È di origini cilentane il vincitore del Premio Zingarelli 2010

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È di origini cilentane il vincitore del Premio Zingarelli 2010

“Racconto di squisita fattezza – specifica la motivazione scritta sulla pergamena  consegnata al giovane scrittore – in cui una vicenda semplice e di grande significato viene narrata con un tono, talvolta ironico, talaltro sentito e partecipato. Una lettura gradevole e profonda che stimola in modo chiaro ed immediato le riflessioni sull’imbelle, ma inesorabile, affannarsi dell’umanità verso mete e principi vani ed inconsistenti”.

Originario di Prignano Cilento, Alfonso Cernelli, classe 1985, con il suo “Percezione Dell’Inverno”, si è aggiudicato lo scorso 12 Febbraio il primo posto nella sezione “Romanzo Edito” del premio Nicola Zingarelli 2010.

«Credo che “Percezione dell’inverno” – scrive l’autore sul proprio blog – sia un romanzo che può essere letto a più livelli, a seconda della maturità e/o consapevolezza del lettore. Ad un primo livello, il lettore potrebbe soffermarsi semplicemente sulla storia dell’amicizia di due bambini, sulle loro avventure, sui loro giochi e le loro emozioni semplici. Da questo punto di vista il romanzo assomiglia molto ad un libro per ragazzi, con espedienti tipici del cosiddetto realismo magico. Ma se si legge il romanzo con un’altra lente, con gli occhi della maturità, ci si rende conto dei temi più profondi che esso tocca: la morte, la guerra, il dolore, la lontananza, l’emigrazione, la lotta politica, l’arte, la letteratura. Si tratta certamente di un romanzo di formazione».

Con questa vittoria Alfonso Cernelli “strappa” anche un contratto di edizione per la pubblicazione di un prossimo romanzo alla casa editrice Il Castello di Foggia.

«Il mio obiettivo, certamente ambizioso e forse un po’ presuntuoso, è stato quello di “formare” non solo i personaggi, ma anche il lettore. Il passaggio dall’infanzia alla maturità coinvolge non solo i personaggi, ma connota l’esperienza di lettura, poichè delle vicende narrate il lettore può dare una doppia valutazione: quella ingenua e un po’ disincantata del fanciullo, e quella drammatica e consapevole dell’adulto. Ho voluto parlare del passaggio dall’infanzia alla maturità, l’ho fatto utilizzando la metafora dell’inverno che avanza. E quando si ha percezione di tutto questo, nulla potrà più essere come prima».

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