Nuove tariffe sanitarie in Campania: l’allarme delle associazioni di categoria
| di Luigi MartinoLe nuove tariffe dei servizi sanitari e sociosanitari proposte dalla Regione Campania stanno sollevando un coro di preoccupazioni tra le principali associazioni di categoria della sanità privata accreditata. Queste strutture, che erogano la quasi totalità delle prestazioni riabilitative e sociosanitarie per conto del Servizio Sanitario Regionale, denunciano una situazione critica che potrebbe mettere a repentaglio l’intero sistema di assistenza.
Una proposta inadeguata dopo un anno di lavoro
Le associazioni, tra cui AIAS, Aiop Campania, Anffas Campania e Confindustria Napoli, hanno duramente criticato la proposta regionale, definendola “mortificante” e inadeguata. Dopo oltre un anno di confronti e lavori tecnici con i rappresentanti regionali e la KPMG Advisory, l’offerta di aggiornamento tariffario è risultata essere non solo irrisoria ma persino lesiva rispetto agli impegni presi. Secondo le associazioni, l’ipotesi di un incremento delle tariffe senza un aumento dei tetti di spesa potrebbe addirittura portare a una riduzione delle prestazioni, in aperta contraddizione con le norme volte a smaltire le liste d’attesa.
Un rischio per i più fragili
L’allarme è particolarmente grave in un contesto che dovrebbe puntare al rafforzamento dei servizi di prossimità e alla tutela delle fasce più deboli della popolazione, come anziani, persone con disabilità e individui non autosufficienti. Le associazioni sottolineano che la manovra regionale ignora i crescenti costi operativi delle strutture, legati anche all’aumento dei contratti collettivi nazionali e al caro vita.
“La sostenibilità economica delle nostre aziende è messa seriamente a rischio”, affermano i rappresentanti delle strutture private. “Questa decisione mina la qualità delle cure e mette in discussione il diritto fondamentale alla salute”.
Sentenze costituzionali ignorate
A rafforzare la protesta, le associazioni citano la sentenza 62/2020 della Corte Costituzionale, che vieta di condizionare finanziariamente le prestazioni sanitarie fondamentali, e la recente sentenza 195/2024, che ribadisce la necessità di tutelare prioritariamente la salute rispetto ad altre voci di spesa pubblica. Nonostante questi principi, le strutture accreditate lamentano l’imposizione di requisiti di qualità senza adeguata remunerazione.
Proclamato lo stato di crisi
Di fronte alla mancanza di apertura da parte della Regione, le associazioni hanno annunciato lo stato di crisi per le strutture riabilitative e sociosanitarie. “Siamo pronti a intraprendere tutte le azioni necessarie per contestare questo comportamento sleale”, si legge in una nota congiunta. Tra le possibili azioni, non si esclude il ricorso a mobilitazioni e interventi legali per tutelare i diritti delle strutture, dei lavoratori e dei cittadini.
Un appello alla politica regionale
Le associazioni chiedono alla Regione Campania un cambio di rotta, sollecitando un confronto costruttivo per trovare soluzioni che garantiscano la sostenibilità del sistema e il rispetto dei diritti dei cittadini. La posta in gioco non riguarda solo le aziende, ma l’intero tessuto sociale campano, con un impatto diretto sulla qualità della vita e sulla dignità delle persone più fragili.
La questione resta aperta, in attesa di risposte concrete da parte della politica regionale.
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