Omicidio Vassallo: alibi sospetti, un buco da 23 minuti e quella sigaretta sulla scena del delitto
| di Luigi MartinoNella serata del 5 settembre 2010, mentre il borgo marittimo di Acciaroli era scosso dalla notizia dell’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco e paladino dell’ambiente, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, recentemente arrestato insieme ad altri tre indagati per omicidio aggravato in concorso, si trovava a cena nel ristorante “Da Claudio”. Quel locale appartiene al fratello di Vassallo, e proprio lì lavorava anche la moglie del sindaco. La scelta del ristorante, per il giudice per le indagini preliminari Annamaria Ferraiolo, poteva rappresentare per Cagnazzo un tentativo di crearsi un alibi perfetto, considerando il luogo così vicino alla famiglia della vittima.
L’alibi sospetto e i ventitré minuti d’ombra
L’ordinanza cautelare emessa dal gip Ferraiolo analizza un dettaglio che getta ombre sulla versione fornita da Cagnazzo. Attraverso l’esame delle celle telefoniche, risulta che il colonnello si sarebbe allontanato dal centro di Acciaroli, dove si trovava con amici e colleghi, per ventitré minuti cruciali, proprio in prossimità dell’orario del delitto. Nella finestra temporale tra le 21:14 e le 21:37, subito dopo l’omicidio, il colonnello non era con il gruppo che si avviava a cena. Secondo il gip, un comportamento che suggerisce il possibile coinvolgimento diretto di Cagnazzo, ipotizzando che questi potesse aver agito in concorso con altri per proteggere un traffico di droga, scoperto dal sindaco e da lui minacciato di denuncia.
Interrogato sui dettagli di quella serata, Cagnazzo ha fornito una «spiegazione incerta», senza riuscire a ricordare con precisione dove si trovasse in quei ventitré minuti. «Non posso escludere di essermi recato a salutare mia figlia o altre persone del posto» ha dichiarato. Ma l’ex moglie, interrogata, ha confermato che lei e la bambina avevano lasciato Acciaroli almeno dal giorno prima, smentendo così questa ipotesi.
Il dna e una sigaretta abbandonata sul luogo del delitto
A complicare la posizione del colonnello, un dettaglio emerso dalle analisi del Ris di Roma. Vicino al veicolo in cui fu ritrovato il corpo di Angelo Vassallo, i carabinieri identificarono un mozzicone di sigaretta Lucky Strike che portava tracce di DNA compatibili con quelle di Cagnazzo. Sessanta persone furono controllate per il confronto, ma solo il profilo genetico del colonnello risultò perfettamente sovrapponibile al campione ritrovato.
Il giudice, nella sua ordinanza, sottolinea come questo elemento potrebbe anche avere spiegazioni alternative. Tuttavia, se combinato con altri indizi, assume un peso rilevante. Alcuni testimoni, infatti, hanno riferito che Cagnazzo, dopo essere giunto sulla scena, avrebbe cercato mozziconi di sigaretta vicino al veicolo del sindaco e avrebbe addirittura sottratto sigarette dello stesso tipo a un conoscente di Vassallo, forse con l’intento di manipolare le prove o mascherare la propria presenza.
La scena del crimine: tra prove alterate e movimenti sospetti
La testimonianza di Angelo La Greca, ex assessore comunale e vicino a Vassallo, ha rivelato come la scena del crimine sarebbe stata “inquinata”. Il colonnello, infatti, venne visto raccogliere mozziconi e spostare con un rametto almeno un bossolo, solo per poi riposizionarlo. Secondo La Greca, «la scena era caotica», con curiosi del paese a ridosso della zona interdetta prima dell’arrivo degli specialisti dei rilievi scientifici. In più occasioni, il colonnello si sarebbe allontanato dalla scena per parlare con alcuni conoscenti, tra cui i fratelli Palladino, in un viavai che si concluse solo all’arrivo degli investigatori.
Con il recente arresto di Cagnazzo e degli altri tre sospettati, il caso della morte di Angelo Vassallo, che ha segnato profondamente la comunità di Acciaroli e l’intero Cilento, potrebbe vedere finalmente una svolta. Le nuove accuse e l’emergere di questi dettagli lasciano però ancora molte domande irrisolte su quella notte di settembre e sulle forze oscure che sembrano aver segnato il destino di un sindaco che difendeva la sua terra con coraggio.
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