi definiti come carnevalate, siano del tutto attuali. Vi siete mai chiesti perché si scende in piazza? Nonostante il come, tralasciando i travestimenti e i colori delle bandiere che si tengono in mano, e il colore delle mani che tengono le bandiere, vi siete chiesti il perché? Si scende in piazza principalmente per protesta o per rivendicare dei diritti che spetterebbero all’uomo in quanto essere umano e individuo, ma che gli vengono negati per orientamento religioso, politico e sessuale. Su quest’ultimo si è creata, e vive tuttora, la famiglia LBGTQ+ italiana e mondiale. Un mondo a colori che scende anche oggi in piazza, una piazza virtuale, almeno per il momento, per rivendicare il diritto alla lotta alle discriminazioni omobitransfobiche. Ne abbiamo parlato con Daniele Priori, segretario dell’associazione GayLib.
Segretario, innanzitutto a che punto siamo con la discussione parlamentare della legge contro l’omobitransfobia?
«Oggi in Commissione Giustizia sarà presentato un testo unificato visto che le proposte di legge in materia sono state sette, firmate da deputati e senatori che vanno da M5S a Forza Italia, passando per i partitini della diaspora di sinistra. In buona sostanza ben oltre il 60% della platea parlamentare. Se i rappresentanti del popolo saranno sinceri e cristallini non dovrebbero esserci problemi. Ma la politica e i temi civili per tradizione nel nostro Paese hanno spesso riservato sorprese. Quindi non andrei oltre con i proclama di ottimismo».
Molte sono state le voci levatesi contro, indicandola come legge liberticida. Le offese omobitransfobiche sono ritenute opinioni?
«Più che voci direi “scherzi da prete” di una parte della CEI persino, pare, pasticciando con le parole di Papa Francesco. Un plauso in tal senso lo farei invece proprio all’onorevole Zan che in una intervista al quotidiano dei vescovi, Avvenire, ha spiegato con serenità e pazienza la distinzione anche tra le più retrive opinioni che, ovviamente, non saranno in alcun modo sanzionate, e le gravi offese alla dignità della persona Lgbt, tali da considerarsi istigazione all’odio che certamente non si può mai considerare una opinione, vieppiù, mi viene da dire, in ambito cattolico. Non trova?»
Segretario, abbiamo aperto uno spazio sul nostro giornale dedicato alle tematiche LGBTQ+. Secondo lei c’è una giusta attenzione dell’infotainment verso la comunità LGBTQ+?
«La ringrazio per la domanda così specifica. Intanto credo che la vostra testata meriti un doppio plauso. Non sono poi così tanti, infatti, i quotidiani generalisti che, nei decenni, hanno dedicato uno spazio aperto alla comunità lgbt+. Il fatto che ciò ora capiti in un giornale della bellissima provincia cilentana vi fa ancora più onore. Per il resto lei parla di infotainment le cui regine indiscusse sono Barbara D’Urso e Mara Venier. Bene, la stupirò se le dico una cosa: ritengo abbiano trattato le questioni lgbt con più accuratezza una decina d’anni fa rispetto ad oggi dove, a fronte di uno spazio riservato sempre alle stesse facce vip. Sul tema si danno troppe cose per scontate a favore di un dibattito per lo più caotico nel quale il gay o la persona trans emergono solo se tornano nell’infausto ruolo, ovviamente sopra le righe, di macchiette. Se invece parliamo di cinema ma anche fiction tv, persino quelle del prime time di RaiUno, devo dire che abbiamo fatto passi da gigante. Recentemente sul primo canale Rai in prima serata è andata in onda la bella serie ‘Vivi e lascia vivere’ diretta da Pappi Corsicato nella quale, senza nessuno scandalo, sono stati proposti baci tra ragazzi gay. Qualcosa di impensabile fino a una decina di anni fa quando, ricordo nitidamente, fu mandata in onda una versione mutilata del capolavoro a tema gay I segreti di Brokeback Mountain,il film premio Oscar sull’amore omosessuale tra due cowboy degli anni 60, ambientato nella montagnosa e omofoba provincia americana del Wyoming, andato in onda, in Italia, censurato delle scene di amore omoerotico perché considerate sconvenienti e non adatte al pubblico della Tv di Stato di casa nostra».
Quanto in questa emergenza, secondo lei, il governo si è mostrato vicino e sensibile alla comunità LGBTQ+ e, soprattutto, alle famiglie arcobaleno?
«Partendo dal presupposto che anche il virus, come tutti gli elementi della natura, è risultato meno discriminatorio degli esseri umani, ha risparmiato, pare, i bambini e questa già può essere considerata, da chi ci crede, una grazia del cielo, per il resto credo che il Governo, come è giusto che sia, nella gestione dell’emergenza non abbia fatto distinzione alcuna tra cittadini e cittadini. Non ho notizia di particolari discriminazioni avvenute durante il lockdown per le famiglie omogenitoriali. Anche lì, di sicuro, ci saranno state le difficoltà di sempre acuite dalla particolarità del momento. La polemica sui “congiunti”, se è a quello che si riferisce fu un po’ giusta, un po’ stucchevole. Fortunatamente chiarita subito da Palazzo Chigi. Tuttavia, senza voler essere troppo ottimisti, mi piace ricordare come, proprio nel corso dei mesi di chiusura, in realtà da parte del Governo con l’avvio del nuovo tavolo lgbt, dal Parlamento con la calendarizzazione forse addirittura insperata della legge contro l’omotransfobia fino alla ancor più sentite parole del Capo dello Stato in occasione del 17 Maggio, vi sia stata invece una forte vicinanza alla comunità lgbt da parte di tutte le istituzioni. Una goccia di splendore in un frangente della Storia particolarmente cupo».
Giudicate positivamente l’attenzione verso le vostre richiesta dei due governi Conte? C’è una differenza tra il primo esecutivo e il secondo?
«Guardi, GayLib al tavolo lgbt pure istituito dal Conte I non ha partecipato per scelta politica del Consiglio Direttivo, a questo secondo invece ha aderito. A onor del vero debbo riconoscere che forse il tavolo lgbt del governo pentaleghista è stato, per quanto breve, assai efficace in quanto ha portato a casa progetti e fondi a favore della digitalizzazione degli archivi storici. Una tematica, quella della memoria, particolarmente cara a una comunità come quella lgbt che in Italia, salvo l’impegno di eroici volontari come l’indimenticabile Massimo Consoli, fondatore del più importante e longevo archivio lgbt d’Europa, continua a mancare completamente di una memoria condivisa su fatti e persone lgbt».
Si parla di un rilancio dell’Italia. Molte sono state le task force create durante l’emergenza. Eppure appena apriamo l’App immuni vediamo l’uomo col computer e la donna con bambino. Quando supereremo questi stereotipi?
«In tutta onestà, sono tale e tante le problematiche di vario ordine e natura attorno a questa app che preoccuparsi del logo è un po’ come guardare il dito anziché centrare l’obiettivo sulla luna».
Nella comunità LGBTQ+ le donne lesbiche subiscono una doppia discriminazione. In quanto donne e in quanto lesbiche. Che paese è l’Italia? Un paese discriminatorio e maschilista?
«Siamo sufficientemente indietro dal dover pensare che le quote rosa possano essere l’inizio di una soluzione. Io ritengo debba cambiare in generale la mentalità del Paese e le donne per prime debbono ritrovare quella marcia in più che le ha portate ad essere negli ultimi due secoli, sempre un passo avanti in quelle che poi sarebbero state considerate conquiste di civiltà. In questo senso mi piace ricordare un’amica icona del femminismo come Roberta Tatafiore, morta per sua scelta undici anni fa. Di tanto in tanto mi chiedo cosa penserebbe la Tata, da donna totalmente libera e controcorrente quale era, della transfobia che continua a trasudare dalle prese di posizione in particolare di una associazione lesbica. E penso anche a Marsha P. Johnson la prima drag queen newyorchese, transgender, di colore che nel giugno del 1969 fu tra le principali animatrici dei riotsallo Stonewall Inn da cui ebbe origine il moderno movimento lgbt internazionale per la liberazione sessuale. Come vede la situazione è oltremodo complessa e resta ben oltre i confini della nostra grande ma in realtà piccola Italia».
Da dove si potrebbe ripartire? Vede la possibilità di un riformismo socialista che rilanci un periodo di riforme strutturali tanto attese?
Il riformismo socialista ha fatto e dato tanta innovazione all’Italia, tanto che alla fine hanno dovuto distruggere tutto con un golpe giudiziario giustizialista. Con la nostra associazione non è per vezzo – attirandoci anche strali interni, da parte dei gay destri-ortodossi, che continuiamo a commemorare ad esempio la figura di Bettino Craxi. Oggi l’impegno dell’amico segretario del PSI, il bravo Enzo Maraio, segna un punto d’orgoglio importante. Tuttavia credo che il fronte riformista, nel quale anche la nuova GayLib che si avvia al proprio congresso, deve collocarsi, dovrà essere liberalsocialista, radicale, riformatore, liberaldemocratico, anche cattolico liberale per poter creare quella che sia davvero una potenziale alternativa di governo. Se in Italia avessimo anche un solo leader col coraggio che ha avuto in Francia Emanuel Macron, probabilmente ci saremmo evitati di vedere l’onda populista, qualunquista, grilloleghista e grillopiddina al governo. Speriamo almeno questa cosa sia stata ben compresa. Ancora non ne sono affatto certo».
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