«No» alla strada asfaltata sul Monte Cervati: la lotta delle associazioni ambientaliste
| di Pasquale Sorrentino«Salviamo l’area protetta del Monte Cervati». È questo l’appello dell’associazione “Italia nostra” – sezione Cilento Lucano, del club alpino italiano, gruppo regionale campano; di Futura Cilento, associazione per lo sviluppo locale equo e sostenibile; Resta Vallo di Diano; Get (gruppo Escursionistico Trekking) Vallo di Diano e circolo Legambiente Stella Maris di Agropoli.
Inoltre è stato presentato un ricorso al Tar per bloccare la strada ed è stato scritta una lettera al presidente Cuccurullo per chiedere preventivamente degli interventi. «L’amministrazione comunale di Sanza ha deciso infatti che per salire sul Monte Cervati la vecchia pista di esbosco, costruita negli anni ’60, in roccia e terra battuta, non va più bene, ma bisogna andarci attraverso una larga strada asfaltata, magari in Pullman Gran Turismo oppure comodamente seduti nella propria auto. Gli enti preposti – si legge nella lettera – alla tutela hanno fatto finta di non vedere e hanno rilasciato le loro autorizzazioni, che rappresentano una condanna a morte per tutte le creature del Cervati, per la bellezza di questi luoghi e di questi paesaggi incontaminati, che ora saranno aggrediti dal rumore, dall’inquinamento, dai rifiuti, dal rischio incendi».
Le associazioni ripercorrono la storia della strada. «Nel 2010 il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha autorizzato i lavori di “manutenzione e messa in sicurezza” di una pista di esbosco in terra battuta, realizzata sul Monte Cervati negli anni ’70, sostenendo che la strada “già esisteva” e dando delle prescrizioni vincolanti al progetto presentato dal Comune di Sanza, che però non sono state recepite nel progetto esecutivo, ancorché esso sia stato poi nel 2019 approvato dall’ente Parco. La “strada” in realtà non era tale, infatti non è presente nel PUC del Comune né nella cartografia ufficiale dell’ente Parco. Il divieto assoluto di impermeabilizzare il suolo è stato aggirato in quanto per la realizzazione del manto stradale si sta utilizzando del comune asfalto, mentre la tipologia di opere per la regimentazione delle acque piovane è del tutto difforme da quella prescritta dall’ente e provocherà in breve tempo un grave dissesto idrogeologico».
L’accusa è rivolta all’amministrazione comunale di Sanza. «Lo scopo dichiarato degli amministratori di Sanza è quello di ‘incentivare il turismo’, anche religioso, considerata la presenza sulla cima del Monte Cervati di una chiesa, oggetto di pellegrinaggio a piedi, due volte all’anno, da parte della popolazione locale. Lungo il tracciato infatti o a poca distanza da esso, è possibile ammirare alcuni ‘attrattori naturalistici’ come ‘l’inghiottitoio di Vallevona’. L’amministrazione di Sanza, incentivando l’uso dell’auto privata e immaginando code di pullman inerpicarsi sulla cima del Monte Cervati, conducendovi piccole folle di turisti, come al luna park, ritiene di promuovere lo sviluppo. In realtà tutto quello che riuscirebbe a ottenere sarebbe il degrado di un’area naturalistica di eccezionale bellezza e importanza».
Non solo proteste. Avverso la realizzazione della “strada del Cervati” l’associazione Italia Nostra ha presentato ricorso al Tar di Salerno. Con una “lettera aperta” diffusa tramite manifesti nei principali centri del Cilento e Vallo di Diano, le associazioni ambientaliste chiedono al Presidente dell’ente Parco, Cuccurullo, di anticipare il giudizio del Tar e di annullare in autotela i provvedimenti autorizzativi a suo tempo rilasciati dall’ente.
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