Marina di Camerota, venezuelani protestano contro l’elezione di Maduro

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Marina di Camerota, venezuelani protestano contro l’elezione di Maduro

«Quello che è accaduto il 28 luglio è sotto gli occhi di tutti, una frode clamorosa». Sono le parole di Jesus Albert Hernandez, rappresentante del Comitato Sud Italia della leader venezuelana d’opposizione Maria Corina Machado, tra gli organizzatori della protesta a Marina di Camerota contro la rielezione in Venezuela del presidente Nicolás Maduro avvenuta lo scorso 28 luglio. Hernandez, avvocato e insegnante che vive in Italia dal 2000, rincara la dose: «La situazione, allora, era relativamente normale, poi sono cominciati i problemi, fino ad arrivare alla situazione odierna. È giusto che tutti sappiano quello che è avvenuto in Venezuela. Noi andremo avanti fino alla fine e sosterremo questa battaglia affinché emerga la verità. Ci sono stati altri dittatori nella storia che sono stati smascherati».

Ovunque, a Marina di Camerota, tra strade e giardini pubblici, riecheggia il nome di Simón Bolivar, il patriota e rivoluzionario venezuelano protagonista della liberazione dell’America spagnola. Una piccola Caracas, in quest’angolo a sud della provincia di Salerno, dove oggi i venezuelani con origini italiane trovano rifugio. Il legame tra Camerota e il Venezuela è forte, viscerale, nato dall’emigrazione di massa del secolo scorso e ancora visibile in ogni angolo del territorio. Oltre alla piazza ed alla statua, anche la principale via del paese ed uno dei cinema locali sono dedicati a Bolivar. Non esiste una famiglia dove non si parli anche lo spagnolo, così come nei giorni di festa le tipicità gastronomiche venezuelane non possono mancare a tavola, dalle emapanadas alle arepas. Molti sono tornati negli ultimi trent’anni, con un’impennata negli ultimi cinque, per fuggire dal regime di Maduro.

Ieri pomeriggio, la comunità italo-venezuelana si è ritrovata in piazza Bolivar, tra il lungomare e il porto, sotto il busto dedicato al “Libertador” venezuelano, per protestare contro la rielezione in Venezuela del presidente Nicolás Maduro avvenuta lo scorso 28 luglio. «Il nostro è il paese più venezuelano d’Italia, oltre il 60% della popolazione è venezuelano o italo-venezuelano», spiega Giuseppe Volpe, presidente dell’associazione italo-venezuelana “Alma Llanera”, che ha aderito alla mobilitazione mondiale lanciata dalla leader dell’opposizione venezuelana, Maria Corina Machado. La Machado ha sostenuto la candidatura di Edmundo Gonzalez Urrutia, che sarebbe il vero vincitore delle elezioni presidenziali con oltre il 73% delle preferenze.

Ieri pomeriggio, sfidando il caldo torrido, sono scesi in strada per protestare contro il risultato delle elezioni. “Rechazo Mundial” è stata ribattezzata l’iniziativa a livello mondiale che ha visto Marina di Camerota, l’unica in Campania, al pari di città come Milano, Roma, Firenze, Palermo, Palermo, La Spezia e Pescara.

«Non possiamo restare indifferenti rispetto a quello che sta accadendo. Qui, più della metà dei residenti, ha sangue venezuelano che scorre nelle vene», aggiunge Volpe, affiancato da Luisito, Domingo, Josè, nomi che qui suonano naturali come Domenico, il santo patrono festeggiato il 4 agosto. «Facciamo appello ai Governi democratici del mondo libero – conclude Hernandez – ed alle forze democratiche affinché si riconosca Edmundo Gonzalez Urrutia come presidente eletto e legittimo della Repubblica del Venezuela».

Mentre José Antonio Pomarico, imprenditore turistico di chiare origini italo-venezuelane, aggiunge: «L’unico dato positivo è che la Comunità Internazionale non ha riconosciuto l’elezione di Maduro. Siamo preoccupati perché, per l’ennesima volta, ci sono state elezioni fraudolente. Maduro è stato proclamato presidente quando il 70% della popolazione non l’ha votato. Non si può accettare questo ennesimo sopruso. Il Venezuela era uno dei Paesi più ricchi dell’America Latina, oggi è alla deriva, con oltre 7 milioni di persone fuggite, e nemmeno noi possiamo tornarci». A manifestare la solidarietà di tutta la comunità è anche il sindaco Mario Salvatore Scarpitta. «Non potevo non manifestare la vicinanza dell’Ente alla nostra comunità italo-venezuelana – dice il primo cittadino – C’è un legame fortissimo che fa parte della storia di questo territorio. Ci sono ancora migliaia di concittadini che vivono lì e tanti altri che, negli ultimi anni, hanno perso tutto e sono stati costretti a tornare da dove sono partiti e rimboccarsi le maniche per ricominciare». Avvocati, insegnanti, ingegneri, imprenditori, liberi professionisti, persone che oggi vivono stabilmente a Camerota per cercare di dare un futuro migliore ai loro figli. Ma la speranza di un futuro di libertà e democrazia per il Venezuela non muore mai. «Viva il Venezuela, viva la libertà» è lo slogan che risuona fino a tardo pomeriggio, quando la calura accenna a diminuire e si accendono le luci per la festa di San Domenico, che riceverà oggi una supplica ancora più accorata: libertà per il Venezuela.

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