L’odioso “ping pong” tra i tribunali amministrativi
| di Egidio MarchettiSorprendente l’ordinanza del Tar del Lazio che dichiara la propria incompetenza a giudicare i ricorsi dei Comuni di Eboli e di Campagna, nonchè del Comitato Pezza delle Monache contro RFI, aventi ad oggetto la realizzazione del Lotto 1A della Linea ad Alta Velocità da Battipaglia a Romagnano. Nelle motivazioni si legge che non si tratta di un’opera di interesse nazionale, pur essendo finanziata con fondi del PNRR e che, attraversando i territori della sola Campania, sarebbe di competenza del Tar di Salerno, nella cui provincia si dovrebbe costruire la nuova tratta.
Peccato che motivazioni esattamente contrarie e speculari siano state scritte nel 2022 dal Tar di Salerno quando si avviò il ricorso, dichiarandosi ugualmente incompetente, reputando questa opera di valenza strategica, facendo parte del Corridoio Scandinavo- Mediterraneo, oltre che finanziata dai fondi europei del PNRR e, come tale, da discutere dalla sede del Tar Lazio che tratta proprio le “questioni di interesse nazionale”!!!
Due anni persi, senza entrare nel merito della questione di un’opera discussa e discutibile, che ha fatto inorridire molti esperti per un tracciato più lungo, con evidenti sbalzi altimetrici ed attraversamenti in siti ad alto rischio sismico e geologico, sventramenti di aree urbanizzate, l’abbattimento di circa 100 manufatti tra case, ville, aziende agricole, capannoni industriali. Ed ancora, si calcola la rimozione di circa 12 milioni di metri cubi di materiali, con la palese violazione del principio del DNSH (Do Not Significant Harm), cioè di non arrecare danno all’ambiente, requisito per l’utilizzo corretto dei fondi del PNRR.
Due decisioni in palese contraddizione da parte di due organi dello stesso ordinamento i quali, per una sorta di “decenza istituzionale”, magari non presente in alcuna legge, avrebbero potuto più celermente dirimere questo conflitto di competenza tra di loro, magari rimettendosi subito nelle mani del Consiglio di Stato, senza sprecare due anni, creando un clima di sfiducia nella giustizia e nei suoi tempi incomprensibili.
Altri mesi di attesa per capire chi avrà la competenza a decidere.
Nel frattempo, i lavori possono continuare…
Ma se ci dovesse essere una sentenza di accoglimento, chi pagherà per i danni perpetrati alle famiglie, alle aziende ed alla collettività?
I cittadini meritano rispetto, così come gli avvocati che hanno curato i ricorsi, a cui hanno aderito anche diciassette amministrazioni comunali cilentane, presentando delle istanze “ad adiuvandum”, unendosi al ricorso principale dei Comuni di Eboli e di Campagna.
Due anni di lavoro, in attesa di capire chi sia il giudice competente.
Questa può chiamarsi davvero giustizia?
Agli occhi delle persone che non frequentano le aule dei tribunali certe “singolar tenzoni” tra magistrati appaiono come un semplice scaricabarile, quasi a non voler affrontare di petto una questione troppo complicata, dai risvolti poco chiari e dalle conseguenze altrettanto serie, qualunque sia l’esito del giudizio.
Ci si affida adesso alla serietà del Consiglio di Stato, a cui ora spetta l’ultima parola.
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