Lo zainetto che galleggia e il disegno del fratellino: la tragedia di Palinuro il giorno dopo
| di Luigi MartinoAntonio Aprea ha una polo rossa. Passeggia nervoso sul porto di Palinuro. Una normale giornata di lavoro si è trasformata, per lui, in momenti indelebili e dolorosi che non cancellerà mai. Incrocia Maria di Vece lungo il suo tragitto che, ora, questo andirivieni, serve solo a scaricare lo stress. Sono passate due ore dal ritrovamento del cadavere. Maria coordina un gruppo di protezione civile locale. Mentre Antonio era impegnato nelle operazioni di ricerca e recupero del cadavere; lei ha fornito assistenza ai bambini, i due fratelli maggiori di Margarita, la bambina tedesca di 4 anni morta dopo la rovinosa caduta da punta Quaglia, lungo il sentiero dei Fortini.
La dinamica La famiglia tedesca è in vacanza a Palinuro da pochi giorni. Da Salerno, infatti, si è spostata nel Cilento. Ha pranzato e subito dopo si è avventurata lungo un sentiero che parte proprio nei pressi degli uffici della guardia costiera. Mamma, papà e cinque figli di 1, 2, 4, 5 e 6 anni. Le temperature cominciano a salire. Le spiagge sono popolate. Il covid, se non fosse per le mascherine, sembrerebbe un ricordo. Una passeggiata, un momento che doveva essere di festa e spensieratezza è diventato un dramma enorme per una famiglia. La loro terzogenita, quattro anni, è sfuggita al controllo della madre e si è sporta dal sentiero che dal porticciolo del paese porta al Fortino. Una vista meravigliosa ma da una strada sterrata a strapiombo sul mare. La bambina ha messo i piedini dove non doveva ed è caduta. Tra le urla dei genitori e dei fratellini più grandi. E’ precipitata per 30 metri rimbalzando sulle rocce e poi è finita in mare, non lontano dalla grotta Azzurra.
La richiesta d’aiuto Il papà, sotto shock, percorre a ritroso tutto il sentiero. I quattro bambini restano con la mamma. L’uomo raggiunge la casetta in legno dove si possono noleggiare le barche o prenotare le gite alle grotte, all’Arco Naturale o alla spiaggia del Buondormire. Parla con Marianna, una ragazza che si occupa della biglietteria. E’ lei ad avvisare Antonio Aprea, barcaiolo esperto, uomo nato praticamente in mare. Antonio percepisce subito la drammaticità del racconto e lascia il porto a bordo di un gommone veloce. Incrocia la motovedetta della capitaneria di porto appena fuori al molo, racconta l’accaduto e si fa seguire.
Lo zaino e le speranze che finiscono Giunti ai piedi di punta Quaglia, Antonio – come racconterà poi dopo – spera di individuare la piccola Margarita ferma in un fitto cespuglio di macchia mediterranea o adagiata su una pietra. Guarda in alto, non trova nulla. Poi le speranze finiscono quando sul mare i guardiacoste e Antonio avvistano lo zainetto della bambina. Più in là, il cadavere. Sono attimi drammatici. I marinai recuperano la salma e rientrano al porto. Ad attenderli, oltre alla famiglia, un’ambulanza, i carabinieri della stazione di Centola e il sindaco, Carmelo Stanziola.
Il disegno E’ in questo preciso istante che le esperienze drammatiche di Antonio e Maria si intrecciano. Mentre il primo assisteva al riconoscimento del cadavere da parte dei familiari; Maria teneva la mano ai bambini, i due fratellini maggiori di Margarita. Non li ha lasciati mai soli. Ha coperto le sue lacrime con dei grandi occhiali da sole scuri. Quando i volontari della protezione civile hanno dato dei fogli bianchi e dei colori ai due piccoli, il più grande, poco più di 6 anni, ha iniziato a disegnare il mare. Una macchia blu e poi una roccia, alta, sproporzionata rispetto alle onde. E’ qui che la tragedia si palesa nella sua forma più incredibile. Nel disegno c’è la ricostruzione del dramma. C’è il passo falso, il dirupo, il volo, il silenzio. «Quel disegno è impresso nei miei occhi, nella mia mente. Non lo dimenticherò mai» dice Maria che non smette di piangere.
Il malore La salma viene trasferita all’obitorio dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania. La famiglia viene accompagnata negli uffici della capitaneria di porto guidata dalla comandante Francesca Federica Del Re. Papà e i figli sono scortati da Vito, marinaio. Ci sono degli adempimenti, purtroppo, da sbrigare. Fa parte delle indagini. Mentre gli inquirenti raccolgono i dati e gli elementi necessari, la mamma avverte un malore. Sul posto arriva un’altra ambulanza, questa volta dal vicino Saut. La guardia costiera chiede anche un supporto psicologico.
Le indagini Dopo poche ore, lunghe come non mai, il sole si appresta a salutare il porto di Palinuro, anche stavolta teatro di tragedie immani. Lo ricordano le lapidi dei sub. Nel 2012 morirono Susy Cavaccini, Panaghiotis Telios, Douglas Rizzo e Andrea Pedroni. Più tardi, nell’agosto del 2016, Mauro Cammardella, Mauro Tancredi e Silvio Anzola. La morte della piccola Margarita è avvenuta in modo diverso ma i destini si sono abbracciati nello stesso mare. La dinamica è più vicina al dramma di Simon Gautier, il turista francese di 27 anni rinvenuto cadavere dopo nove giorni dalla scomparsa lungo i percorsi dell’area marina protetta della Masseta, nel vicino comune di San Giovanni a Piro. Ora spetta alla procura ricostruire le ultime ore di vita della bambina tedesca. I medici incaricati di effettuare gli esami sul cadavere, dovranno fornire spiegazioni sul decesso. Non è chiaro, infatti, se la piccola sia morta a causa delle ferite riportate oppure per annegamento.
I sentieri e il paradosso Il punto preciso lungo il percorso è stato già individuato. Il percorso doveva essere messo in sicurezza? Anche questo è un altro punto sulla scrivania del procuratore. Fatto sta che il destino si è preso gioco del Cilento: Margarita è morta sul sentiero dei Fortini mentre all’Antiquarium di Palinuro, a meno di un chilometro in linea d’aria, si parlava proprio della rete dei sentieri e dei lavori che andrebbero fatti. E, a questo punto, è chiaro asserire che sono tanti gli interventi che mancano. La colpa di chi è? Oggi non importa, gli inquirenti penseranno a questi aspetti. Oggi è il giorno del silenzio. E Palinuro piange.
©Riproduzione riservata