Legge sui Parchi, si mobilita il Cai, alla Camera: «Occorre investire»
| di Redazione«Il rilancio e lo sviluppo di intere aree montane del paese è spesso legato al rilancio e al rafforzamento del ruolo e dei poteri dei Parchi nazionali. Perciò essi devono poter disporre di risorse certe, anche con entrate che possono pervenire dalla loro frequentazione, tramite la contribuzione dei turisti a fronte di servizi di qualità offerti dai Parchi stessi. I Parchi nazionali infatti devono sempre più assolvere a compiti nuovi, che rappresentano un ottimo volano per la valorizzazione anche economica del territorio, non solo dal punto di vista del turismo sostenibile, ma anche per la qualificazione di determinati ambiti di attività produttive, artigianali e commerciali, assolutamente indispensabili per garantire che la montagna continui ad essere abitata». Queste osservazioni sono state espresse oggi dal Club alpino italiano, tramite il vicepresidente generale Erminio Quartiani, alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, nell’ambito delle audizioni relative alla proposta di legge “Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 e ulteriori disposizioni in materia di aree protette”.
Per il Cai appare dunque troppo dilazionata nel tempo la previsione di una delega sulla valorizzazione dei servizi ecosistemici, da esercitarsi entro 12 mesi dall’approvazione della legge da parte del Governo. Sarebbe meglio indicare l’inserimento della stessa nella prima legge di bilancio utile. Si chiede poi di cominciare dalle aree protette a vietare esplicitamente la pratica dell’eliski e dell’uso dei sentieri da parte dei mezzi motorizzati, scrivendolo nella norma senza aspettare un rivisitazione del codice della strada. I sentieri sono infatti un essenziale strumento ad uso dei frequentatori, necessario per il rispetto della flora e della fauna e parte significativa della tradizione e della storia delle popolazioni che hanno da secoli abitato i parchi e plasmato quei territori.
Quanto ai servizi per il turismo, il sodalizio ritiene opportuno che tutti i Parchi per norma adottino la medesima segnaletica sui percorsi e i sentieri, facendo riferimento a quella riconosciuta e sperimentata dal Cai lungo i 65mila chilometri di sentieri di cui si occupa anche in forza di una legge dello Stato.Un’omogeneità che già in molti parchi si sta attuando, attraverso appositi protocolli con lo stesso Cai. Si chiede inoltre una maggiore collaborazione interstatale per quanto riguarda le Aree protette transfrontaliere alpine e una ripresa forte del progetto Ape, Appennino Parco d’Europa, che non va lasciato alla spontanea e volenterosa iniziativa delle Regioni, per quanto riguarda i Parchi appenninici. Quanto alla fauna e al ruolo dei Parchi nel risarcimento danni determinati dalla presenza di grandi carnivori (come lupo e orso), occorre investire in prevenzione, formazione e informazione, per la quale i bilanci dei Parchi devono prevedere precisi stanziamenti.
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