Morte Simon Gautier, Balzanelli: «Se fosse successo in Francia, soccorsi diversi»
| di Luigi MartinoLa morte di Simon Gautier, il giovane francese caduto in un dirupo e ritrovato dopo 9 giorni dalla sua richiesta di soccorso, scatena dure polemiche sul ritardo dell’Italia nell’applicazione del sistema di geolocalizzazione per le emergenze nonostante la direttiva Ue che lo rende obbligatorio. «Se l’Italia avesse messo in pratica la direttiva recepita nel 2009, Simon Gautier sarebbe stato immediatamente geolocalizzato, soccorso in tempi rapidissimi, e forse con esiti ben diversi», denuncia il presidente nazionale della Società italiana sistema 118 Mario Balzanelli.
«Questa vicenda rende palese l’insostenibile fatto che in Italia le Centrali Operative 118 siano ancora prive del sistema di geolocalizzazione delle chiamate d’emergenza, pur previsto dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 2009». E sottolinea che in Italia non è ancora disponibile il sistema tecnologico Advanced Mobile Location (AML), grazie al quale, pure in assenza di rete internet, dallo smartphone di chi richieda il soccorso parte immediatamente un sms al 112 che comunica le coordinate gps corrispondenti esattamente al punto in cui si trova la vittima.
Balzanelli spiega l’enorme ritardo con cui si sta muovendo la macchina dell’emergenza e punta il dito contro la scelta, solo italiana, di avere un numero unico per tutte le emergenze: «Nonostante l’Europa abbia sancito che il numero unico 112 si affianchi ai numeri nazionali dell’Emergenza, e non che li sostituisca, il nostro modello 112 invece, proprio perché irrazionalmente sostitutivo degli altri numeri, ha di fatto paralizzato l’implementazione della tecnologia obbligatoria di geolocalizzazione».
Finora 10 Paesi su 19, a partire dalla Francia, hanno realizzato il modello. «Se Gautier avesse chiesto aiuto nel suo Paese, sarebbe stato soccorso subito. Ora, tutto questo non è stato fatto in Italia», dice amaramente il presidente del 118.
Il risultato di questa politica ha prodotto «tempi più lunghi, costi maggiori, soccorsi più lenti. Proprio un bel guadagno per gli italiani e per chi si trovi in Italia», conclude Balzanelli. Che propone, perlomeno fino a che l’Italia non si doterà del sistema di geolocalizzazione, che l’operatore, nel momento in cui riceve la chiamata di soccorso invii un messaggio WatsApp a chi chiede aiuto in modo che con la risposta sia possibile localizzare la vittima. WatsApp infatti ha la funzione che consente di individuare il posto da dove è partita la chiamata.
Proprio oggi un turista italiano è stato soccorso durante un’escursione nella Sardegna orientale grazie all’impiego del sistema SMS Locator. «Chi è in difficoltà riceve un sms con il quale viene avvisato che i soccorritori lo stanno cercando – spiega Silvia Arrica, del servizio regionale di Soccorso alpino e speleologico (Cnsas) – nel messaggio è presente un link e un invito ad aprirlo. Una volta aperto i soccorritori possono ricevere tutte le informazioni per decifrare la posizione. In pratica funziona come una web app». L’sms locator – ma esistono anche altri programmi con le stesse caratteristiche – è molto diffuso e utilizzato dai servizi di soccorso in tutta Italia, Sardegna in testa.
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