Sapri: presentazione del libro di Alessandro Mari, “Troppa umana speranza”, edito da Feltrinelli
| di Giuseppe GalatoMercoledì 1 Giugno presso l’Hotel del Sole al Plebiscito a Sapri verrà presentato il libro di Alessandro Mari, ‘Troppa umana speranza’, edito da Feltrinelli.
L’iniziativa, nata in collaborazione con la Casa Editrice, vedrà la partecipazione dello stesso autore e la messa in scena di alcuni passaggi del libro ad opera di attori locali.
Così dal cuore dell’Ottocento, la storia del popolo italiano arriva ai nostri giorni, ed entra di diritto nelle celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità nazionale. Il libro di Alessandro Mari racconta di un’epoca di forti sentimenti, in cui l’amore, come la speranza è tutta umana, troppo umana. Prendono vita le vicissitudini, le storie, di quattro ragazzi, (tre personaggi inventati, uno reale), sullo sfondo un’Italia che non è ancora divenuta una Nazione. Alessandro Mari lo fa coniugando la sua esperienza di vita e le sue radici con lo studio di un determinato periodo storico, e sceglie di raccontare la storia degli umili, gli intrecci della storia personale di ogni uomo con la Storia collettiva.
Questo è il romanzo d’esordio dell’autore, nato nel 1980 a Busto Arsizio e cresciuto a Sacconago. “Ho voluto la pertinenza ma ho percepito un piacere più forte quando, dentro la verosimiglianza, ho sentito aprirsi la strada dell’immaginazione”: e sono le strade che i grandi romanzieri percorrono. Un innamoramento per la pura narrazione, per il piacere autentico di raccontare storie, di abbandonarsi alla digressione e poi rientrare nel tracciato, con lo sguardo fresco di una scrittura giovane che fa della speranza un presupposto: soprattutto questo è Troppo umana speranza, oltre che un grande romanzo sulla giovinezza del corpo e della mente, di una nazione, una grande storia popolare, ironica, tragica, passionale, crudele, che celebra e magnifica chi ha contribuito – consapevolmente o meno – a fare l’Italia.
Di Sacconago è uno dei protagonisti, il giovane Colombino, contadinotto “semi-idiota, non proprio sveglio”, innamorato di Vittorina ma respinto dalla famiglia di lei, persisterà nella sua ostinazione, una tenacia che gli viene dalla terra, dal “buonsenso della carne” (titolo della seconda parte), dalla fatica con cui crescono i frutti.
Va avanti, “un piede avanti all’altro“, e quando don Sante, suo padre putativo, muore, si incammina con l’asino Astolfo, guidato dalla stessa fiducia e speranza che animava Don Chisciotte in sella a Ronzinante, in direzione di Roma. Parlerà addirittura con il Papa e, di ritorno a Nord, incontrerà anche un certo Giuseppe Garibaldi, di ritorno dal sud America con Anita e i fedeli volontari della Legione Italiana.
Ed è proprio questo che fa la grandezza di Troppo umana speranza, una delle migliori prove narrative degli ultimi anni. Passo dopo passo (come il suo Colombino), Mari costruisce il ritmo narrativo, alternando scarpe alate e scarponi, e subordina la Storia a un amore fatale per il racconto, attratto dalla fascinazione incredibile delle vite degli altri.
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