Molestie sessuali alla vicina, torna in libertà dopo 15 mesi di carcere
| di Marianna ValloneTorna in libertà l’uomo accusato di molestie sessuali alla vicina di casa. La Corte d’appello di Salerno ha stabilito che non si è trattato di stalking ma atti osceni. Accolta in pieno, dunque, la tesi dell’avvocato di L.S., il 46enne di Pastorano finito in carcere a Sala Consilina ad agosto 2014 con l’accusa di stalking nei confronti di A.R. una 47enne salernitana. L’uomo era stato condannato in primo grado a una pena di 2 anni e 4 mesi ma la Corte d’Appello, nei giorni scorsi, ha scontato la pena a un anno, scarcerandolo. Nella sentenza i giudici hanno rigettato l’appello del pubblico ministero che dopo il primo grado aveva fatto ricorso perché il tribunale di Vallo aveva riconosciuto all’uomo le attenuanti generiche. Secondo la Procura, visti i precedenti per l’uomo, e cioè alcuni patteggiamenti per atti osceni, non gli potevano essere riconosciute le attenuanti. Ma su questo si è basata la tesi del legale dell’uomo. Sull’ipotesi, dunque, che non si sia trattato di stalking ma di atti osceni. Facciamo un passo indietro per ricostruire la vicenda.
I fatti L’uomo era accusato di aver molestato per circa vent’anni la donna, denudandosi e masturbandosi di fronte a lei e alla sua famiglia. Un calvario infinito – come hanno spiegato le vittime – sfociato in denuncia quando il marito della donna ha deciso di installare in giardino delle telecamere, che hanno filmato e ripreso le abitudini oscene del vicino. Ma nella sua versione, l’uomo parla di un rapporto di «intimità e complicità da amanti». Nel corso di un’udienza dello scorso febbraio ha dichiarato che le performances in giardino «erano frutto di un gioco tra amanti». «Io mi esibivo nudo e mi masturbavo mentre lei mi osservava dal balcone e si toccava le parti intime. Tra noi due c’era una relazione».
La sentenza in Appello Condannato in primo grado, dal giudice monocratico del tribunale di Salerno, Enrichetta Cioffi, a 2 anni e sei mesi di reclusione per stalking, l’uomo è tornato in libertà dopo aver scontato 15 mesi di galera. Il suo legale, l’avvocato Franco Maldonato (in foto), nella sua tesi, ha sottolineato più volte nella sua richiesta di assoluzione che trattandosi di un unico testimone sarebbe stato necessario uno «scrutinio» più approfondito sull’attendibilità del teste». Anche perché «la parte offesa è anche parte civile» e quindi «portatrice di pretese economiche». Ma l’aspetto su cui la difesa si è concentrato maggiormente è che la vittima non ha mai sporto denuncia in venti anni nonostante abbia riferito che «la sua abitazione fosse stata visitata di notte da estranei, per le pedate scoperte sul terreno». Una versione sulla quale il legale ha montato tutta la linea difensiva: «O i fatti sono di fantasia oppure c’era una tale intimità tra i due che L.S. era legittimato ad entrare anche di notte…». Dall’altra parte nella sua testimonianza ha ammesso di essersi denudato e dedicato a pratiche di autoerotismo su espressa indicazione della donna.
«Non stalking ma atti osceni» Secondo l’avvocato difensore Franco Maldonato, l’uomo andava assolto in toto. «La condanna per stalking è eccessiva perché la donna non ha mai detto di essere stata seguita al lavoro o altrove». In sintesi «non c’era reato: mancava l’abitualità e la volontà di compiere gli atti persecutori. Un reato che si caratterizza – ha spiegato il legale – come un perdurante e grave stato di ansia o alterazione delle abitudini di vita». E ha concluso nella tesi: «Il fatto è stato connotato da un movente sentimentale e comunque emotivo affettivo, e di indubbio rilievo sociale».
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