«L’impotenza di una terra bella e infelice assediata da malviventi»
| di Egidio Marchetti
Da molti mesi il Cilento è vittima di razzie dei ladri di appartamento che agiscono in modo indisturbato a tutte le ore del giorno, senza distinzione tra aree urbane e zone rurali. Aumenta un senso di inquietudine e di ansia, una paura nuova, sconosciuta alla nostra memoria storica. Assistiamo impotenti alla perdita di quella tranquillità che insieme ad un ambiente naturalmente sano, era il nostro vanto, il motivo di una indiscussa qualità della vita, nonostante da sempre abbiamo scontato l’handicap della perifericità e di un basso tasso di crescita economica. Questo equilibrio si è rotto da tempo, e non perchè certe barriere di arretratezza siano state rimosse.
È successo invece che il crimine organizzato in questo genere di malvivenza, abbia trovato proprio qui un terreno vergine, costituito da un territorio vasto e scarsamente popolato, dove è facile avere tante vie di fuga, dandosi letteralmente alla macchia in maniera indisturbata. Di conseguenza, sono cambiate le abitudini dei cilentani, un tempo soliti tenere le chiavi di casa nella toppa, tanta era la pace sociale ed il clima di fiducia tra gli abitanti.
È difficile oggi restituire la serenità ai tanti che hanno subito l’oltraggio di una violazione tanto traumatica, ovvero la perdita del senso di protezione e di sicurezza. Bisogna seriamente interrogarsi se il sistema di controllo dell’ordine pubblico sia adeguato a contenere ed a contrastare queste insidie divenute continue.
Appare evidente che spesso siano proprio i cittadini normali a subire una serie di controlli e di sanzioni il più delle volte articolate in maniera prevalentemente “routinaria”, con una valenza puramente burocratica e con finalità di cassa, per i ministeri, le province ed i comuni, una forma surrettizia di balzelli, di costrizioni, con o senza posti di blocco, autovelox ed etilometri, pedaggi e taglieggi vari, finanche nei parcheggi a servizio di ospedali, stazioni, tribunali e scuole. Quasi a sancire un prelievo forzoso messo sui bisogni primari degli esseri umani: salute, giustizia, istruzione e mobilità.
Le innovazioni tecnologiche sono oramai puntuali a monitorare tutto e tutti: chi ha un cellullare, un telepass, una carta di credito, un conto corrente, una fottuta targa automobilistica.
Sono sempre madri e padri di famiglia, lavoratori, pendolari. Mai i delinquenti.
Sarebbe facile oggi infierire sui tutori dell’ordine pubblico, vittime anche loro di politiche sbagliate nella gestione della sicurezza e della giustizia, di governi pronti a cavalcare l’emotività, alimentando scontri ideologici fuori dal tempo e dalla storia, senza un minimo di concretezza e di realismo, incapaci di garantire un livello minimo di dignità e di protezione ai propri cittadini.
Occorre invertire i canoni tradizionali, valorizzando il lavoro ed il rango degli investigatori, spesso costretti a concentrarsi sulla reportistica e poco nelle strade, favorendo la collaborazione tra le forze dell’ordine, con un sapiente lavoro di intelligence, comminando delle sanzioni esemplari, possibilmente meno garantiste, per chi delinque.
Già assicurare alla giustizia i delinquenti sarebbe tanto. Assistere a questo senso di impotenza, aspettando da un giorno all’altro che si compiano nuovi colpi, è la cosa più mortificante che ci si possa augurare per un territorio ancora sano, ma che non vuole, non può rassegnarsi al destino di tornare ad essere “terra di briganti”.
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