Omcidio Vassallo, il figlio: «Ora tutti in carcere, dove meritano di stare»

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Omcidio Vassallo, il figlio: «Ora tutti in carcere, dove meritano di stare»

“Mi auguro davvero che tutti e otto finiate in carcere, esattamente dove meritate di stare.” Con queste parole, Antonio Vassallo, figlio del compianto sindaco pescatore Angelo Vassallo, ha commentato sui social la chiusura delle indagini della Procura di Salerno sull’omicidio avvenuto il 5 settembre 2010.

Per oltre tredici anni, la famiglia Vassallo ha atteso risposte sulla tragica fine del primo cittadino di Pollica. Oggi, con la conclusione delle indagini, emergono nuovi dettagli su una vicenda che ha scosso l’intera comunità cilentana. “Ci sono state persone coinvolte nell’omicidio di mio padre di cui non riuscivamo a comprendere appieno il ruolo e il grado di responsabilità,” spiega Antonio. “Abbiamo sempre avuto fiducia negli inquirenti, e ora, leggendo le carte, il quadro appare chiaro.”

Tra i nomi coinvolti nell’inchiesta spiccano i fratelli Palladino, imprenditori di Acciaroli. “Nessuno avrebbe mai immaginato un loro coinvolgimento così profondo,” rivela Vassallo. “Inizialmente si ipotizzava un legame con un traffico di droga, ma non pensavamo che fossero così direttamente coinvolti nel giro criminale che ha portato all’omicidio di mio padre.”

Uno snodo cruciale delle indagini è una telefonata del 20 agosto 2010 tra Angelo Vassallo e Domenico Palladino. “Non sappiamo cosa si siano detti, ma da quel momento si è innescata una catena di eventi che ha permesso agli inquirenti di ricostruire il contesto del delitto,” sottolinea Antonio Vassallo.

Il figlio del sindaco pescatore punta il dito anche contro Lazzaro Cioffi, ex carabiniere e amico della famiglia. “È colui che più di tutti ha cercato di sviare le indagini. Era una persona di fiducia, un membro della comunità, e proprio per questo ha potuto agire indisturbato. Per troppo tempo siamo stati distratti e non abbiamo dato peso a dettagli che oggi risultano fondamentali.”

Nonostante l’assenza dell’arma del delitto, Vassallo si dice certo della solidità delle prove raccolte. “Non ci sono una pistola o un video, ma gli elementi emersi tracciano un quadro chiaro delle responsabilità. Dopo anni di depistaggi, è arrivato il momento della verità.”

Ora, la famiglia Vassallo si prepara al processo. “Siamo pronti con i nostri avvocati Silverio Sica, Giuseppe Lucibello e Dario Barbirotti. Accanto a noi ci saranno molte associazioni che si costituiranno parte civile. Speriamo che chi ha spezzato la vita di mio padre paghi per quello che ha fatto.”

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