Omicidio Nowak, l’intervista al compagno arrestato torna oggi come un’eco inquietante

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Omicidio Nowak, l’intervista al compagno arrestato torna oggi come un’eco inquietante

“Non mi serve un alibi”. Questa dichiarazione di Kai Dausel, rilasciata alcune settimane fa ai microfoni della Rai, torna oggi come un’eco inquietante. Questa mattina, infatti, il 62enne tedesco è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso la compagna Silvia Nowak, trovata morta e semi-carbonizzata il 18 ottobre scorso a Ogliastro Marina.

Il caso, che ha sconvolto la comunità locale e quella tedesca, assume ora una svolta decisiva dopo quasi due mesi di indagini serrate. Dausel, unico sospettato fin dall’inizio, aveva respinto ogni accusa, ribadendo più volte la sua innocenza. Tuttavia, le sue dichiarazioni, raccolte durante un’intervista, mostrano contraddizioni e dettagli che gli inquirenti hanno ritenuto rilevanti per confermare i sospetti su di lui.

Le dichiarazioni di Kai Dausel

“Ci deve essere sempre un movente per un delitto, giusto?”, aveva esordito Dausel nella sua intervista, cercando di smontare l’ipotesi di un movente economico. “Era mia moglie quella con i soldi, io non ho niente. Non ne ricavo nulla, zero”, aveva dichiarato, rispondendo a chi ipotizzava che il patrimonio di Silvia potesse essere il motivo del delitto.

Il 62enne aveva poi minimizzato anche eventuali motivazioni di gelosia: “A me e mia moglie non interessava più la sessualità. Avevamo perso entrambi l’interesse. Ma quale gelosia? Mia moglie non aveva più alcun interesse ad avere storie con uomini”.

La descrizione di quella giornata, però, ha lasciato più domande che risposte. “Quel giorno siamo stati con degli amici fino alle 15, poi sono andato a dormire nel camper. Mi sono preoccupato solo quando ho sentito abbaiare il cane anziano e ho capito che qualcosa non andava”.

Le indagini e l’arresto

Nonostante le sue affermazioni, Dausel aveva ammesso di non avere un alibi solido. “Ero convinto che la telecamera avesse ripreso me, ma non è così. Ho capito di non aver mai avuto un alibi. Ma a me non serve un alibi”. Proprio questa frase, secondo fonti investigative, ha attirato l’attenzione degli inquirenti, che hanno proseguito nelle verifiche con perquisizioni e analisi tecniche.

Questa mattina, sulla base di nuovi elementi emersi, è scattato l’arresto. Gli investigatori non hanno ancora reso noti i dettagli delle prove che avrebbero portato all’incriminazione, ma si parla di tracce biologiche e incongruenze nei racconti di Dausel che avrebbero incastrato il 62enne.

Una comunità sotto shock

La tragica morte di Silvia Nowak, 53enne tedesca descritta da tutti come una donna solare e gentile, ha lasciato una ferita profonda nella comunità di Castellabate. La notizia dell’arresto di Dausel aggiunge ulteriore sgomento in un caso già drammatico, che ora potrebbe finalmente trovare una conclusione nelle aule di tribunale.

“È una vicenda che ci ha sconvolto. Speriamo che la verità emerga del tutto, per dare giustizia a Silvia”, ha dichiarato un residente del luogo.

Con l’arresto di Kai Dausel, si chiude un capitolo investigativo, ma se ne apre un altro nelle mani della magistratura. Resta da vedere se l’uomo sarà dichiarato colpevole del delitto che ha portato via la vita di Silvia Nowak.

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