Odissea in tre ospedali salernitani, morto a 60 anni. Autopsia: «Aveva intestino perforato»

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Odissea in tre ospedali salernitani, morto a 60 anni. Autopsia: «Aveva intestino perforato»

Antonio Vivone, 60 anni, ex carabiniere di Montecorvino Pugliano, ha perso la vita dopo un lungo e doloroso calvario iniziato con un malore e terminato con un intervento tardivo. La vicenda, che ha sollevato interrogativi sulla gestione sanitaria, è ora oggetto di un’indagine della Procura di Salerno.

Era il mese di agosto quando Vivone, sofferente per forti dolori addominali, si è recato all’ospedale Ruggi di Salerno. Sospettando un problema serio, l’uomo si è sottoposto alle formalità di rito e ha atteso in sala d’aspetto, sperando in un intervento rapido. Nonostante le fitte insopportabili che continuavano a tormentarlo, è stato lasciato in attesa per sette lunghe ore senza essere visitato da un medico.

Frustrato e debilitato, Vivone è tornato a casa, dove ha cercato di resistere per altri giorni prima di recarsi in un secondo ospedale, questa volta a Cava de’ Tirreni. Qui, il personale medico lo ha visitato e, sorprendentemente, lo ha rimandato a casa con una diagnosi rassicurante e una prescrizione di farmaci, ignorando i segni di una condizione ben più grave: un intestino perforato. Né Vivone né la sua famiglia riuscivano a credere a quanto stava accadendo.

Esasperato e stremato dal dolore, Vivone ha deciso di tentare un’ultima strada, rivolgendosi all’ospedale di Eboli, dove aveva prestato servizio per 30 anni come carabiniere. Qui, finalmente, i medici hanno individuato il problema: l’intestino era perforato, con gravi conseguenze per il suo stato di salute. La situazione era critica: il paziente presentava feci nell’addome, segno di una peritonite in corso. Tuttavia, nonostante la diagnosi corretta, l’intervento chirurgico è stato eseguito solo dopo cinque giorni di ricovero, un ritardo che si è rivelato fatale.

Dopo l’operazione, sebbene il dolore fosse diminuito, le condizioni di Vivone sono rapidamente peggiorate. Il 4 settembre, l’ex carabiniere è deceduto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Eboli. La famiglia, sconvolta dalla perdita, ha deciso di denunciare quanto accaduto alle autorità.

L’autopsia sul corpo di Vivone è stata eseguita pochi giorni fa, sotto la supervisione del pubblico ministero Ivana Niglio, che ora attende i risultati delle analisi. L’indagine coinvolge i tre ospedali in cui l’uomo è stato ricoverato, con l’obiettivo di chiarire se ci siano stati errori diagnostici o ritardi nella gestione del suo caso. Tra i documenti al vaglio della magistratura vi sono le cartelle cliniche e i tempi delle procedure adottate dai medici.

Entro sessanta giorni, l’esito dell’autopsia e delle analisi fornirà una risposta. Solo allora si deciderà se procedere legalmente nei confronti dei medici coinvolti o se archiviare l’inchiesta. Intanto, la comunità piange la perdita di un uomo che, per anni, aveva servito con onore l’Arma dei Carabinieri, ma che ha visto il suo destino tragicamente segnato da una catena di errori e ritardi.

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