Miti, leggende ed ultime ricerche scientifiche sul lupo. Un’icona della fauna cilentana
| di Rosario BalestrieriPer parlare di lupo non siamo dovuti andare troppo lontano perché nel Vallo di Diano esattamente a Montesano sulla Marcellana risiede un bravo Eco-biologo, che fin dagli inizi si è sempre occupato di mammiferi carnivori, tra i quali lupo, puma, orso, volpe della pampa ed altri mesocarnivori: Orlando Gallo.
Partendo dalle sue tesi di laurea e poi attraverso vari incarichi di collaborazione, in particolare per l’Università di Roma La Sapienza, ha acquisito conoscenza di vari aspetti dell’ecologia del lupo, incluso alimentazione, ecologia spaziale ed ibridazione con la sua controparte domestica. Dopo diversi anni all’estero, per il conseguimento di un dottorato di ricerca sulla genetica di popolazione e connettività del paesaggio del puma in Argentina, è tornato ad occuparsi di lupo in Italia.
L’intervista a Orlando Gallo
Il lupo è probabilmente fra gli animali più famosi del pianeta, protagonista di miti, favole e leggende metropolitane. Quali sono le caratteristiche di questa specie che hanno determinato tanto interesse da parte dell’uomo?
Il lupo è di sicuro l’animale più conosciuto da tutti, grandi e piccini, “grazie” soprattutto alle favole raccontateci da bambini. Purtroppo però in questi racconti viene descritto come un’animale dall’indole cattiva, che mangia la nonna per poi banchettare con la nipotina, piuttosto che dare la caccia ai tre porcellini, è questo di sicuro ha contribuito alla generale percezione negativa e di timore nei confronti di questo carnivoro. Tuttavia, sebbene spesso in conflitto con l’uomo e da questi perseguitato, il lupo ha suscitato da sempre un’attrazione innata nell’uomo, probabilmente a causa di molti caratteri intrinseci della specie, quali: elevata capacità di adattamento ai più svariati contesti ambientali, vivere in gruppi sociali all’interno dei quali le relazioni seguono regole ben precise, controllo e difesa del territorio da eventuali incursioni, cure parentali e comunicazione, caratteristiche che lo rendono paragonabile a noi stessi.
Come detto il lupo è una specie molto nota, ma per certi versi ancora avvolta dal mistero. Quali sono gli aspetti di questo predatore che di solito non vengono raccontati e cosa invece di lui non sappiamo ancora?
Sebbene il lupo sia stato globalmente oggetto di moltissimi studi, il recente recupero da parte della specie di molte aree dalle quali era stato in passato completamente o quasi estirpato, porta alla necessità di dover rispondere a numerosi altri quesiti. Questo recupero ha infatti portato la specie a vivere in contesti fortemente antropizzati, come quelli italiani, dove il ruolo ecologico della specie può essere completamente diverso da quello rivestito in ambienti più pristini. Ad esempio, dal punto di vista alimentare, il lupo, essendo un carnivoro opportunista e generalista, può modificare il suo comportamento alimentare e passare da una dieta prettamente basata su prede selvatiche ad una invece fortemente dipendente da fonti di cibo di natura antropica. Identificare le cause scatenanti tale cambiamento, e le strategie di intervento più adeguate da seguire, è di fondamentale importanza per la conservazione del ruolo ecologico del lupo e dell’intero ecosistema, permettendo inoltre di contenere i potenziali danni derivanti dalla predazione sul bestiame e di mitigare il conflitto uomo-lupo.
Spesso in prima pagina per aver attaccato un animale domestico. Cosa si può fare e cosa viene fatto in giro per il mondo per far convivere questa specie con le attività pastorali?
Il problema del conflitto uomo-lupo, e più in generale uomo-carnivori, è legato principalmente alle perdite economiche dovute alla predazione sul bestiame. Sebbene si tratti di un problema a volte di difficile soluzione, la difficoltà di gestione va di frequente ricondotta alla mancanza di adeguate misure di protezione del bestiame, situazione dettata da pratiche pastorali abituatesi per decenni alla pressoché totale assenza del predatore da molti territori. Tuttavia, a parte il rispetto della corretta estensione del pascolo brado durante l’anno e l’avvenimento delle nascite in situazioni controllate, tra i metodi più ampiamente utilizzati per prevenire/ridurre i danni da predazione rientrano: l’utilizzo di recinzioni (meglio se elettrificate) per il ricovero notturno e il tradizionale ed efficace ausilio del cane da guardiania. Questi metodi però andrebbero affiancati ad una reale presenza delle Istituzioni sul territorio, in particolar modo nelle aree protette, dove attraverso sistemi di aiuti economici dovrebbero essere incentivate pratiche corrette di allevamento (incluso il ritiro del bestiame al pascolo a fine estate) ed eventualmente previsti piani di risarcimento da danno, previo accertamento da parte di figure professionali capacitate.
E’ sempre più frequente osservare lupi nei pressi dei contesti urbani, possono essere una minaccia per la sicurezza delle persone?
Per quanto a me noto, ad oggi non esistono casi registrati di attacco all’uomo da parte del lupo. In genere, infatti, e per esperienza personale, il lupo tende ad evitare l’uomo o comunque si allontana in fretta da questi in caso di incontro. Tuttavia, bisogna sempre tener presente che si tratta di un animale selvatico e non è da escludere che in particolari condizioni di pericolo e di mancanza di vie alternative di fuga possa attaccare per difesa. Ad ogni modo, la presenza del predatore in contesti urbanizzati va ricondotta alla disponibilità di risorse alimentari di facile accesso, quali domestici e rifiuti organici (es. discariche abusive di resti di macellazione), le quali rappresentano attrattivi per specie opportuniste come il lupo, in particolar modo per individui solitari e quindi dalle ridotte capacità predatorie. In questi casi sarebbe opportuno implementare metodi di gestione dei rifiuti e delle altre risorse alimentari che ne impediscano l’accesso da parte dei lupi, in modo da prevenire eventuali conseguenze dannose tanto per l’uomo quanto per il lupo.
Qual è l’importanza ecologica di questa specie?
Come predatore apicale, il lupo riveste un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio ecosistemico, soprattutto grazie alla predazione. Attraverso quest’ultima infatti esercita un effetto diretto di controllo della densità delle popolazioni preda ed indiretto sul comportamento dei mesopredatori. Gli effetti della predazione del lupo si riflettono a catena su tutta la rete trofica. Ad esempio, controllando le popolazioni di erbivori, riducono l’impatto di questi ultimi sulle specie vegetali e, di conseguenza, sulla naturale evoluzione della struttura della copertura vegetale di un’area. Inoltre, le carcasse predate dal lupo diventano fonte essenziale di cibo per altre specie animali, in particolare gli uccelli saprofagi, i quali così facendo svolgono un’importante funzione di ripulitura dell’ambiente, funzione peraltro svolta dello stesso lupo come necrofago facoltativo.
Ti sono noti casi in cui il lupo è stato utilizzato come risorsa economica per un territorio?
Si, esistono varie realtà nelle quali la presenza del lupo è diventata un’importante fonte di attrazione turistica. Quella a me più familiare, è rappresentata dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), uno dei pochi luoghi in Italia dove la specie è sempre stata presente, perfino negli anni ’70, quando altrove era stata completamente eliminata. Qui, la presenza della storica area faunistica, il museo del lupo e l’organizzazione di varie iniziative approvate dall’Ente Parco, come escursioni alla ricerca di segni di presenza della specie (es. tracce su neve), hanno creato le condizioni per un settore turistico particolarmente interessato al lupo. Purtroppo però, le possibilità di profitto fanno sì che, oltre alle attività legalmente consentite e regolamentate, spesso vengano svolte altre che invece non tengono conto del disturbo arrecato e che possono potenzialmente destabilizzare l’assetto territoriale dei branchi presenti in un territorio.
Ci parli delle tue ultime ricerche sul lupo. Cosa hai scoperto?
Nei miei ultimi studi sulla specie, mi sono dedicato in particolar modo all’analisi di aspetti legati all’ecologia alimentare del lupo utilizzando dati raccolti, anche attraverso l’applicazione di collari satellitari, all’interno del PNALM nell’ambito di un progetto portato avanti dall’attuale Dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin dell’Università di Roma “La Sapienza”. I nostri risultati hanno evidenziato come, nonostante il PNALM sia caratterizzato da una diversificata comunità di ungulati selvatici, la dieta del lupo dipenda fortemente sugli ungulati domestici, i quali dominano la dieta in termini di biomassa. In particolare, l’utilizzo dei domestici è per la stragrande maggioranza legato ad eventi di necrofagia su carcasse disponibili sul territorio, evidenziando la necessità di una gestione migliore di tali carcasse il cui utilizzo mette a rischio il ruolo ecologico della specie. Attualmente, utilizzando gli stessi dati telemetrici, stiamo analizzando altri aspetti legati all’utilizzo dei siti di alimentazione al fine di identificare le variabili ecologiche, sociali ed antropologiche maggiormente responsabili di eventuali differenze nell’uso temporale di tali siti.
Quali sono le principali minacce alla conservazione del lupo?
La principale minaccia alla conservazione del lupo è rappresentata dall’uomo, attraverso la mortalità legata agli incidenti stradali ed alla persecuzione illegale da parte degli allevatori, esercitata anche mediante l’utilizzo di carcasse e bocconi avvelenati. Quest’ultima pratica è di sicuro la più devastante in termini di impatto sull’intero ecosistema, in quanto, oltre a colpire il lupo, colpisce tutte le altre specie che in maniera diretta o indiretta entrano in contatto con la sostanza nociva, e l’effetto della stessa si mantiene nel tempo finché la sua concentrazione raggiunge livelli non letali. Altra minaccia meno evidente, ma non per questo meno importante o dannosa per la specie, è rappresentata dall’ibridazione naturale con la sua controparte domestica. Il randagismo canino, infatti, insieme al recupero del lupo di aree dalle quali era stato eliminato, hanno creato possibilità di incontro tra le due controparti le quali in casi particolari possono incrociarsi. Il problema in questo caso è dato dal fatto che trattandosi della stessa specie, lupo e cane possono riprodursi e generare prole fertile, la riproduzione della quale porta all’introgressione dei geni del cane nel DNA del lupo, comportando così la perdita nel tempo dell’identità genetica del lupo.
Cosa ti auguri venga fatto per la tutela del lupo in Cilento?
Nonostante la presenza del lupo nel Cilento e all’interno dell’intero Parco Nazionale sia cosa nota, non sono molte le attività di ricerca dedicate alla specie portate avanti in quest’area protetta. Il territorio del Parco è caratterizzato da condizioni ambientali, inclusa la presenza di alcune delle prede naturali del lupo (cinghiale, cervo e capriolo), idonee alla specie. Tuttavia, sul territorio è ampiamente diffusa la presenza umana, soprattutto mediante attività pastorali, le quali non di rado entrano in conflitto con il carnivoro, come dimostrato dai casi di bracconaggio e/o dal rinvenimento di carcasse avvelenate degli ultimi anni. Sarebbe opportuno intraprendere delle linee investigative volte ad identificare le aree calde in termini di conflitto con l’allevamento, dove intensificare gli sforzi di mitigazione dello stesso, in modo da evitare che si ripetano i casi di bracconaggio documentati nel passato recente. Parallelamente, andrebbero intraprese delle campagne di educazione e sensibilizzazione sull’importanza ecologica della specie e di contrasto al randagismo canino, al fine di proteggere questo meraviglioso carnivoro e conservare l’intero ecosistema. Infine, prendendo spunto da quanto fatto altrove, iniziare a sviluppare un’offerta turistica che possa al contempo svolgere un’importante funzione educatrice ed iniziare a sfruttare la presenza del lupo come fonte economica locale.
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