L’impatto del Covid-19 sull’agricoltura: l’intervista a Elisa Pettinati, fiduciaria Slow Food Cilento
| di Redazionedi Giangaetano Petrillo
L’epidemia di Covid-19 e le misure di contenimento messe in campo dal governo Conte hanno modificato nel profondo la vita di tutti gli italiani. Si può uscire di casa solo per comprovati motivi di lavoro, per esigenze mediche o situazioni di necessità. Ma anche per gli agricoltori l’emergenza coronavirus ha modificato il modo di vivere e lavorare. Il settore agro-alimentare ha dovuto fronteggiare un crollo dei consumi che ha messo in difficoltà diversi produttori e piccole medie imprese, che sostengono parte dell’economia del nostro paese. Noi abbiamo cercato di fare il punto con Elisa Pettinati, fiduciaria della condotta Slow Food Cilento.
Dottoressa Pettinati, lei è fiduciaria della condotta Cilento per Slow Food. Secondo un sondaggio lanciato da Agro-Notizie su Facebook circa la metà degli agricoltori (il 52%) ha ammesso che il virus ha avuto un impatto sul proprio lavoro. Dunque, che impatto ha avuto sulla nostra agricoltura?
Posso raccontarle che impatto ha avuto sulla nostra rete di piccoli produttori agricoli, dove la maggior parte ha dichiarato di aver subito un netto calo delle vendite, alcuni sono riusciti a riorganizzarsi per effettuare le consegne a domicilio in prossimità della propria azienda agricola. Molti però si sono fermati sia per la paura del contagio, sia per difficoltà nell’adeguamento alle normative sanitarie sempre più stringenti dei decreti emanati dall’inizio della pandemia – limitazione della mobilità, caratteristiche di confezionamento, etc –. La nostra associazione ha deciso di interrompere sia l’appuntamento settimanale della consegna della spesa fatta tramite il Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.) Slow Food Cilento, sia la ripresa a maggio del Mercato della Terra (prima domenica del mese ad Agropoli). Un segnale di vicinanza della rete Slow Food Campania è la divulgazione della mappa www.lachiocciolaresiste.it per promuovere la spesa da produttori del circuito Slow Food e sostenere la produzione di cibo di qualità. Sano, pulito e giusto. Non è però sufficiente per rispondere alle necessità degli agricoltori e della filiera del cibo.
Quando usciremo dall’emergenza, visto che il percorso sarà graduale e lungo, quale potrebbe essere l’effetto per la filiera agroalimentare?
Speriamo che questa fase 2 dopo l’emergenza, si prenda seriamente in considerazione di “ripartire dalle campagne” per scongiurare la fine della produzione di piccola scala. La task force di Conte al lavoro da pochi giorni dovrebbe riconoscere la centralità del cibo e l’importanza della sua filiera individuando misure e strumenti che agevolino il lavoro di contadini/e e artigiani/e agroalimentari. Favorire la catalogazione ed emersione delle micro aziende di produzione di beni alimentari; incentivare l’agricoltura familiare e contadina che valorizza le risorse della natura ed ha un impatto positivo anche sulle comunità locali; istituire progetti nelle scuole per educare al consumo responsabile fin da piccoli e lottare contro lo spreco alimentare ed i cambiamenti climatici.
Una delle vostre iniziative, che seguono la filosofia propria dello slow-food, è il Mercato della Terra.
Al Mercato della Terra non si fa solo la spesa, ci si incontra per assaggiare cibo buono, pulito e giusto, per conoscere i produttori, per imparare assistendo ad un laboratorio del gusto, per partecipare ad un evento dedicato anche a bambine e bambini.
Quanto, secondo lei, questa emergenza può influire sul nostro consumo. Possiamo sperare in un ritorno al consumo a Km0?
Contiamo sulla riapertura del mercato, per continuare a promuovere la spesa a Km0, la produzione di qualità, attenta alla biodiversità del territorio cilentano. Stiamo valutando insieme con la nostra rete di produttori come riattivarci a partire dalle loro esigenze. Della lentezza facciamo tesoro, seppur gradualmente vogliamo che il Mercato della Terra torni ad essere Non un mercato qualunque.
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