Milano come Laurino per Carmine Pacente, consigliere comunale rieletto con Sala | INTERVISTA
| di Marianna ValloneMilano come Laurino per Carmine Pacente, rieletto consigliere comunale, in quota Pd, con il sindaco Beppe Sala. La sua è una politica romantica, con una campagna elettorale fatta di relazioni vere, quelle che è riuscito a costruire in 24 anni, da quando, appena 19enne arrivò a Milano per iscriversi alla facoltà di Economia alla Bocconi.
Che sapore ha questa elezione rispetto al 2016?
Fu inaspettata quella del 2016, nessuno pensava potessi essere eletto in un partito così competitivo come il Pd, ottenendo quasi 900 preferenze fu imprevisto e molto bello. Mi candidai per occuparmi di fondi europei, la politica bisogna farla parlando di cose che conosci. Questa riconferma con un incremento significativo di consensi è molto bella, raccolgo 260 preferenze in più. Non ero sostenuto da correnti politiche del mio partito, ma in splendida solitudine. Ero uno dei 1200 candidati che si erano candidati per il consiglio comunale, tra tutte le liste in campo. Una competizione molto importante. Poi, grazie a reti personali, professionali e territoriali e grazie anche al contributo di tanti amici del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che vivono a Milano, operano a Milano e si distinguono in vari settori della società, sono stato riconfermato incrementando il consenso.
Su quali temi ha concentrato la sua attenzione in questi cinque anni?
Mi sono occupato del tema per il quale mi ero candidato, i fondi europei. Ho presieduto per 5 anni la commissione che io stesso avevo chiesto di istituire al comune di Milano, insieme al Partito Democratico che l’aveva sostenuta. Il tema già all’epoca era molto rilevante. Mi sono occupato sempre, professionalmente, da quando ho dismesso i panni di studente universitario alla Bocconi, di politiche di sviluppo dell’Unione Europea e fondi strutturali di investimento che le realizzano. Mi candidai prevalentemente perché ero convinto che anche per una città come Milano questi strumenti finanziari potessero concorrere a creare sviluppo e a ridurre il divario che anche in una città è presente.
Come li riassume?
In tre tappe: nel 2016 divento presidente della commissione consiliare che segue le politche europee, nel 2019 mi candido alle elezioni Europee in questa circoscrizione e continuo a raccontare questi temi e l’indomani vengo nominato Presidente dipartimento Europa dell’Anci, occupandomi di questo non solo per Milano ma anche per tutti gli altri comuni lombardi. Nel 2020 vengono nominato nel comitato europeo delle Regioni a Bruxelles. Sono stati anni bellissimi, un crescendo. Oggi è diventato un tema centrale quello dei fondi europei, lo ribadisce spesso il nostro sindaco, è il tema principale del prossimo mandato amministrativo.
Per Milano qual è la prossima grande sfida?
Ridisegnare la città grazie ai fondi europei, è la primissima sfida. La seconda è quella delle Olimpiadi che ospiteremo nel 2026 e poi la terza: le grandi trasformazioni urbanistiche che stanno investendo la città.
Da milanese come vede il Cilento?
Innanzitutto approfitto per fare gli auguri ai tanti sindaci del Cilento eletti in questa tornata elettorale. Tornando alla domanda, molto è cambiato. Nel ’97 quando dicevo che venivo dal Cilento mi rispondevano “Lecce è una città bellissima”, scambiandoci per il Salento. Oggi lo conoscono, lo identificano geograficamente e mi fanno i complimenti per le sue bellezze, sono affascinati dal nostro territorio.
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