Le band del PMC Music Contest si raccontano al Giornale del Cilento
| di Giuseppe GalatoIl 24, 25 e 26 giugno e l’1 e 3 luglio si terrà presso il Parco della Musica di Vallo della Lucania un contest nazionale per band emergenti, il PMC Italian Music Contest, che si concluderà con il festival Voci dal Sud allo stadio comunale di Sant’Arsenio con Subsonica, Afterhours, Verdena e 24 Grana.
Dal Friuli Venezia Giulia alla Basilicata abbiamo chiesto alle band di presentarsi ai nostri lettori.
Tough Tone, sta per suono forte, rude, resistente. Questo aggettivo è il fulcro intorno a cui gira il sound, e l’anima della nuova band reggae di Agropoli. I Tough Tone suonano una musica fiera e forte, che nasce da corpo e mente. Un suono diretto, in levare, guidato dallo spirito e dalla consapevolezza di aver la possibilità di esprimere il proprio essere e la propria visione del mondo attraverso le vibranti sonorità reggae. I tough tone sono altresì composti da individui ognuno con il proprio background musicale, che viene mescolato a quello degli altri in modo da ottenere un prodotto musicale comunque originale, presentando quindi sonorità più roots come lo ska jamaicano, o al contrario più moderne come il dub. I Tough Tone inoltre infiammano con la loro musica nei concerti Live, che rappresentano il culmine della loro attività in studio, e dove meglio si apprezza la loro anima Tough.
Siamo in 4: Giovanni Canguro (voce e chitarra), Emanuele (chitarra ed effetti), Roberto (basso) Gianni (batteria). Suoniamo una specie di rock, che a tratti sembra pop ed a tratti sembra heavy metal, ma forse non è niente di tutto ciò.. ci piace pensare di essere un prodotto genuino della nostra terra, ossia il vallo di diano, forse perché inconsciamente essa contribuisce parecchio alla fattura dei nostri arrangiamenti musicali. Vorremmo trasmettere al pubblico la voglia di guardare oltre, e magari anche quella di spegnere la tv, cosa che sembra banale, ma che in realtà è fondamentale. Speriamo di toglierci qualche bella soddisfazione in futuro.. Finora qualcosina è arrivata. Ciao.
I “Diversamente Rossi” sono Ciro Celardo alla chitarra solista, Santolo Rea alla batteria, Gaetano Papa al basso e Vincenzo Rossi alla chitarra e voce. Veniamo da Napoli e come gruppo la nostra formazione è abbastanza recente. Siamo il risultato di esperienze artistiche diverse ma comunque tese alla musica “di qualità”: non cerchiamo l’impatto facile ma nemmeno vogliamo chiuderci in certi ermetismi esistenziali un pò di moda oggi. Ci piace il set acustico ma all’occorrenza non ci facciamo mancare un buon distorsore. Per qualcuno che avesse necessità di imbrigliarci in un genere probabilmente potremmo definirci come un cantautorale pop, se per cantautorale intendiamo un’attenzione ai contenuti e per pop una musicalità ariosa anche se, per noi, il ritornello non è una tassa fissa. Un verso di una nostra canzone che potrebbe caratterizzarci? “potrei volare controvento e attraversare questo maltempo che viene”.
“Raggela il sangue,l’inquietudine cede il passo al respiro…ed è dolce sentire. Un’anima luttuosa vaga attraverso la nostra infinità e lì potrai sempre trovarci. Un’eco,errante,grida. Sfonda il muro d’indifferenza…vuole farsi sentire. Tutto si fa labile…cade la maschera di neutrale espressione…si perde il controllo,poi la stasi,per un momento. Scorrono,lenti, fotogrammi…e quando torna la lucidità resta solo…lo spavento.”
Gli Emily’s Bed sono un gruppo di ragazzi semplici ed insicuri, fragile gente di periferia, che si diverte a mettere a nudo le proprie paure e debolezze. Quando moriva Kurt Cobain noi iniziavamo ad ascoltare musica, e da quella volta non abbiamo smesso né abbiamo perso quell’impronta rude del rock anni ‘90. Poi si cresce, e si ascoltano i grandi cantautori italiani come Dalla e De Gregori, e i generi si mischiano in quello che si può definire Cantautorato Grunge. Tutto qui, questo noi siamo. Ormai andiamo tutti per i 30 anni, disoccupati o in cassa integrazione, e la musica è la nostra unica ancora di salvezza.
C’è uno specchio giù in cantina da anni ormai
Manca l’aria è fermo il tempo è tenebra
Lui si pettina con forza e sanguina
È un bambino ha occhi chiari ed ansima
Troppo tardi per toglierlo via di là
Prima o poi ci scorderemo anche di lui
Due o trecento chiodi basteranno mai
Ben piantati sulla porta dei suoi guai
Guai
Guai
Due entità spazio temporali che hanno deciso di suonare la loro musica indistintamente da tutto. Un ragazzo e una ragazza, che avendo visto troppe volte l’enciclopedia dei Beatles, “I love Radio Rock”, “Control” e quant’altro credono che sia ancora possibile inseguire il sogno del rock’n roll. Giovanni e Barbara che vogliono vedere il mondo.
Simili a qualcosa di secco, crudo, non umettato, amano districarsi tra una fase difensiva di trapattoniana memoria e, di contro, una fase offensiva che tutt’oggi li presenta al mondo delle 7 note come gli “Emmure del Vingone”. Molti tra critici musicali, chef d’alto rango, carpentieri e punkabbestia li hanno definiti “dei grandissimi ex-facoltosi del delay”.
LE CLUB NOIR E’ AMORE_
COSA?… AMORE?
l’ Amore è il “trait d’union” tra tutte le nostre canzoni.
L’ Amore per la Musica ci porta a cercare il “bello” e ci da la forza di superare gli ostacoli che troviamo giornalmente sul tortuoso sentiero che ogni band emergente deve percorrere.
Il nostro Amore lo puoi Sentire in un pezzo piano e voce, lo puoi urlare su una sfuriata di chitarra e lo puoi ballare su un groove incendia pista.
Detto questo mi trovo costretto a citare Frank Zappa…”Parlare di musica è come ballare di architettura..”
Con noi il “beat” Italiano risorgerà!!!
Siamo una rock’n’roll band agli esordi che fa ancora il “lavoro sporco” che tanti presunti artisti spesso rinunciano a fare o saltano a piè pari sospinti da altri canali come i talent show. Portiamo la nostra musica ovunque sia accolta e nonostante la gran mole di live che abbiamo avuto la fortuna di fare quest’anno, spesso cantare brani inediti in inglese del genere britpop ci mette alla gogna di musicisti e/o critici snob che si atteggiano ad alternative, ma che solo 4 o 5 anni fa erano accanto a noi ai concerti degli Oasis. Siamo quelli “con l’atteggiamento giusto”, pensiamo solo alle nostre canzoni e ci basta che il nostro disco stia in qualche lettore cd o che alcune persone che non abbiamo mai conosciuto abbiano i nostri brani sull’ipod. Questo ci basta anche se siamo pronti a qualsiasi tipo di evoluzione professionale, noi non ci fermiamo mai. Quindi, se da un lato il nostro motto è “dont’ask for money, don’t ask for glory” (come recita il testo di una nostra canzone) sappiamo di essere un progetto molto valido sul mercato attuale e pronto a entrare nei cuori del grande pubblico, del resto come diceva una delle nostre guide spirituali “Se dici a tutti che fai parte della più grande rock band del mondo, la metà ti crederà”. Cheers
Zampanò Forti è un progetto di musica d’autore che nasce nel 2008 a Napoli da un’idea di Paolo Montella.
Attualmente Zampanò è impegnato nella presentazione del suo album autoprodotto “il mite. il matto.” una sperimentazione audio che connette rumori ambientali e musica innescando grazie al “caso” contaminazioni non ripetibili. 24 brani registrati in strada in 24 location diverse con un solo microfono e dal vivo. Ogni registrazione è stata programmata e terminata in un unica giornata. Le location, selezionate a partire dalla canzone, venivano scelte in base ai rumori e ai suoni che “naturalmente” offrivano. Hanno partecipato alle registrazioni non solo musicisti ma anche molte persone estranee al mondo della musica “suonata”.
“il mite. il matto.” è un progetto complesso che parte dalla strada come habitat naturale e mette le radici in molti altri contesti, metodi, significati ed esperienze.
Libri dell’orrore, spiagge drogate e ponti sotto i quali portare a vivere i propri ricordi. L’immaginario dei Penny Press, decadente e romanzato, è frutto di una cultura della rielaborazione e rivalutazione del quotidiano. Fuggire da schemi e schermi musicali è, se non prerogativa, traguardo per questi cinque ragazzi che, oltre a condividere dalla primavera del 2010 questo progetto, portano avanti da più di un decennio sincere amicizie. L’idea della band, partorita per gioco da Luca Di Leo (basso e armonica) e Antonio La Sala (voce e chitarra acustica), viene sviluppata, come accade a molti, nelle proprie camerette per poi passare nelle mani, orecchie e computer di Antonio Russo (fonico sul palco) che li registra e ne ridefinisce il suono. Ancora incompleti si avvalgono della ferrea collaborazione di Roberto Lombardi (tastiere) e Luigi Maffei (batteria). Auto – prodursi non è cosa facile ma l’opera è resa vivace dalla (auto)produzione di videoclip messi in rete per rendere più fruibile il loro operato. L’Ep, intitolato “La solitudine dello Yeti”, comprensivo di sei brani sta pian piano prendendo piede nei maggiori network, mentre i Penny Press pensano e scrivono già per la seconda fatica, ma di questo ne parleremo la prossima volta.
Nonostante tutto, pur restando fermi ci muoviamo nei labirinti e nelle venature scure del pavimento. Cerchiamo i germogli attraverso processi interiori affinchè il suono ne sia inebriato e possa riuscire all’ascolto crudo, secco, efficace come un fiume in piena.
I Fronte d’onda suonano ROCK, su questo sono tutti d’accordo. Sul resto c’è un po’ di confusione:
– ad esempio Nessim Fadlon, cantante, chitarrista, autore e megapresidente galattico del gruppo sostiene che i Fronte d’onda suonano una miscela di rock e musica elettronica.
– Francesco Cappelli, pianolista professionista con l’hobby dell’ingegneria, non è d’accordo. Per lui i Fronte d’onda suonano HEAVY METAL con sfumature di playback per le parti più impegnative.
– Andrea Portieri sostiene invece che grazie ai suoi intricati interventi chitarristici il gruppo abbia acquisito un carattere popular riallacciandosi alla tradizione dei classici della british invasion bla bla… ma nessuno lo sta a sentire quindi è tutta una elucubrazione sua.
– Mirko Sgambetterra suona il basso funky, gli altri facessero quello che c***o gli pare.
– Luca Pichi suona i bonghi come se fosse in Africa ma non ha mai chiesto il permesso a nessuno. Gli altri lo lasciano fare, tanto non da fastidio.
A me piace pensare che i Fronte d’onda sono 5 ragazzi che suonano quello che vogliono, senza doversi preoccupare di risultare troppo incazzati o troppo melodici.
DI SEGUITO IL PROGRAMMA COMPLETO
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