Omicidio di Angelo Vassallo: nuovi sviluppi nell’inchiesta, tra sospetti e depistaggi

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Omicidio di Angelo Vassallo: nuovi sviluppi nell’inchiesta, tra sospetti e depistaggi

L’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore ucciso esattamente quattordici anni fa, il 5 settembre del 2010, continua a suscitare attenzione con nuovi dettagli e sospetti che emergono a distanza di oltre un decennio dal tragico evento. A gennaio la Procura di Salerno ha compiuto un passo decisivo convocando per un lungo interrogatorio il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, già tra gli indagati per il delitto. Questa convocazione arriva a seguito del decreto di perquisizione emesso nell’estate del 2022, a distanza di un anno e mezzo. Gli inquirenti hanno concluso l’interrogatorio, durato undici ore, con una rivelazione significativa: Cagnazzo non sarebbe indagato solo per concorso in omicidio volontario, ma anche con l’aggravante della premeditazione e di finalità camorristica.

Dopo questa lunga giornata di interrogatori, sul caso è calato il silenzio, ma nel frattempo sono stati acquisiti nuovi elementi probatori che potrebbero chiarire ulteriormente le responsabilità dei vari indagati. Da tempo, infatti, gli investigatori sospettano che il colonnello Cagnazzo abbia avuto un ruolo nel depistaggio delle indagini, nonostante in quei giorni fosse ufficialmente in ferie e lontano dalla zona di Pollica, dove era in servizio. Durante la sua assenza, sembra che continuasse a «fornire istruzioni e direttive agli uomini dell’Arma», sollevando ulteriori dubbi sul suo coinvolgimento.

Un’estate di lavoro per gli inquirenti

L’estate scorsa ha rappresentato un periodo cruciale per la Procura di Salerno, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale. Nuove verifiche investigative sono state condotte per risolvere i tanti nodi rimasti irrisolti. Uno degli obiettivi principali è stato quello di identificare l’esecutore materiale dell’omicidio: chi ha sparato i sette colpi di pistola che, quella notte, hanno posto fine alla vita di Vassallo. È ormai certo che si sia trattato di un’imboscata, ma l’identità del killer rimane ancora sconosciuta.

Tra i nove indagati, alcuni risultano coinvolti solo in attività di traffico di droga, non direttamente legati all’omicidio. Tuttavia, tra i sospettati spicca anche il nome di Lazzaro Cioffi, un carabiniere vicino a Cagnazzo durante il suo servizio nell’area metropolitana di Napoli. Cioffi è stato in passato condannato per traffico di droga e collusioni con il clan dei narcos di Caivano, circostanze che potrebbero aver un legame con l’assassinio di Vassallo.

Il movente legato al traffico di droga

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il movente dell’omicidio sarebbe legato al narcotraffico. Vassallo, con il suo impegno nella lotta ai piccoli spacciatori, avrebbe scoperto un sistema più complesso e ramificato, caratterizzato dall’arrivo di barche cariche di stupefacenti durante la notte ad Acciaroli, piccola frazione costiera del Cilento, dove il sindaco risiedeva. Questa pista era emersa già nei primi momenti dell’indagine, ma inizialmente aveva portato gli investigatori a concentrarsi su personaggi estranei ai fatti, come il brasiliano Bruno Humberto Damiano, noto per piccoli reati di spaccio. Damiano fu a lungo l’unico indagato per l’omicidio, nonostante due archiviazioni del suo caso. “Hanno creato un personaggio inesistente – dichiarò Damiano – e ancora ne subisco le conseguenze. Dopo tutti questi anni, vengo ancora indicato come l’assassino di Angelo Vassallo”.

Un’altra testimonianza chiave che ha rafforzato la pista del traffico di droga proviene da Raffaele Imperiale, noto boss del narcotraffico e ora collaboratore di giustizia. Imperiale avrebbe dichiarato di essere a conoscenza di un pusher che aveva un carabiniere a libro paga, facendo riferimenti al sindaco Vassallo.

Errori e depistaggi nella prima fase dell’inchiesta

La seconda inchiesta, che ha coinvolto la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, si è sviluppata anche grazie agli errori compiuti nelle fasi iniziali delle indagini. Tra questi, l’inquinamento della scena del crimine che ha dato forza alle accuse contro Cagnazzo e alcuni dei suoi collaboratori. Inoltre, non furono effettuati immediatamente i rilevamenti del DNA sul luogo del delitto, circostanza che portò soltanto nel 2017 a una nuova raccolta di campioni da 94 persone che avevano avuto contatti con Vassallo nelle ore precedenti alla sua morte o con il luogo del ritrovamento del corpo. Tuttavia, questo esame non ha prodotto risultati concreti.

Anche la pistola con cui fu ucciso il sindaco non è mai stata ritrovata, lasciando aperto uno dei tanti interrogativi che ancora circondano questa vicenda.

L’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, dunque, rimane ancora aperta, con nuove piste che si intrecciano a vecchi errori e sospetti. Gli inquirenti sono determinati a far luce su uno dei delitti più complessi della storia recente italiana, nella speranza di rendere finalmente giustizia a un uomo che aveva dedicato la sua vita alla difesa del territorio e della legalità.

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