Medici di base «in via d’estinzione»: nel Cilento si corre ai ripari
| di RedazioneLa Fondazione Gimbe, sotto la guida del dott. Nino Cartabellotta, ha lanciato un nuovo allarme sulla crescente estinzione della categoria dei medici di base, noti come “dottori di famiglia”. Nonostante gli sforzi per favorire le specializzazioni, questa figura cruciale nel panorama sanitario italiano è diventata sempre più difficile da trovare, aggravando le problematiche già esistenti, in particolare nella provincia di Salerno.
Secondo i dati diffusi dal Gimbe, aggiornati al primo gennaio 2023, in Italia mancano ben 3.114 medici di medicina generale. La situazione è particolarmente critica nelle grandi regioni del Nord, ma la Campania è tra le più colpite. Attualmente, nella “terra felix,” mancano 381 medici di base, con un rapporto di 1 medico ogni 1.250 assistiti. Tuttavia, il vero allarme si concentra sui prossimi anni, poiché si prevedono oltre 11.000 pensionamenti in tutta Italia, con una particolare impennata in Campania.
La Fondazione Gimbe avverte che la Campania è già una delle regioni in cui si supera il limite massimo di 1.500 assistiti previsto dalle norme. Questo allarme, secondo Cartabellotta, “riguarda tutte le Regioni ed è frutto di un’inadeguata programmazione.”
Il problema è particolarmente evidente nel Salernitano, dove il presidente della Fimmg Salerno, Elio Giusto, aveva già segnalato che nel 2023 si sarebbero registrati circa un centinaio di pensionamenti tra i medici di medicina generale. La prospettiva di trovare sostituti per tutte le sedi vacanti si è dimostrata ancor più complessa di quanto previsto.
La popolazione, soprattutto in aree come Giffoni Sei Casali e alcuni rioni collinari del capoluogo, come Sordina e Ogliara, ha iniziato a manifestare il proprio dissenso attraverso proteste. Essi si sono improvvisamente ritrovati privi del “dottore di famiglia” e, di conseguenza, di un servizio essenziale per il mantenimento della salute individuale e collettiva.
La situazione richiede un intervento urgente e una riconsiderazione delle politiche sanitarie regionali per garantire la presenza di medici di base adeguati alla crescente domanda e alle esigenze della popolazione.
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