Mastro Peppo, la storia dell’ultimo cestaio di Omignano | VIDEO
| di Luigi Martinodi Luigi Martino
Strade lastricate di ricci, quel che resta delle castagne sull’asfalto e una diversità incomprensibile di ombre lunghe macchiate da luci calde. Il profumo dell’autunno e l’andirivieni dei viali abbracciati dalla flora che qui, per fortuna, è ancora selvaggia, costringe chiunque a fermarsi al cospetto di un cartello senza un briciolo di vivacità. E’ lui che geolocalizza questo agglomerato di case nel perimetro del Parco nazionale del Cilento. Omignano, paese degli aforismi, è la culla di tante storie vere. Resistenza e resilienza le parole chiavi.
Giuseppe Giuliano è un brav’uomo ma si è macchiato di un reato nobile che non andrà più via: rubare il mestiere al papà. Questioni di tradizioni, di attaccamento, di radici. Peppo, come lo chiamano alle pendici del monte Stella, ha occhi azzurri che riflettono gli sforzi di 75 anni di esistenza. Dove la gente scappa, perchè resta ben poco da fare, lui ogni mattina, prima del sole, apre uno scrigno che custodisce creature bellissime. Lavora, col capo chino, ad ogni ora del giorno. Alza la testa per salutare qualche coetaneo che passeggia con andatura lenta e mani incrociate dietro la schiena. D’estate prende parte ai mercatini nelle piazze del Cilento «ma ora quasi non ci vado più – racconta – alle volte faccio meno di 15 euro, ci pago giusto la benzina». D’inverno, raramente, incontra qualche faccia nuova.
E intanto i cesti continuano a prendere vita, come le graticce per essiccare i fichi, i cappelli e gli strumenti musicali nelle pance delle zucche vuote. C’è un disastro di colori in questa bottega. Questo spaccio di amore che non potrebbe ospitare nessun altro, oltre alla stufetta alogena che Giuseppe utilizza d’inverno e alla radio assai vecchia che, quando ha voglia, la lascia accesa «bassa bassa».
Giuseppe è l’ultimo cestaio di Omignano. «Un mestiere che nessuno vuole più imparare» dice. La sua storia, è la storia di una terra. Un pezzo di sud esplorato a fatica che – senza riflettori – continua a vivere, a restare a galla con forza.
Mi lascio alle spalle anche Omignano con l’augurio che Peppo non smetta mai di partorire meraviglie simili. Lascio la promessa di tornare, porto via giga preziosi e mi macchio dello stesso reato: rubo un pezzo importante di storia di questo Cilento.
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