Natale in tavola, le tradizioni cilentane
| di Marianna Vallone“Quando vi sposate?”, “Lo fate un figlio?”, “E tu quando ti decidi a trovare un lavoro serio?”, “Quanto manca alla laurea?”. Insomma, se ci sono i parenti dalle mille domande allora è arrivate Natale e davvero si salvi chi può. Così torna inevitabilmente alla mente l’immagine dell’intera famiglia che si riunisce per le festività, nel film di Mario Monicelli del 1982, tra le più belle pellicole mai realizzate, un cult della commedia italiana. I regali, la famiglia, la ‘tombolata’, sono una lunga serie di ingredienti che compongono la festa ma per Saverio e Trieste, una coppia di anziani, che ospitano per le feste natalizie i loro quattro figli e le corrispettive famiglie, il pranzo del 25, diventa il momento in cui annunciare agli apparentemente affettuosi figli la decisione di non voler passare il resto dei giorni in solitudine e volersi trasferire a casa di uno di loro. Dove? La soluzione trovata dai figli però lascerà senza parole. Come, tra luoghi comuni e convenevoli nelle tavolate lunghe e affollate, a lasciare senza parole spesso è il pranzo di Natale con le sue portate infinite, i suoi profumi e le sue calorie. Dal più tradizionale al più creativo passando per il menu di Natale per vegetariani, il menu a buffet, il menu di pesce o di carne, dalle scelte più rustiche e quelle più ricercate è proprio vero che “Paese che vai, usanza che trovi”.
In Campania protagonista assoluto è invece il pesce soprattutto il giorno della vigilia che rimane anche per il giorno seguente: frittelle di baccalà e baccalà fritto, spaghetti “a vongole”, frittura mista, pesce al forno e capitone. A Napoli sempre presenti i broccoli di Natale e l’insalata di rinforzo, ovvero il cavolfiore lessato, insaporito da alici salate, olive e “papaccelle napoletane”. Nel Cilento non mancano mai salumi e formaggi affettati, le conserve sott’olio, come le olive ammaccate, zeppole, baccalà fritto, lasagne, cavatielli conditi con il sugo di carne, e verdure a volontà. Mentre si sparecchia e ci si prepara a giocare a tombola, a tavola arrivano struffoli e le pastorelle, gli scauratielli, mandarini, uva, noci, mandorle, fichi secchi e nocciole. Non mancano i panettoni artigianali, ottimi, realizzati anche dai maestri pasticceri del territorio. E poi vini, spumante.
Ma a Natale c’è anche chi, nostalgico degli anni ’80, porta in tavola insalate russe, penne vodka e salmone, aspic di frutta, cocktail di gamberi e tiramisù. Niente di sbagliato, fatta eccezione per la freschezza, un buon pranzo di Natale che si rispetti, se non è tradizionale, almeno segua sempre la stagionalità.
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