“Hatikva”: il disagio dei giovani pensanti e il desiderio di superarlo
| di Marisa RussoMarco Rivello esprime il disagio dei giovani pensanti e il desiderio di superarlo in un excursus storico di esempi di individualità eccellenti passate a cui ispirarsi contro il divulgare del’appiattimento del branco distruttivo.
Guardo affascinata la copertina del testo “Hatikva” del cilentano Marco Rivello, realizzata dall’artista Giulio Greco anch’egli di origine cilentana, di Caselle in Pittari. L’immagine, l’impostazione della copertina, troppo spesso sottovalutata, è invece il primo impatto con il testo di notevole importanza. Dovrebbe essere sempre la sintesi del contenuto, comunicato in modo immediato ed emotivo. La gialla luce solare del piano sul quale, con segno sintetico, Greco realizza un’astrazione figurativa di donne danzanti in un gioco che diviene “gioco” della vita, con fuga asimmetrica, rende l’emozione di una speranza. Sul filo “della storia”, sembra staccarsi quello individuale, in un gioco della corda che, nella sua forma circolare, esalta l’individualità, che sarà nello scritto la speranza, la proposta, l’incitamento per un superamento dell’avvilente situazione della società.
Il giovane Marco Rivello, nato a Sapri nel 1989, si esprime in questo suo primo testo, della Statale Editrice, dedicato ai genitori, tra malinconia per la magia dell’infanzia e la tensione dell’uomo che, nell’entusiasmo per la conoscenza, cerca esempi stimolanti che possono far credere ad un miglioramento della società. Nella struggente tristezza del tempo che trascorre troppo velocemente, come quel treno sul quale immagina di viaggiare, si afferra ad individualità eccellenti nell’iter della storia che fanno sperare ad altre che possono ancora formarsi ed emergere, per la speranza di una società migliore. Nell’attuale difficile momento storico, tra attaccamento alla propria piccola realtà, alla famiglia, al proprio territorio, alla propria identità storica ed i primi passi verso una società nel mondo globale, già in questa unità europea, che di fatto non si riesce a realizzare tra sbandamenti e delusioni, rivela lo sbandamento di quei giovani che, non lasciandosi andare passivamente, superficialmente, leggeri al vento dell’indifferenza, sono esseri pensanti che vorrebbero impegnarsi per non subire la storia, ma esserne protagonisti, contribuendo a tracciarne un iter consistente e coerente. Trapela una confusione drammatica che Rivello, con impegno e buona volontà, vuole superare con esempi gratificanti, per trovare insegnamenti che alimentino la speranza. Richiama quindi i singoli a non demandare alle istituzioni tutte le responsabilità acquisendo invece la consapevolezza dell’importanza di ogni individuo che può apportare il suo contributo. Un inno quindi non all’individualismo distruttivo ma ad individualità costruttive che potrebbero dirigere in un percorso coerente l’intera società. “E’ necessario – afferma – mettere al centro l’individuo non il denaro”. L’aver messo il denaro al centro ha degenerato ogni valore, ogni parametro di giudizio. L’individualità sembra perdersi nel branco che trascina senza consapevolezza, per esorcizzare la paura, uniti in distruttivi comportamenti, nell’ignoranza sempre più dilagante, attirando l’attenzione con e per motivazioni avvilenti. La rassegnazione dilagante di altri aggrava la situazione.
Concludiamo con le significative parole dell’inno nazionale “Hatikva” dello stato di Israele al cui titolo è legato il testo:
“Finchè dentro il cuore, in profondità_l’anima ebrea ci sussurrerà_e alle porte d’est, la dove sorge il sol_un occhio guarda al monte di Sion_non è persa la speranza…”
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