Comitato Grande Lucania: diversi comuni hanno detto sì al referendum
| di RedazioneDa qualche anno si sente parlare di Grande Lucania. Non si tratta di una squadra di calcio di seconda categoria. E nemmeno di un’associazione che organizza sagre e feste popolari. Come si legge sul sito internet ufficiale del movimento è "un’ associazione costituita con l’obiettivo di arrivare all’aggregazione alla Regione Basilicata dei territori del Vallo di Diano e del Cilento per realizzare il progetto della Grande Lucania.
È un movimento collettivo, trasversale, che si basa su una comune memoria storica e culturale. Siamo di fronte ad una domanda politica che sale dalle comunità locali. Non è semplice accademia o enfatizzazione culturale, né si tratta di piccoli egoismi o piccoli protagonismi. È in gioco l’interesse generale del territorio con le sue dinamiche ed aspettative".
Il progetto, che in realtà ha radici molto antiche, nasce ufficialmente il 24 ottobre HYPERLINK "/wiki/2006"2006, quando nella Certosa di Padula, si costituisce l’organismo del comitato promotore, con a capo la presidente Tizia Bove Ferrigno. L’iniziativa, che ha conquistato molti consensi a livello popolare, balzò all’attenzione del pubblico nazionale per essere sbarcata in televisione, il 7 maggio 2007, quando alcuni organizzatori parteciparono alla trasmissione Vota Antonio!, trasmessa da Rai Due.
Il retroterra "storico" del progetto si ritrova nella Lucania di epoca romana, quando la regione comprendeva un vasto territorio che aveva come confine settentrionale il fiume Sele. Oreste Mottola scrive: "Dell’Antica Lucania fecero parte il Cilento ed il Vallo di Diano. Paestum fu città anche lucana. E le Nares Lucanae, le porte della Lucania "stretta" sono allo Scorzo di Sicignano degli Alburni, Vallo della Lucania porta quel nome e non un altro. La parlata cilentana, la musica ed il canto del Cilento, sono altra cosa da Napoli. Sono la "lucanità".
La Lucanità latente del territorio del Cilento e del Vallo di Diano è testimoniata da diversi aspetti: tra questi, basti pensare che fino al 1983 la pretura di Sapri era sotto la giurisdizione del tribunale di Lagonegro, oppure che la stragrande maggioranza dei dialetti cilentani fanno parte della famiglia dei dialetti lucani e non di quelli campani.
Allo stato attuale, sono circa una ventina i comuni che tra il Cilento e il Vallo di Diano hanno deliberato in favore del quesito referendario da sottoporre ai cittadini. Un quesito che reciterà: "Volete che il comune sia separato dalla regione Campania per entrare a far parte integrante della regione Basilicata?". Tra i comuni che hanno già dato il via libera al referendum figurano Ascea, Atena Lucana, Auletta, Buonabitacolo, Caggiano, Casal Velino, Casaletto Spartano, Laurito, Monte san giacomo, Montesano sulla Marcellana, Sanza, Petina, Pisciotta, Torraca, Vallo della Lucania e Vibonati. Con ogni probabilità, nel prossimo consiglio comunale, anche Sala Consilina si aggiungerà all’elenco dei comuni favorevoli alla consultazione popolare. Poi, a breve, sarà la volta di Padula e di Teggiano. In un’altra decina di comuni, tra cui San Giovanni a Piro, Sapri e Sassano, sono in corso le raccolte firme pnecessarie per l’approvazione della delibera. Pare che a Camerota, prima dell’ultimo scioglimento della giunta comunale, si avesse intenzione di appoggiare l’iniziativa.
In relazione all’iter e alla possibilità di concretizzare il progetto, il Comitato Grande Lucania precisa: "Il procedimento è abbastanza articolato, non esente da possibili difficoltà, ma nello stesso tempo è garanzia della volontà e della auto determinazione delle comunità locali. Innanzi tutto, la forma dell’articolo 32 della Costituzione Italiana consente la celebrazione del referendum popolare per lo scorporo territoriale da una Regione all’altra. Poi, una sentenza della Corte Costituzionale, datata 2004, ha reso più agevoli le consultazioni popolari. Ancora, la riforma del titolo V° della Costituzione del 2004 ha aumentato i poteri legislativi delle Regioni. Le fasi previste sono: la costituzione comitati civici promotori del referendum; la delibera dei consigli comunali per approvare il quesito referendario; il confronto democratico tra le popolazioni interessate; la celebrazione del referendum consultivo; con la vittoria del referendum il governo recepisce i pareri dei due consigli regionali interessati, secondo un procedimento detto ‘legislativo rinforzato‘."
Dunque: pronte le delibere di tutti i Comuni, saranno consegnate alla Cassazione che nell’arco di qualche mese provvederà ad indire il referendum. Se passa, la decisione finale verrà presa dal Parlamento. Tizia Bove Ferrigno ha dichiarato: "Il nostro obiettivo principale è quello di informare le persone sui vantaggi che avremmo aggregandoci alla Basilicata. vantaggi che attualmente in Campania non esistono". Su questo Raffaele Dominicis, magistrato della Corte dei Conti, nativo di Ascea, ha scritto chiaramente: "E’ ora di separarci dalla Regione Campania". Ed ha dimostrato che, in punta di diritto, si può fare. Gli ha fatto eco Valentino Di Brizzi, presidente degli imprenditori del Vallo di Diano, che ha scritto: "Quasi la totalità dei nostri imprenditori è concorde nel sostenere che portare il nostro territorio in una regione che, oltre ad essere la nostra casa storica, sia per cultura che per tradizioni, in secondo luogo si differenzia dalla Regione Campania, per essere di dimensioni molto più ridotte e di conseguenza, in grado di porre maggiore attenzione alle nostre esigenze e, dunque di sburocratizzare e facilitare la realizzazione di opere infrastrutturali che ci consentano di abbattere in tempi celeri il gap con il resto d’Italia e d’Europa". Secondo Oreste Mottola, autore di un articolo pubblicato sul blog collinadegliulivi.blogspot.com, il nuovo assetto converrebbe a Sala Consilina e Vallo della Lucania perchè "nella nuova organizzazione regionale che deriverebbe dalla "scissione" dalla Campania queste due cittadine avrebbero tutti i titoli per poter aspirare ad essere i capoluoghi delle due nuove province che dovrebbero essere necessariamente formate. E Sala Consilina è naturalmente al centro di una serie di paesi (zona di Melfi – Lagonegrese – Senisese – Mercure) che oggi sono alle "dipendenze della provincia di Potenza. In questa zona da tempo è attivo un movimento d’opinione "per la terza provincia lucana" che naturalmente appoggerebbe un’ipotesi di nuova provincia lucana che abbia al centro il Vallo di Diano."
E, sempre secondo Mottola, converrebbe a Napoli e Salerno, "Città ed aree metropolitane che potrebbero avviare politiche economiche ed urbanistiche direttamente calibrate su aree intensamente popolate e quindi senza più tener conto dei piccoli "presepi" dei tanti paesi cilentani e dianesi."
"E’ senz’altro opportuno riflettere sul percorso comune d’aree geografiche vicine ed accomunate dagli stessi problemi, che una regione cerniera come la Basilicata, capace di guardare al di là dei suoi confini, deve saper cogliere e indirizzare nell’ambito delle sue politiche di sviluppo."
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