Oltre il risultato, Giuseppe Rinaldi: «Il sistema politico deluchiano è battibile»

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Oltre il risultato, Giuseppe Rinaldi: «Il sistema politico deluchiano è battibile»

A una settimana dall’elezione di Vincenzo Napoli, di centrosinistra, alla presidenza della Provincia di Salerno, il candidato del centrodestra, Giuseppe Rinaldi, fa un bilancio della sfida elettorale. In questa intervista, a mente fredda, analizza i risultati, riflette sulle dinamiche del voto e guarda alle prospettive future per il centrodestra salernitano e i territori periferici della provincia.

  • Nonostante la sconfitta, il centrodestra ha registrato una crescita, raggiungendo il 35% dei consensi tra gli amministratori locali. A cosa attribuisce questo risultato? E che valore ha, secondo lei, in una prospettiva futura?

«Sì, il centrodestra aumenta il suo consenso alle tornate provinciali con un +11% rispetto alle ultime elezioni per il Consiglio (2023), un +5% rispetto alle ultime elezioni del Presidente (2022) e un +150 circa di amministratori (anche più delle firme raccolte) che hanno aderito per una percentuale totale intorno al 35%. Percentuale finale fortemente caratterizzata dal voto di Salerno città il cui peso di un consigliere comunale vale 373 punti rispetto ai 12 punti di un collega di un piccolo Comune. Il merito, leggendo le analisi più a fondo (+76 amministratori solo nei piccoli comuni) sta nell’aver offerto una proposta politica più vicina ai territori e meno “salernocentrica” oltre che in un evidente e oggettivo calo del sistema politico deluchiano che, in una prospettiva futura, emerge essere un sistema battibile».

  • Cosa ha colto dal contatto diretto con i territori? Se a votare fossero stati i cittadini, crede che il risultato sarebbe stato diverso?

«Ho raccolto e imparato tanto dai numerosi amministratori incontrati in ogni angolo della provincia. Ho registrato fiducia ma anche tanta preoccupazione per alcune problematiche ataviche e senza prospettiva, a breve, di risoluzione. Ho rivisto una terra bellissima ma che forse avrebbe desiderio di sperimentare nuove pagine politiche. Credo, con grande umiltà, e leggo che molti lo riferiscono, che se avessero votato i cittadini queste pagine sarebbero già scritte nel libro del cambiamento».

  • A livello provinciale, l’esito era, in qualche modo, prevedibile. Ma sul piano locale, si aspettava una risposta diversa dagli amministratori del Vallo di Diano?

«Il risultato risente molto della Delrio e del sistema ponderale tra Comune di Salerno, grandi comuni e piccoli centri. Inoltre, è noto che la maggioranza degli amministratori della provincia sono storicamente vicini al PD. Come vicini al PD sono gran parte dei colleghi amministratori del Vallo di Diano. A loro non imputo nulla, ho troppo rispetto del loro ruolo delegato dai cittadini, so che ci sono alcuni che hanno sostenuto me come espressione del territorio a prescindere dalla tessera di partito ed altri che non lo hanno fatto. Chi mi conosce sa che questo esito non influirà assolutamente sul rapporto istituzionale territoriale, altra cosa le future sfide politiche».

  • In territori dove gli equilibri politici sono consolidati da anni, come nel Vallo di Diano, pensa che ci sia ancora spazio per una proposta programmatica alternativa? O bisogna fare i conti con logiche ormai strutturate?

«Se pensassimo che tutto fosse definitivo, nella vita come nella politica, nessuno inizierebbe alcun progetto e nessun ricambio, sia di generazione sia di idee, si genererebbe. Se ciò accadesse realmente siamo destinati a scomparire e anche presto. L’auspicio è che il Vallo di Diano non perda mai la vivacità dialettica di trovare, se occorre, nuove forze, energie, strade, percorsi».

  • La recente decisione della Corte costituzionale sul terzo mandato viene letta da molti come la fine di un’epoca. È d’accordo? Quali scenari si aprono ora, in particolare in aree come il Vallo di Diano e il Cilento, dove il consenso attorno a De Luca appare granitico?

«Una pronuncia ineccepibile, attesa, giusta che se fosse stata programmata qualche giorno prima avrebbe inciso anche sulle elezioni che mi hanno riguardato. Indubbiamente qualcosa cambierà. Molti, senza De Luca governatore, guarderanno altre proposte e probabilmente sosteranno anche ciò che veramente hanno sempre pensato perché uno dei dati che ho avvertito in questi giorni è che alcuni amministratori sono, sì, deluchiani e votano sempre in quel modo ma non hanno convinzioni di sinistra anzi, a volte, sono più a destra di me».

  • Che idea si è fatto del suo competitor? Crede che il neoeletto presidente, sindaco del comune capoluogo, riuscirà a garantire attenzione anche ai territori periferici? Ad esempio, affronterà con decisione la questione del ponte Tanagro?

«Dopo una settimana ancora nessuna parola sulle priorità, sulle scelte programmatiche, sulle urgenze. Mi sarei aspettato che, con un gesto significativo e di vicinanza ai territori, si fosse recato in sopralluogo sul ponte Caiazzano oramai simbolo, dopo quattro anni, dei ritardi atavici della Provincia che tanto incidono soprattutto nei territori più distanti dal centro. Auspico che i consiglieri provinciali, i Sindaci che hanno sostenuto Napoli, i consiglieri comunali pretendano attenzione per i territori altrimenti sarebbero correi di una “salernocrazia” che sin dalla presentazione della candidatura mi è parsa abbastanza chiara».

  • Ogni campagna elettorale lascia un segno. Questa, in particolare, le ha portato attestazioni di stima e incoraggiamento. Sta valutando l’ipotesi di una candidatura alle prossime elezioni regionali? Quali elementi potrebbero orientare la sua decisione?

«Ringrazio davvero i tanti amici, sostenitori, dirigenti di partito, amministratori, Sindaci, anche tra chi non mi ha votato o si è astenuto, che mi hanno, in queste ore, mostrato stima per il risultato realisticamente buono. Chi sa leggere i dati politici sa che era difficile fare di più ma era molto più probabile fare di meno rispetto le ultime competizioni. Così non è andata. La decisione di candidarmi alla presidenza della Provincia non è collegata ad altre candidature e inoltre non va sottaciuta la scellerata norma elettorale che recentemente la Regione Campania ha varato anche per le candidature dei Sindaci al Consiglio Regionale. Dall’altro lato, è pure vero che chi fa politica per passione, vocazione, militanza e servizio è sempre pronto a metterci la faccia perché chi non rischia per le proprie idee o non vale nulla lui o non valgono nulla le sue idee».

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