Luigi Mercantini, il poeta della Spigolatrice di Sapri
| di RedazioneDue statue, una sullo scoglio dello Scialandro, a largo della baia, realizzata nel 1994 dall’artista battipagliese Gennaro Ricco; l’altra sul Lungomare, creata nel 2021 dall’artista cilentano Emanuele Stifano, raccontano la storia della città di Sapri. Entrambe rappresentano la Spigolatrice di grano alla quale è dedicata la famosa poesia che Luigi Mercantini ha composto in memoria dell’impresa di Carlo Pisacane nel 1857, il tentativo di insurrezione anti borbonica nel Cilento.
Il poeta
Poeta e patriota, nato a Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno, nel 1821, Luigi Mercantini sebbene considerato un poeta minore nella letteratura italiana, è tra i più conosciuti rappresentanti della poesia lirica di ispirazione patriottica. Dopo gli studi diviene bibliotecario della Biblioteca comunale, per assumere poi l’insegnamento di retorica. Nel 1849 partecipa alla difesa di Ancona che, avendo aderito alla Repubblica Romana, era assediata dagli Austriaci. Dopo la presa della città fu esule dal 1849 al 1852, prima nelle Isole Ionie, poi a Torino e a Genova, dove insegnò lettere; dal 1860 fu professore a Bologna e nel 1865 ebbe la cattedra di letteratura italiana nell’università di Palermo, dove morì nel 1872.
Accompagnò con le sue poesie gli eventi del Risorgimento: oltre a La spigolatrice di Sapri (1857), molto popolari furono Patrioti, all’Alpi andiamo, il poemetto Tito Speri (1853), La fidanzata d’un marinaio della “Palestro”. Nel 1858 conosce Giuseppe Garibaldi, che lo invita a comporre un inno. Nasce così la Canzone Italiana, nota come Inno di Garibaldi (Si scopron le tombe, si levano i morti…).
La poesia
«Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!». È il celebre incipit e ritornello di una delle più conosciute poesie risorgimentali, La spigolatrice di Sapri. Nella poesia, Mercantini adotta il punto di vista di una lavoratrice dei campi, spigolatrice del grano, che assiste allo sbarco, incontra Pisacane e se ne invaghisce. La giovane parteggia per i trecento e li segue in combattimento, ma dovrà assistere impotente al loro massacro da parte delle truppe borboniche.
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