Il poeta col cilindro
| di Maria Rosaria PersicoSacro e profano si mescolano in una tavolozza di colori alternati: il concerto di Simone Cristicchi a Lentiscosa è stato uno di questi, il 2 settembre, in occasione della celebrazione di Santa Rosalia, che terminerà il 4 settembre con la festa della Santa.
L’artista romano, che ha esordito nel 2005 con il tormentone “Vorrei cantare come Biagio” e che nel 2007 si è classificato primo al Festival di Sanremo ha regalato due ore e più di buona musica ad un pubblico numeroso e scatenato.
Cristicchi si è presentato con cilindro e giacca cremisi, inaugurando la serata presentandola come un viaggio, un tour nelle camere del “Grand Hotel Cristicchi”. Come non incuriosirsi, anche sono per cinque minuti e fermarsi ad ascoltare ciò che ha da dire il riccioluto e arguto cantante? Dalle canzoni più recenti e commerciali, brani dell’esordio, tutti testi dai temi attuali, dalla superficialità della televisione dei talent show raccontata in “Meteora” alla politica, all’infermità mentale, all’arte, alla difficoltà dei giovani a trovare il loro posto nel mondo, senza trascurare brani del passato come “Malarazza”, magistralmente reinterpretata.
Temi che fanno pensare, rime che si fanno ricordare, pensieri un po’ tristi, dolci, amari, evocativi di qualcosa che non c’è ma che all’improvviso diventa palpabile nell’aria, nella musica, negli occhi della gente. Non è poi così difficile fermarsi a riflettere, ascoltando un ritornello orecchiabile, tutt’altro che stucchevole e sicuramente coinvolgente.
La serata si conclude, il pubblico ha cantato e ballato, Simone Cristicchi se ne va ma saluta con allegria, ricordando che il mondo della musica leggera è effimero ma che con un testo meno banale forse non solo al cuore ma anche al cervello della gente, non è poi così difficile arrivarci.
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