Mastro Felice compie 90 anni, gli auguri del nipote sono poesia
| di Luigi MartinoE’ nato il 14 gennaio 1929. Si chiama Felice Antonio Mastrogiovanni. E oggi, quindi, ha compiuto 90 anni. In perfetta linea con i nonnini del Cilento, quelli che sono finiti nei casi di studio di mezzo mondo. Ma Felice, che ha sempre vissuto ad Orria, proprietario prima di un’armeria e poi a capo di una ditta edile, oltre ad aver spento tutte queste candeline, ha ricevuto gli auguri particolari di suo nipote. Marco Santangelo, aspirante giornalista e collaboratore del giornaledelcilento.it, oltre che studente di Lettere Moderne presso la facoltà La Sapienza di Roma, ha voluto presentare al web suo nonno, nel giorno del suo compleanno, approfittando dei social per pubblicare una dichiarazione d’amore un po’ particolare. La riportiamo di seguito integralmente.
È l’anno dei patti lateranensi, dell’Italia sottomessa al regime fascista, l’anno del crollo di Wall Street. Novant’anni: meno dieci al fatidico traguardo centenario. Il 90 è nella smorfia il numero della paura, una correlazione fin troppo antitetica per mio nonno. Già, perché lui paura non ne ha. Vive la sua vita incurante della caducità del tempo. Sfida gli anni col sorriso, fugge dalla vecchiaia con una panda 4×4 e rinnova la giovinezza prendendosi cura della sua vigna, poiché il vino rimane pur sempre un esilir di lunga vita. I segni del tempo rimarcano la sua pelle sotto forma di profonde rughe che riflettono all’alba del secolo incalzante.
Le sue mani sono callose, le sue unghie sporche di terra; profumano di umiltà ma sono ruvide come la fatica. Il suo odore è quello di casa, è quell’odore che esprime fiducia e speranza. Occhi che proiettano saggezza, piccoli e grandi allo stesso tempo. Capelli lisci e sottili che hanno deciso di non abbandonarlo ma di invecchiare assieme. Un amplifon prova a porre rimedio a ciò che madre natura ha già iniziato a riprendersi. D’altronde, a novant’anni non è più necessario ascoltare nessuno, ma che tutti ti ascoltino. Mani raccolte dietro la schiena e camminata lenta, capo chino verso il suolo; nel gioco dei mimi sarebbe il più facile da indovinare.
Non aspetta la zattera di Caronte, tantomeno si immagina i cancelli di San Pietro. Che sia un’anima salva o condannata a lui non è mai interessato. Credo che ami l’atarassia, molto probabilmente nell’antica Grecia sarebbe stato etichettato come un epicureista. Lui viene da un altro mondo, un mondo che per fortuna e per sfortuna non ci appartiene.
Agli occhi dell’universo non è nessuno, agli occhi del paese è “mastro Felice Antonio”, agli occhi dei bambini è un semplice vecchietto come tanti altri. Ai miei occhi, invece, è segnatamente mio nonno.
Agli auguri di Marco aggiungiamo i nostri, quelli della redazione del Giornale del Cilento. Auguri nonno Felice!
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