Omicidio Nowak, Kai: «Sto meglio in carcere, non voglio essere assediato dai giornalisti»

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Omicidio Nowak, Kai: «Sto meglio in carcere, non voglio essere assediato dai giornalisti»

Resta dietro le sbarre del carcere di Vallo della Lucania Kai Dausel, il 62enne tedesco accusato dell’omicidio della compagna Silvia Nowak, il cui corpo è stato ritrovato semicarbonizzato lo scorso 18 ottobre a Ogliastro Marina. Il giudice per le indagini preliminari, Rossella Setta, ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare al termine dell’udienza di convalida svoltasi ieri mattina.

IL CASO

Secondo l’accusa della Procura, coordinata dal procuratore facente funzioni Antonio Cantarella, Dausel avrebbe ucciso la donna nel pomeriggio del 15 ottobre, distruggendo poi parzialmente il cadavere con il fuoco. Le indagini indicano che il delitto sarebbe avvenuto tra le 16:00, quando Silvia è stata ripresa per l’ultima volta da una telecamera, e le 17:30, orario in cui Dausel è stato visto allontanarsi su un motorino per chiedere aiuto.

Gli inquirenti ritengono che il 62enne sia l’uomo immortalato da una telecamera privata mentre esce due volte dalla villetta: la prima alle 16:07, dirigendosi verso una pineta, e la seconda alle 16:30, mentre ripercorre il tragitto a petto nudo. In questo lasso di tempo, la telecamera ha registrato due urla strazianti, tra le 16:11 e le 16:12, compatibili con un’aggressione violenta.

Un’altra prova cruciale è una traccia di sangue rinvenuta su un paletto di legno della recinzione laterale della villetta, che gli investigatori ritengono possa essere stata lasciata da Dausel mentre rientrava dopo il presunto delitto.

LA DIFESA

L’avvocato di Dausel, Felice Carbone, ha cercato di smontare il quadro accusatorio, avanzando alcune ipotesi alternative. «Kai e Silvia avevano due lupi cecoslovacchi e spesso si ferivano giocando con i cani. Inoltre, nella legnaia, dove è stata trovata la traccia ematica, c’era una motosega. Silvia era solita tagliare la legna con Kai, e ciò potrebbe spiegare una ferita accidentale», ha dichiarato il legale.

Carbone ha poi sollevato dubbi sulla precisione dei video forniti come prova. «Gli orologi delle telecamere private non erano sincronizzati, e ciò potrebbe alterare la ricostruzione temporale dei fatti», ha spiegato, annunciando l’intenzione di analizzare i file audio e video per ottenere una visione più chiara degli eventi.

IL PASSATO DI DAUSEL

Durante l’udienza, sono emersi dettagli inquietanti sul passato di Dausel. Il 62enne ha scontato dieci anni di carcere in Germania, tra il 1999 e il 2009, per un precedente omicidio, e nel 2014 è stato condannato per frode informatica.

LA RICHIESTA

Durante l’interrogatorio, Dausel ha fornito risposte parziali, evitando di chiarire il proprio passaggio ripreso dalle telecamere. Infine, in un gesto inusuale, ha chiesto di rimanere in carcere per evitare di essere «assediato dai giornalisti».

La difesa ha già annunciato un ricorso al Tribunale del Riesame, ma la posizione di Dausel rimane gravemente compromessa. La Procura continua a lavorare per chiudere il cerchio delle prove, puntando a fornire una ricostruzione dettagliata e definitiva di uno dei casi di femminicidio più sconvolgenti degli ultimi anni nel Cilento.

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