Mingardo, Tar boccia ricorso Scarpitta, l’opposizione: «Ora chiediamo confronto»
| di Pasquale SorrentinoArrivano le reazioni per quanto riguarda la decisione del Tar di Salerno di bocciare il ricorso del Comune di Camerota in merito all’uso di esplosivo e soprattutto all’uso della “somma urgenza” per intervenire sul costone lungo la strada del Mingardo. L’opposizione comunale di Camerota ha ribadito quanto ha sempre sostenuto. «Abbiamo nutrito perplessità fin dall’inizio sulla vicenda Cala Del Cefalo – si legge in una nota firmata dai consiglieri di opposizione Domenico Spiniello, Marina Bagnato, Giada Cusati, Giuseppe Molfese – e sulle procedure adottate dall’Amministrazione Scarpitta».
Nella nota viene portata avanti la cronistoria delle azioni del gruppo di minoranza che il 4 febbraio del 2023 chiedeva formalmente la convocazione di un tavolo tecnico “mai concesso”. Solo in un secondo momento, il 10 febbraio e a lavori già iniziati, l’Amministrazione convocò il Consiglio Comunale per decretare la somma urgenza.
«In quel Consiglio Comunale ci sono state riservate solo offese e invettive, siamo stati additati a più riprese di ‘non sapere leggere le carte’, siamo stati definiti ‘scellerati’ e capaci di fare solo demagogia, mentre in modo responsabile dichiaravamo che: l’iter e i provvedimenti non erano in linea con i dettami amministrativi spettante all’ente; la documentazione era carente; all’interno degli atti notificati del Consiglio ai Consiglieri Comunali mancava la “Relazione Geologica”».
Dopo aver ricordato quanto accaduto i consiglieri hanno quindi commentato la sentenza del Tar di Salerno: «Notiamo – scrivono – che gli aspetti evidenziati sono gli stessi che venivano rilevati in consiglio comunale dai sottoscritti consiglieri del gruppo di Opposizione “Uniti per Cambiare”. Nel comunicato si riportano alcuni stralci della sentenza del tribunale amministrativo campano, sezione di Salerno. “Il Comune ha, dunque, adottato i provvedimenti straordinari avversati dalla Soprintendenza a.b.a.p. al di fuori di qualunque iter istruttorio e motivazionale, procedendo ad interventi irreversibili, su un’area sottoposta a plurimi vincoli, senza il supporto di documentazione specialistica (esiti di indagini strumentali, rilievi, prove…) redatta da professionisti abilitati (geologo, geotecnico), al fine di accertare la sussistenza del pericolo concreto ed imminente (non fronteggiabile con i mezzi ordinari apprestati dall’ordinamento) e definire le opere da porre in essere con una progettazione in grado di prefigurare l’assetto a cui si sarebbe pervenuti; (…) legittima l’attivazione dei poteri di vigilanza, controllo e sostituzione impiegati dalla Soprintendenza (artt. 146, 150 e 155 Codice di settore), atteso che i lavori sono stati eseguiti dal Comune in assenza di autorizzazione e arrecando un pregiudizio al paesaggio, in un sito interamente sottoposto a vincolo ex D.M. 13.2.1959”. E infine l’annuncio: «Nei prossimi giorni faremo ufficialmente richiesta di convocazione di Consiglio comunale per aprire un confronto democratico e discutere l’argomento nelle opportune sedi istituzionali».
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